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Nei pressi dell’Abbazia di Sant’Anna c’era la cosiddetta "ruota" dove venivano portati e abbandonati alla sorte i bambini meglio conosciuti come figli di nessuno.
In occasione della festa, usanza antichissima cegliese vuole che si debba accendere un cero alla Santa.
Numerosissimi sono i patronati di Sant’Anna, la cui protezione è particolarmente invocata dalle partorienti e dalle donne desiderose di maternità. La onorano le madri di famiglia: ricamatrici e lavandaie si astenevano, nel giorno della sua festa, dal loro lavoro (che Sant’Anna stessa aveva, secondo la leggenda, esercitato), ritenendo che altrimenti non avrebbe avuto successo.
Sant’Anna, inoltre, era invocata per ottenere una buona morte, perché, secondo la tradizione la sua sarebbe stata addolcita dalla presenza del Bambino Gesù, che le risparmiò gli spasimi dell’agonia.
Meno chiaro il motivo per cui Sant’Anna, madre della Vergine Maria, fu scelta come protettrice di numerose categorie di lavoratori come gli orefici, i falegnami, gli ebanisti e i minatori. Anche i palafrenieri pontefici, che nel giorno della sua festa facevano una solenne processione, la elessero a loro patrona e in suo onore, nel 1505, costruirono una chiesa (Sant’Anna dei Palafrenieri) alle porte del palazzo Vaticano.
Nell’Europa settentrionale dove il culto di Sant’Anna, raggiunse, nei secoli XIV e XV, la massima diffusione, fu molto usata, l’acqua di Sant’Anna, per curare le febbri e gli ossessi. A lei era consacrato il martedì, giorno per cui, secondo la tradizione, sarebbe nata e morta. |
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