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Parola di origine aramaica e siriaca, che significa «padre»: Cristo si rivolge al Padre con l'appellativo Abba.
Fra i primi monaci dell'Egitto e della Siria indicava il capo spirituale, venerando per età e santità, di piccoli gruppi di anacoreti o cenobiti; nei conventi basiliani si chiamava hegoúmenos.
In Occidente, a partire dalla regola di san Benedetto (Norcia 460 circa - Montecassino dopo il 546) è il capo supremo di una comunità monastica, e ne dirige tutta la vita spirituale e materiale: secondo san Benedetto l'abate ammaestra il monaco come un padre fa col figlio, e insieme è il pater familias che regge con piena autorità i suoi sudditi, i quali gli devono riverenza, affetto e obbedienza. Riconoscono l'abate come loro superiore i canonici regolari di sant'Agostino, i Premostratensi, i Cisterciensi; talune congregazioni, come ad esempio quella dei Camaldolesi, preferiscono il titolo, più umile, di priore.
Dal VII secolo l'abate è quasi sempre un sacerdote, a differenza dei semplici monaci. Eletto a vita da questi ultimi, l'abate è consacrato dal vescovo nella cui diocesi si trova il monastero; la giurisdizione dell'abate tuttavia può esercitarsi anche su un territorio proprio, staccato da qualsiasi diocesi, e in questo caso l'abate si chiama nullius dioceseos o semplicemente nullius.
Il potere episcopale, che dava origine anche ad ingerenze illecite nella vita del monastero, diminuì man mano che si estese il privilegio dell'esenzione*. Abuso altrettanto frequente fu la nomina degli abati da parte di sovrani, principi e signori, che portò, per usare un'espressione corrente, ad una feudalizzazione della Chiesa, cioè a un suo troppo intenso coinvolgimento nelle vicende del potere locale; finché la riforma ecclesiastica* dell'XI secolo restituì ai monaci piena libertà nell'elezione.
Agli abati furono concesse col tempo le insegne episcopali, cioè il pastorale, la mitra (dal X secolo), i guanti (dall'XI secolo), l'anello benedetto (dal XII secolo), il trono e il baldacchino; vennero ammessi a prender parte ai sinodi* e ai concili, anche se il loro titolo, quanto a dignità, continuò a venire dopo quello del vescovo. Nei secoli XIV e XV il numero dei monaci era molto diminuito, come pure il prestigio dell'istituzione monastica; le abbazie furono spesso affidate in commenda* ad abati commendatari che potevano essere cardinali, vescovi, semplici sacerdoti o addirittura laici potenti, e che godevano delle entrate del monastero senza risiedervi, delegando un sostituto per esercitare le funzioni abbaziali. La prassi contribuì non poco a screditare la Chiesa agli occhi dei fedeli e a dar vita, nel XVI secolo, alla Riforma protestante.
Alessandro Barbero e Chiara Frugoni, Dizionario del Medioevo
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Ultimo aggiornamento: 27 Febbraio 2003 |