Marino BIGARONISan Damiano - Assisi
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L'ARCHITETTURA DELLA CHIESA LA CHIESA ATTUALE LA CHIESA ANTICA - I LA CHIESA ANTICA - II
IL MONASTERO DI CHIARA I LAVORI DI FRANCESCO LE IPOTESI DI RICERCA I DISEGNI DI RILIEVO |
III. NUOVE IPOTESI SULLE ANTICHE STRUTTURE DI S. DAMIANO 1. La chiesa di S. Damiano dovrebbe farsi risalire a due epoche diverse: prima sarebbe stata costruita la parte absidata (A); essa sarebbe stata poi allungata nella parte (B): in epoca anteriore al santo (Bracaloni); alcuni secoli dopo (Cristofani). Vediamo se è proprio da tenersi per scontato che il paramento più antico di S. Damiano sia da riconoscersi nella parte più bassa (A). È caduto in proposito un parziale sbucciamento da intonaci fatto lungo le pareti della chiesa, nella parte (B), che secondo il Cristofani e il Bracaloni sarebbe stata aggiunta all'altra più tardi. Nel rinnovare qualche anno fa il pavimento della chiesa e della cappella di s. Gerolamo, si è proceduto alla pulitura dall'intonaco di un buon tratto delle pareti interne della chiesa, a destra e a sinistra, verso la porta d'ingresso. Anzi sul lato destro il muro è stato sbucciato anche sull'esterno (cappella di s. Gerolamo). Questa pulitura, sebbene non si alzi molto sul pavimento, ha fornito egualmente un documento interessante. In questi tratti di muro sono apparsi filari in conci di travertino, dal taglio fine ed accurato, di sapore protoromanico. I conci sono di spessore vario ma in prevalenza di cm. 18,15, strettamente connessi. La parete destra ha una porticina chiusa di m. 1,63x0,61, formata dagli stessi conci, con soglia alta cm. 60 dall'attuale pavimento. Il travertino ha preso quel tipico colore ambra forte, prodotto dall'avanzata ossidazione dei materiali ferrosi contenuti in quel calcare. Questa struttura sul fianco destro, visibile meglio all'esterno, corre per m. 5,34 e per un'altezza di m. 2,20. Il muro più oltre è ancora vestito d'intonaco che sarebbe interessante rimuovere. Sul lato interno della chiesa la parete è nuda solo per un'altezza di m. 1,37 ed una lunghezza di m. 2,94. Più in alto la rimozione dell'intonaco è stata impedita dall'affresco della finestra del denaro. Procedendo oltre, la parete, per un tratto, è ancora coperta d'intonaco, quindi si apre la cappella del Crocifisso costruita nel 1555, praticando uno strappo sulla parete della chiesa. Oltre la cappella, al momento della messa in opera del nuovo pavimento, emersero sulla parete altri blocchi in travertino. All'altezza dell'altare e sull'incontro dei due volumi della chiesa (A e B), sul lato esterno (sacrestia) è di questi giorni la scoperta di un contrafforte in blocchi di travertino, messo come a rompere la spinta dell'arco divisore dei due volumi della chiesa. Questo contrafforte ora non emerge dal muro ma è compreso nello spessore di esso, compensato a sinistra con grossolana pietra da taglio del Subasio; a destra invece la compensazione fu fatta con conci in travertino ma non legati al contrafforte. È evidente che altri sondaggi - che non ci sono stati permessi - sarebbero necessari; il discorso allora, anche per quanto diremo più avanti, si farebbe più sicuro e probativo.Più avanti ancora, all'altezza del coro, dopo la porta che dalla chiesa immette nel sepolcreto [30], il muro riprende, sul lato esterno (l'interno non è visibile perché occupato dal coro ligneo), in travertino a conci ben tirati e si apre in un arco ampio ribassato dell'ampiezza di m. 1,70 (= p. 10), che va a scaricare sulla parete di fondo absidata, la quale però anziché formare angolo con il suddetto arco, prosegue in linea retta a formare sicuramente un vano annesso, che doveva avere il suo rispettivo forse sul lato opposto dove si intravede un arco simile, dietro gli stalli del coro.
