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Gli avvenimenti importanti per la città di Bari nel secolo XII: l'apogeo normanno durante il regno di Ruggero II.

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Cultura
scritta
Avvenimenti in Puglia
(e nel resto del mondo)
1101   Muore il conte Ruggero I, il conquistatore della Sicilia passato alla storia con il titolo di «gran conte».
1102   Si ha la più antica testimonianza del monastero femminile di Santa Scolastica.
1104   Sono testimoniate le chiese di San Martino e di San Procopio.
1105   Muore Elia.
Per richiesta di Boemondo, signore di Bari, il papa Pasquale II conferma ad Eustazio, il nuovo abate della basilica di San Nicola, le donazioni precedenti e la tutela apostolica.
1108   È testimoniata la chiesa di San Leone.
1111   Dopo la scomparsa di Ruggero I, muoiono anche i suoi due nipoti Ruggero Borsa e Boemondo.
Succedono nei relativi titoli tre minorenni sotto la tutela delle madri: Ruggero II in Sicilia; Guglielmo in Puglia; Boemondo II a Taranto.
1112   Risone è consacrato arcivescovo di Bari da Pasquale II.
1114 Bari si solleva contro Costanza, vedova di Boemondo e tutrice del piccolo Boemondo II.
Due sono le fazioni in lotta all'interno della città:
Gioannicio con Argiro e i discendenti di Melo da una parte,
dall'altra i seguaci dell'arcivescovo Risone e di Grimoaldo Alfaranite, un potente signore che mira al dominio della città.
1117   Risone ottiene che Costanza gli confermi il possesso della ex corte del catapano con tutte le sue pertinenze ed edifici, cioé di tutta l'area in cui è già stata costruita la basilica, insieme al plateaticum, ovvero i diritti del mercato sito nella corte della basilica.
Il documento contenente questa conferma è molto probabilmente un falso posteriore, redatto per dare solidità giuridica ad un possesso reale o a una pretesa da sostenere.
1118 Scontro cruento fra le due fazioni baresi in lotta.
Risone è ucciso da Argiro. Argiro è ucciso da Goffredo conte di Andria.
1119 Grimoaldo fa prigioniera Costanza e si fa riconoscere solo signore di Bari.
1120 Costanza è liberata per l'intervento del papa Callisto II.
1120
1131
Nei documenti notarili compare «Grimoaldo Alferanite, per grazia di Dio e di San Nicola principe dei Baresi».
Fra le tante sommosse testimoniate nei secoli XI e XII, è forse questo il solo momento in cui Bari agisce se non come Comune, almeno come signoria autonoma da ogni potere esterno, bizantino o normanno: l'egemonia di un gruppo, di una fazione, è giunta a istituzionalizzarsi e a creare nella città strutture politiche autonome.
Ed è anche l'esempio che più di ogni altro mostra, all'interno della società barese, il ruolo unificante e di garante dell'identità urbana ormai ricoperto dal santo di Myra: ecco perché l'Alfaranite nel 1123 motiva il titolo di principe «per grazia di Dio e di San Nicola».
  San Gregorio diviene de kiri Adralisto.
Santa Maria diviene de kiri Johannacio.
Sant'Angelo diviene de Bambacaria.
Sono testimoniate le chiese di San Bartolomeo, poco fuori le mura; San Clemente, presso il porto; San Pietro maggiore; ed anche l'ospizio dei pellegrini, nella corte di San Nicola.
1122   I cittadini baresi concludono un trattato di amicizia e una convenzione commerciale con il doge di Venezia, Domenico Michael.
1127   Muore il giovane Guglielmo, duca di Puglia.
1127
1130
  Ruggero II conquista con le armi Taranto, Brindisi, Otranto, e costringe il papa Onorio II, che vorrebbe evitare l'unione politica della contea di Sicilia e del ducato di Puglia nelle mani di un solo uomo, a riconoscergli il titolo di duca di Puglia.
1130   Ruggero II ottiene dall'antipapa Anacleto il riconoscimento del titolo di re di Sicilia, Calabria e Puglia.
Nasce così nel Mezzogiorno d'Italia la monarchia normanna: solo i re di Francia e d'Inghilterra sono più importanti del re Ruggero.
