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Le Legende di Tursi più narrate sono quella:
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Del Barone Brancalasso
La più famosa delle legende è quella che narra di ques'uomo gigantesco alto più di due metri e dotato di una forza prodigiosa. Sllevando una mano in alto metteva in fuga gli uomini che osavano offenderlo.
Si dice che il (Palazzo del Barone» sia stato costruito in una notte dai diavoli e che il nobile Brancalasso abbia loro dato in cambio la sua anima. Il palazzo fu composto di cento e più stanze che ancora oggi sono abitate.
Il barone, di queste stanze, se ne riservò una tutta personale e misteriosa che veniva aperta solo da lui. I diavoli, dopo aver costruito il palazzo, si misero sopra il tetto sulla facciata principale e pare siano quelle statue che ancora oggi esistono sul palazzo e che nè le bufere, né il tempo sono riusciti a distruggere.
Dopo la morte del barone tre fanciulle, molto povere, vollero abitare alcune stanze del palazzo. La più piccola un giorno chiese alla mamma di mangiare la carne ed ella andò a comprargliela. Mentre camminava, un cane gliela tolse e ciò per tre volte.
L'ultima volta la donna lo inseguì e vide che la bestiola posava la carne in un burrone nel quale vi era la fidanzata del barone. Per tre notti di seguito sentirono bussare alla porta del palazzo, ma non aprirono per paura. La terza notte la più piccola si fece coraggio ed aprì.
Entrò un signore, il quale le disse : "Ti dò queste cento chiavi con le quali potrai aprire tutte le stanze eccetto una, che saranno tue con tutte le ricchezze se farai quello che ti dirò". La fanciulla acconsentì. L'uomo le disse :
"Domani dovrai indossare l'abito più bello che si trova in quello armadio e dovrai passeggiare su quel balcone sotto cui passerà un cavaliere il quale ti dirà : "Ti ho uccisa e ancora sei viva?" E tu dovrai rispondere :
"Se vorrai uccidermi vieni sopra" e, appena salito e prima che egli impugni la spada, dovrai fargli bere un liquore che conterrà un veleno". Infatti così avvenne.
Costui bevve il liquore e mentre stava per ucciderla, cadde a terra morto.
Così la fanciulla, avvisata da quel signore sconosciuto, si salvò e visse contenta, ricca e felice.
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Della statua della Madonna di Anglona
Si racconta che la statua della Madonna era rimasta invenerata nella sua Cattedrale.
Un giorno alcuni uomini la trovarono su un pulpito, resto di qualche antica costruzione, sito su un rilievo della piana di Anglona.
La Vergine chiese a questi uomini di essere portata a Tursi
(ove gli abitanti di Anglona si erano rifugiati in seguito alla distruzione della loro città),
di rimanervi per sei mesi, per poi essere riportata per gli altri sei mesi dell'anno nella sua sede.
Da allora la statua della madonna passa sei mesi a Tursi e altri sei mesi ad Anglona.
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Dei tesori nascosti
Si narra che nel territorio di Anglona, e precisamente dietro il Santuario, ci sia un tesoro nascosto che potrà essere preso soltanto da chi sposerà una ragazza "non vergine" e che riuscirà a superare per tre sere di seguito, da solo, degli ostacoli.
Ogni sera l'uomo che vorrà affrontare la prova, dovrà dire : "Esci, Donna Veronica, ché ti voglio per legittima sposa" e la donna gli dirà la prova che l'uomo dovrà affrontare.
La terza sera con le stesse parole, l'uomo invocherà la donna, la quale gli risponderà : "Come devo uscire, a lingua di fuoco o con gli intestini in mano?". L'uomo dovrà rispondere : "Come vuoi!".
Si racconta di un giovane che tentò l'ardita impresa per due sere di seguito,ma la terza sera, seguito dal padre il quale voleva vedere dove il figlio andasse. La giovane non uscì, ma rispose : "Non posso uscire, perché sei venuto in compagnia".
La leggenda narra ancora che questo tesoro si trovi là nascosto, perché un illustre uomo di Anglona, dopo aver ucciso l'unica figlia "Veronica", fuggita per amore con un giovane non degno di lei, disonorando il nome della famiglia, la seppellì in quel posto con tutti i tesori che le sarebbero toccati.
Si dice ancora che un altro tesoro si trovi a San Lazzaro, sulla strada del cimitero, e per entrarne in possesso bisogna mangiare sette chili di lardo in una serata.
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