[30]
Questa porta fu aperta molto più tardi, come induce a ritenere il taglio rozzo di essa e perché eseguita in pietra del Subasio su parete in travertino
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Il lato sinistro del muro perimetrale della chiesa, compreso anche il tratto della controfacciata, è formato, per quel tanto che si scorge, da altri filari in conci di travertino simili a quelli impiegati sul lato destro, anche questi in maggioranza dello spessore di cm. 18,15. Più avanti la parete fu strappata per inserirvi due altari [31]. Il resto del muro internamente è ancora coperto da intonaco, ma di recente, in occasione di lavori sul pavimento, verso l'altare maggiore apparvero altri blocchi in travertino, come si legge nella cronaca del convento. Sull'esterno la parete che corre lungo il lato destro del chiostro, non è formata da conci in travertino, come ci saremmo aspettati, ma da una cortina più rozza in pietra del Subasio mista a travertino. Il curioso di questo lato è che la parete qua e là poggia sulla roccia viva che emerge a tratti, anche notevoli, dal pavimento del chiostro. In alto, sotto il tetto del chiostro, la parete accenna a piegare fuori ed ha tre lunghe feritoie [32]. All'altezza dell'altare maggiore, non visibile dall'interno, ma tutta ispezionabile dall'esterno, si apre una porta di m. 1,81x0,68, formata da cigli in travertino, con estradosso rettangolare. La soglia è più bassa rispetto al piano del chiostro, ma più alta del pavimento della chiesa. La parete continua in altezza fin poco sopra il tetto del chiostro a filari di pietra del Subasio tagliata a punta, mista a travertino; taglio tipico delle strutture romaniche secondarie e di edifici più umili, frequentissimo nei secc. XI-XIII. Il paramento del muro che s'innalza fino al tetto si fa d'improvviso diverso quasi esclusivamente a filari molto irregolari in travertino dal taglio sommariamente spianato. Anche Bracaloni di esso dice che questa sezione « che pure è notevolmente antica, ha un aspetto meno arcaico, e diciamolo ancora, meno caratteristico » [33]. Da assegnarsi cioè ad un'epoca posteriore rispetto alla parte sottostante. Le due finestre che si aprono all'altezza del Dormitorio di s. Chiara, sono per ampiezza e taglio (m. 1,30x0,87) fuori di ogni modulo romanico. Questa parete nord della chiesa oggi è l'unica, dopo la facciata, visibile dall'esterno in tutta la sua ampiezza e struttura. La parete absidale, per quel tanto ch'è dato vedere, è costruita in pezzatura di travertino; ma la curva dell'abside è invece in pietra del Subasio. Da questa anche sommaria lettura emerge chiaro che la chiesa, quale la vediamo oggi, si erge almeno parzialmente su di un impianto molto più arcaico, sacro e profano che fosse, da far risalire al VII o VIII secolo. Questa parte più arcaica è particolarmente evidente nel corpo antistante (B), verso la facciata. Cade quindi l'ipotesi Cristofani-Bracaloni, secondo cui la chiesa sarebbe stata allungata sul davanti (B) in un secondo tempo. Semmai l'allungamento avvenne nella parte retrostante (A). Quale spiegazione dare a tale diversità di tecnica e di materiali? Per ora nessuna, anche per evitare inutili ripetizioni.
[31]
Gli altari un tempo delle reliquie e del b. Antonio da Stroncone.
[32]
Questo accenno di ripiegamento al di fuori lo si nota anche nella parete destra della chiesa di S. Paolo delle Abbadesse (cimitero di Bastia). Lì segna l'impianto delle capriate. Era l'indice di una costruzione attigua, o un espediente per vincere la spinta del muro?