Aumentano di conseguenza le preoccupazioni per il papa Innocenzo II, per l'imperatore d'oriente Giovanni II Comneno, per l'imperatore d'occidente Lotario II, e per Venezia, che ha rapporti commerciali con le città costiere pugliesi.
    Il nuovo Stato, pur all'interno di una non sempre risolta contraddizione tra sforzo di unificazione giuridico-territoriale e politica di privilegi feudali, intende caratterizzarsi saldamente sul piano della centralizzazione del potere, del ridimensionamento delle tendenze autonomistiche di città e signori feudali, dell'organizzazione burocratica e gerarchica della società meridionale, e dell'efficienza amministrativa, finanziaria e militare.
1131 Ruggero II piega le rivolte di Grimoaldo a Bari (portato in Sicilia in catene), e di Tancredi conte di Conversano (che va crociato in Terrasanta).
Si conclude così l'esperienza del principato barese.
1132 Il 22 giugno un gruppo di feudatari, Alessandro e Tancredi di Conversano, Roberto di Gravina e Goffredo di Catanzaro, a nome del sovrano e giurando solennemente sui Vangeli, assume nei confronti della comunità barese una lunga serie di impegni: promette di salvaguardare i beni di San Nicola e quelli dell'episcopio, di non nominare alcun arcivescovo senza il consenso dei baresi, di non fare ostaggi, di esentare i cittadini dalla prestazione del servizio militare, e di non edificare nella città un altro castello (castellum in civitate Bari aliud non faciet).
Ma le franchigie promesse rimangono del tutto inapplicate, ed anzi...
  .. il castello regio qualche mese dopo è già in costruzione. Si tratta del nucleo più antico della struttura giunta sino ai nostri giorni, modificata attraverso i secoli.
Il castello viene edificato da Ruggero II per controllare la città ed il suo porto, e sorge perciò in posizione periferica (castrum regium semotum ab urbe). I lavori sono affidati a maestranze saracene.
La realizzazione in pietra dell'egemonia regia sulla città sembra un fatto compiuto. Ma i ceti urbani più insofferenti ad ogni forma di controllo centralistico (in primo luogo il ceto baronale) hanno ora un obiettivo più concreto e visibile da contestare. Mentre re Ruggero è a Salerno, lo raggiunge la notizia che i baresi stanno organizzando una nuova sollevazione, e che hanno ucciso alcuni dei saraceni impegnati nell'edificazione della fortezza, perché essi "avevano ucciso il figlio di un nobile barese". L'episodio ottiene l'effetto di bloccare i lavori di costruzione del castello (opus ipsum [...] jam dimissum fuerat).
1133   Il castello , descritto nelle fonti cronachistiche come fortezza munitissima, salda, robusta e inespugnabile, è sempre visto dai cittadini baresi come elemento estraneo, simbolo di un potere intenzionato a comprimere quegli spazi che la città, dotatasi di una salda identità municipale se non di istituzioni di autogoverno, aveva invece mirato a valorizzare nei decenni precedenti. Un castello "munitissimo", ma "posto contro la stessa città", una struttura antiurbana voluta "a danno della comunità barese".
Questo atteggiamento si precisa in occasione della rivolta che coinvolge numerose località pugliesi e lucane, e a cui i normanni rispondono sul piano militare in forma dura e decisa: re Ruggero rade al suolo e spopola numerose città, oppida et monumenta. A Bari, invece, dispone che vengano ripresi i lavori di costruzione del castello interrotti l'anno prima.
1135   Si ha testimonianza della chiesa di San Teodoro martire nei pressi della via publica che porta ad petram malam (fuori dalle vecchie mura, probabilmente corrispondente all'attuale strada dei Gesuiti).
1136
1137
Rivolta delle città pugliesi e dei baroni normanni, favorite dal papa Innocenzo II e dall'imperatore Lotario II, che organizza un'agguerrita spedizione militare in Italia meridionale e conquista personalmente Molfetta, Trani, Bari, Monopoli.
I baresi non hanno dubbi di schieramento, ed anzi si impegnano direttamente nelle operazioni di assedio alla fortezza regia e nel successivo eccidio della sua guarnigione, in gran parte composta da truppe saracene.