[33]
L. BRACALONI, Storia, 8. Veramente l'autore parla della parete del refettorio-infermeria; ma il genere è molto simile.
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La chiesa, sul lato antistante e su quello di sinistra (nord), ha l'impiantito a circa m. 1,20 sotto il livello del terreno. Sul fianco destro, oggi cappella di s. Gerolamo, il pavimento fu abbassato al piano della chiesa solo nel 1838, come dice la cronaca manoscritta del convento [34], come appare anche dall'affresco di Tiberio d'Assisi nella parete di fondo della cappella (a. 1517). Il Cristofani suppose che tale dislivello fosse stato prodotto dal « lento e continuo crescere del terreno accumulato dalle alluvioni lungo il declivio sovrastante il lato settentrionale » [35]. Ipotizzò di conseguenza un rialzamento del pavimento per togliere « di mezzo quello sconcio inesplicabile del dislivello del pavimento ». Ma la supposizione gli si dimostrò subito insostenibile, osservando sull'angolo interno sinistro, subito dopo l'ingresso, « un tratto di pavimento ottenuto col tagliare il vivo della roccia a livello dei mattoni adiacenti ». Questa roccia affiorante dal pavimento dice che il livello dell'impiantito della chiesa non solo non fu rialzato, ma anzi che fu ribassato in tempo successivo all'impianto della chiesa. A conferma di questo si osservi la parete nord della chiesa (chiostro) e si vedrà che emerge per buoni tratti, sopra il piano del chiostro, la roccia vergine su cui fu impiantato il muro della chiesa, il che vuol dire che il terreno, su questo lato, era in origine anche a quota più alta. Quindi il pavimento in origine non poté essere così affossato rispetto alle quote esterne. L'ipotesi dunque dell'accumulo alluvionale non è accettabile; e resta ancora da spiegare perché il pavimento sia stato così ribassato per un intervento certamente posteriore all'edificazione prima della chiesa.
[34]
Cronaca del convento di S. Damiano, inedito cartaceo di mm. 245x175 conservato nell'arch. del convento omonimo. La Cronaca fu iniziata da fr. Diomiro di Bastia l'8 marzo 1630. Le prime notizie risalgono però al 1613. Essa fu via via aggiornata e continuata da altri, fino al 1857. In appendice si trovano documenti riguardanti il convento.
[35]
A. CRISTOFANI, Storia, 49. Data la piccola mole di questo opuscolo, d'ora in poi ci dispensiamo dal dare il riferimento preciso.
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3. Il portale della chiesa attuale è quello della chiesina primitiva? È difficile poter accettare l'ipotesi Cristofani-Bracaloni, secondo cui il portale attuale sarebbe appartenuto alla primitiva fabbrica. La vieta: a) le sue proporzioni troppo ampie (m. 2,38x1,49); b) la cornice è costruita in pietra del Subasio ed inserita su parete in conci di travertino. Perché, avendo per le mani un materiale più nobile o per lo meno più adatto e più trattabile si sarebbe sostituita la pietra del Subasio, quando di norma, nei monumenti di Assisi (S. Rufino, S. Maria Maggiore, ecc.) ci si regolò al contrario? c) Il gusto con cui fu tagliato il portale, con intradosso a tutto sesto ed estradosso ad arco falcato gotico è sicuramente ducentesco; d) nel muro è evidente lo strappo operato per inserirlo, strappo ricucito poi con pietra del Subasio su paramento in travertino; e) la porta nella sua ampiezza, all'interno, è sormontata da un arco in pietra del Subasio. Sui primi conci dell'arco sale una fascia decorativa che correva lungo la chiesa; ad essa fu sovrapposto, nell'angolo destro, un affresco intorno alla « finestra del denaro » che secondo Bracaloni fu eseguito tra il 1305 ed il 1315, prima della costruzione dell'ultima cerchia di mura della città [36]. Il che vuol dire che la fascia è anteriore a questa data, ma posteriore all'arco e quindi alla porta. Il portale dunque, per tutto questo e per il suo taglio caratteristico non può essere anteriore al sec. XIII, né posteriore al 1305-1315. Ma il gusto « romanico cosmatesco » della fascia sopra detta, simile a quella che corre lungo la parte (A) e l'abside, persuade di datarla parecchi decenni avanti a questa data.
[36]
Il disegno della fascia è piuttosto ingenuo, a rombi geometrici allungati, a colori rosso e azzurro. Queste decorazioni geometriche, anche se più complesse, si ritrovano nelle cordonature delle volte della basilica inferiore di s. Francesco. Per la datazione dell'affresco della « finestra del denaro » cfr. L. BRACALONI, Assisi medioevale, studio topografico, in AFH 7 (1914), 17 ss.
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4. Il rosone della facciata fu inserito più tardi? Si può essere d' accordo con Cristofani che la finestra rotonda della facciata sia da attribuirsi ad un intervento posteriore. Lo fa credere la sua ampiezza esagerata rispetto alla facciata primitiva, e l'impiego di mattoni che stringono tra due archi concentrici il giro in cortina di pietra del Subasio. Questo connubio mattoni-pietra a faccia vista non è riscontrabile nel romanico assisano del tempo. Le misure dei mattoni impiegati poi non corrispondono a quelle prescritte nella tabella del comune (a. 1349) murata a pié della torre civica [37]. Anche l'arco che sormonta il rosone nell'interno è in mattoni anch'essi fuori misura. Il Bracaloni conclude che « non è inverosimile che prima del rosone la facciata di S. Damiano potesse avere una di quelle finestrine arcuate e strette, colla strombatura esterna, quali le troviamo in altre chiese romaniche » [38].5. La porticina sul lato destro dell'abside segna il piano della chiesina primitiva? Riguardo alla porticina a fianco dell'abside, visibile sul retro del Coretto di s. Chiara, Bracaloni ritiene « che corrisponde proprio a quella parte interiore lasciata libera dall'abside; il quale uscio poteva giusto andare a raggiungere in basso il livello primitivo della chiesa ». Che questa porticina segni il livello dell'interno è molto probabile; ma si vedrà più avanti che quell'interno non era il presbiterio ma la cripta.6. Le due volte della chiesa sono entrambe archiacute? Non è vero quanto afferma il Cristofani, che la volta della parte (B) della chiesa sia la sola a taglio « archiacuto », mentre quella della parte (A) sarebbe a tutto sesto. Entrambe le volte, anzi anche quella dell'Oratorio, sono di sagoma « archiacuta ». Le due più piccole (Coro, Oratorio) sono meno pronunciate, a motivo forse di un obbligato contenimento dell'altezza. Tutte e tre furono girate con la stessa rozza maniera che si riscontra anche nella volta della Porziuncola ed in tante altre chiese umbre dell'epoca [39]. La sagoma archiacuta della parte (A) è evidente da qualsiasi foto dell'interno della chiesa. Questo taglio di curvatura non fu impiegato tanto per aderire a nuovi canoni estetici, quanto piuttosto per esigenze statiche: era già noto che un arco acuto spinge meno sulle pareti che un arco a tutto sesto. Non occorre quindi cercare riferimenti a monumenti cistercensi o gotici per un esemplare di arte così povera [40].Per esigenze di unità di discorso, tralascio di occuparmi delle altre due ipotesi n° 7-8, e passo ad esaminare l'« anomalia » più importante ed inquietante che stranamente non cadde sotto gli occhi né del Cristofani né del Bracaloni:
[37]
La tabella murata nel 1349 sul muro della torre civica di Assisi è del 1349 ma volle sicuramente prescrivere le misure già da tempo in uso in Assisi fatte segno a falsificazioni.
[38]
L. BRACALONI, Storia, 39.
[39]
Cfr. le chiese di S.Maria di Sitria (Scheggia), S. Croce di Fonte Avellana, S. Matteo in Campo dell'Orto (Perugia), S. Antimo di Petroro (Todi), la chiesa dei Cavalieri di Malta di Magione, dei SS. Pietro e Paolo di Fossato di Vico, ecc., tutte forse anteriori al sec. XIII; cfr; R. WAGNER-RIEGER, Die Italianische Baukunst zu begin des Gotik, Graz 1957.
[40]
Cfr. R. PARDI, Monumenti medioevali umbri, raccolta di Studi di Architettura religiosa medioevale in Umbria, Perugia 1972; W. KROENIG, Hallenkirchen in Mittelitalien, in «Kunstgeschichtliches Jahrbuch der Bibl. Hertziana», 2 (1938) 8-10; G. DE ANGELIS D'OSSAT, L'architettura sacra del medioevo in Umbria, in «L'Umbria nella Storia, nella Letteratura, nell'Arte», Bologna 1954, 249-71.
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