Tali trionfi si concludono, nel 1137, con una celebrazione solenne in San Nicola a Bari.
1138?   Lotario torna e muore in Germania.
Ruggero, deciso a riconquistare le città e i territori ribelli, fa prigioniero papa Innocenzo II.
Raggiunta la pace, Innocenzo riconosce la corona di Ruggero ...
... e invia a Bari Alberico, vescovo di Ostia, perché ammonisca i baresi a sottomettersi. Alberico viene respinto.
1139 Per rioccupare Bari si rendono necessari un assedio di due mesi e l'uso di macchine di legno e di circa trenta torri per l'assalto alle mura e agli edifici che vi sono addossati. Alla fine, nel settembre, prostrati dalla sete e dalla fame (al punto di giungere a mangiare carne di cavallo!) i baresi si arrendono al sovrano.
L'immediata repressione ha i caratteri di una feroce vendetta: Ruggero de civitate illa Barensi inauditam fecit ultionem. Torri, mura e palazzi urbani vengono ancora una volta abbattuti, e i capi della rivolta, con in testa quel Giaquinto che ha osato farsi chiamare "principe dei Baresi", sono messi a morte tra atroci supplizi o imprigionati e privati dei beni. Il terrore è tale che "nessun uomo e nessuna donna osa uscire pubblicamente per le piazze e per le vie".
  Ruggero stipula a Trani con il doge veneziano Pietro Polani un trattato commerciale, in virtù del quale i veneziani possono muoversi liberamente nel regno normanno. Nel 1144 sarà rinnovato un trattato simile.
1140
1154
  Gli ultimi anni del regno di Ruggero II sono anni tranquilli.
Molte città con le carte di franchigia ottengono autonomia amministrativa ed esenzioni fiscali.
I rapporti commerciali con Venezia, l'Oriente e l'Africa settentrionale — Ruggero ha temporaneamente conquistato Tripoli e Tunisi — sono floridi.
  Con la crescita economica riprendono le attività nell'edilizia religiosa.
Si moltiplicano le donazioni alla basilica di San Nicola da parte dei privati: vigne e campi recintati fuori le mura e nei paesi dell'entroterra.
La basilica è ormai diventata un polo urbano per la città che va espandendosi verso sud-est, lungo la direzione uscente dalla porta domnica dell'ex catapano bizantino.
1144   È segnalata fuori città una chiesa dedicata a Santa Agnese.
1153   La via publica si chiama Ruga Francigena: è fiancheggiata da abitazioni e passa dinanzi alla chiesa di Santa Pelagia (testimoniata nel 1137).
I Franci erano i viaggiatori, generici o pellegrini, dell'Europa occidentale che si recavano in Oriente.
Compaiono indicazioni documentate di quartieri e case, ed anche un mulino interno alle mura (1141).
1154   Muore Ruggero II e gli succede suo figlio Guglielmo I, detto il Malo.
L'accentramento del regno prosegue, limitando i feudatari e favorendo i ceti produttivi. In realtà se ne orienta sempre più lo sbocco nei quadri dell'apparato burocratico; emblematica è la carriera di Maione da Bari, un esponente del ceto medio barese, figlio di un mercante di olio che, già cancelliere con Ruggero, diventa ammiraglio degli ammiragli di Guglielmo (quasi un primo ministro), e cerca di rompere l'antica alleanza anti-normanna.
D'altro canto la presenza di ricchi e privilegiati commercianti non meridionali, genovesi e veneziani specialmente, ostacola lo sviluppo in senso mercantile della borghesia locale.
    Le città del regno normanno, così come la feudalità periferica, grande o piccola, avvertono la centralizzazione regia come gabbia ancora più rigida che in passato. Nelle campagne, ad una politica tendente a favorire una più intensa colonizzazione e nuovi centri residenziali, fanno riscontro
un lento ma deciso avvio a forme di accentramento della popolazione rurale in grossi agglomerati,
una tendenza, che diventerà macroscopica in età angioina, all'abbandono dei villaggi e al calo demografico,
e un quadro insediativo che sembra ora privilegiare il casale, ma rafforzandone il rapporto con il più vicino nucleo, urbano o rurale, dotato di fortificazioni.
Fuori del regno, la monarchia normanna ha avversari numerosi e potenti, fa Federico Barbarossa al papa, fino all'imperatore bizantino Manuele I Comneno.
1155
1156
  I baroni normanni, con in testa il potente conte di Conversano, Roberto di Loretello (a capo di una vera e propria signoria castrale), appoggiano lo spirito di rivalsa dell'imperatore d'oriente Manuele I Comneno, che, con una spedizione militare affidata al comando del cugino Michele Paleologo, riconquista tutta la costa adriatica tra Vieste e Brindisi.
L'episcopio barese si dà a Bisanzio; mentre San Nicola e i gruppi sociali ad esso legati sono con il re Guglielmo.
I bizantini riescono a entrare in Bari grazie anche all'atteggiamento antinormanno della maggior parte dei baresi. E sono proprio i cittadini che, con l'aiuto delle truppe del conte di Conversano, radono al suolo il castello normanno, anche contro la volontà dello stesso Paleologo che avrebbe voluto impadronirsi della fortezza senza combattere, attraverso un forte riscatto.
Ancora una volta la città si schiera contro il castello: risposta ovvia, quando le circostanze lo consentano, alla logica con cui il castello è stato costruito contro la città.
1156 L'ira del sovrano esplode: Guglielmo I riprende Bari, ne abbatte le mura, la rade al suolo quasi completamente, dopo aver ordinato agli abitanti di abbandonarla. Si salva la basilica di San Nicola.
Bari rimarrà disabitata per un decennio, mentre i baresi si rifugiano a Ceglie (dove nel 1157 trasferisce la sua curia il catapano Bisanzio Quatrainfossa) e nel casale di Cellamare (Cella amoris, il cui nome nella circostanza diventa Cella Amara), nell'entroterra. Numerose testimonianze di chiese non lontane dalla città distrutta sono la garanzia che negli anni successivi gli ex cittadini si stabiliscono anche a pochi chilometri di distanza dalle mura.
  È menzionata la chiesa di San Basilio, fondata e retta dal prete Conto, non lontano da Bari, presso un'altra chiesa dedicata a San Nicola.
1157   Sono menzionate la chiesa di Sant'Angelo di Alefanto giudice e la chiesa di San Pietro maggiore, dentro la città.
1161   È testimoniata (come poi nel 1168) la chiesa di San Cataldo, situata su un promontorio dotato di porto (attuale quartiere San Cataldo).
1166   Muore Guglielmo I e gli succede il figlio dodicenne Guglielmo II, sotto la tutela di sua madre Margherita di Navarra fino al 1172.
Il nuovo re (vir legalis, et Deum metuens, uomo amante della giustizia e timorato di Dio) concede il perdono ai baresi, che rientrano in città.
1167   È menzionata (come già nel 1148) la chiesa di Sant'Angelo, detta Deodata (non localizzata).
1168   È menzionata la chiesa di San Matteo, vicino alle mura di Bari, ceduta al monastero della SS. Trinità di Montesacro.
1169 Il re Guglielmo II, quindicenne, si ferma a Bari e accorda privilegi al clero ed agli abitanti, riallacciando i rapporti con le corporazioni di mercanti e marinai.
1175   Guglielmo II stringe un patto ventennale con Venezia, e sostiene l'atteggiamento protettivo dell'arcivescovado verso il clero dalmata.
La pace in Adriatico è necessaria alla sua campagna anti-bizantina: nel 1185 avviene la temporanea presa di Tessalonica (oggi Salonicco).
La flotta normanna è divenuta strumento di guerra: 50 galee vanno alla terza crociata contro il Saladino.
Bari, base di partenza della crociata, è anche base di rifornimento e manutenzione della flotta.
  Nei primi anni settanta del secolo la struttura castellare voluta da Ruggero II deve essere stata riedificata: nel marzo 1174 è infatti registrato il nome di un castellano barese, il miles Giuliano.
1177   Da un documento di tale anno si evince che l'arcivescovado conduce in questo periodo una politica di sviluppo urbano, pur possedendo proprietà fuori le mura.
L'arcivescovo Rainaldo intende ricostruire ed ampliare la cattedrale, comprando dieci case a ridosso della chiesa a sud e ad est; in cambio cede sei case presso la chiesa di San Nicola de lu porto.
La chiesa di San Leone della Giudecca, citata nel documento, si trova a breve distanza dall'abside della cattedrale.
1187   L'arcivescovo Rainaldo vuole costruire delle case per il vescovo di Cattaro, utili quando questi si trovi in visita a Bari: i rapporti con la Dalmazia sono buoni.
Nello stesso documento si cita anche la chiesa di San Marco.
1189   A 36 anni, muore Guglielmo II. Gli succede suo cugino Tancredi, conte di Lecce.
Dopo vent'anni di relativa sicurezza, l'aristocrazia longobarda e bizantina si rivolta contro il nuovo re.
1190   Esiste ancora il monastero femminile di Santa Scolastica (già testimoniato nel 1102), che riceverà poi diverse donazioni nel periodo svevo.
Si citano anche il monastero di Sant'Andrea e quello di San Simeone.
Fuori le mura è testimoniata una chiesa dedicata a San Tommaso martire, arcivescovo di Canterbury, cioé a Thomas Beckett, trucidato nel 1170 nella cattedrale da Enrico II e canonizzato nel 1173 da papa Alessandro III. La chiesa si trova presso un puteus vernus (pozzo o fossa piena d'acqua solo in primavera), è amministrata da un prete di San Nicola, ha annesso un ospizio per poveri.
Fuori le mura è la chiesa di San Giorgio de pappacilicio, costruita tra vigne e frutteti.
Nei pressi delle mura è la chiesa di Santa Maria Maddalena, con annesso un battistero e un cimitero, utilizzati da abitanti della città e del suburbio.
    Prima che il crollo della monarchia normanna e l'arrivo di Enrico VI di Svevia riaprano nella regione un periodo di turbamenti, i panorami urbano ed extraurbano appaiono poco differenziati: in città orti e giardini, tra i frutteti e le vigne del suburbio chiese ed ospizi.
Le mura cittadine non sono più, nelle condizioni di stabilità politica e di sicurezza civile assicurate da Guglielmo II, strumento di difesa, ma sostegno fisico all'edificazione di nuove costruzioni e dato di riferimento topografico non delimitante nettamente i confini esterni del centro urbano, che va allargandosi al di là di esse dando vita a nuovi quartieri ed a nuove vie di accesso alla città e di comunicazione con l'entroterra.
In questa struttura economico-sociale, in cui coesistono attività commerciali e fenomeni di ruralizzazione della città, sopravvive un ceto burocratico-notarile di matrice bizantina che non è riuscito a integrarsi del tutto, pur conservando un certo prestigio culturale ed i segni esteriori dell'antica posizione sociale e politica.
1194   Enrico VI di Svevia afferma con le armi i suoi diritti di successione al trono di Sicilia (dal 1185 è marito di una zia di Guglielmo II, Costanza d'Altavilla); conquista il Mezzogiorno e la Puglia, compresa Bari, mentre Tancredi scompare.
1197   Il 22 giugno, il vescovo di Hildesheim Corrado di Querfurt, cancelliere dell'imperatore Enrico VI, su mandato di papa Celestino III, consacra la basilica di San Nicola, alla presenza di cinque arcivescovi, ventotto vescovi, sette abati.
  La cerimonia solenne e fastosa intende rappresentare e rafforzare il tentativo di una salda alleanza politica tra il regno meridionale, la Chiesa e la Germania.
Appena tre mesi più tardi il progetto sembra vanificato: Enrico VI muore a Messina. E del resto il suo successore, Federico II, non ha ancora quattro anni quando nel 1198, dopo la morte della madre Costanza, è incoronato re di Sicilia, sotto la tutela di papa Innocenzo III.
Fine
sec.
XII
  Sono sicuramente in piedi le chiese di:
Santa Maria de kiri Johannacio,
San Bartolomeo,
San Nicola super porta vetere o dei Greci,
Santa Pelagia,
San Giorgio,
San Clemente,
Sant'Angelo de Bambacaria.
    Bari è completamente latinizzata e occidentalizzata, ma per il capoluogo e le altre città pugliesi inizia un lungo periodo di crisi economica e di sviluppo urbano dai segni contraddittori.
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21 Dicembre 2003