La Chiesa del Santissimo Rosario


Prima indagine per la ricostruzione storica della chiesa tra XVI e XVII secolo


Tracciare la storia dei PP. Predicatori significa anche approfondire il rapporto che essi instaurarono con la società nelle sue articolazioni, in definitiva capire quale tipo di "clientela"-per usare una espressione forse rozza ma sicuramente efficace di p. M. Miele- essi ebbero e come promossero la loro presenza nell'ambito della vita sociale e religiosa della piccola diocesi di Ruvo. Interessanti indicazioni al proposito possono venire da fonti ad oggi scarsamente utilizzate per la storia cittadina quali quelle notarili e, tra queste, dai testamenti che costituiscono, a fronte dell'apparente ripetitività delle formule, autentiche miniere di notizie spesso uniche per delineare pagine di storia altrimenti difficilmente ricostruibili.
Assai interessante ai fini della nostra ricerca è il fatto che numerosi testamenti eleggano come luogo privilegiato di sepoltura la chiesa del SS. Rosario in cambio di donazioni quali soldi, terre, stabili. Il dato va ovviamente interpretato come riconoscimento del prestigio religioso e della funzione "intercessoria" attribuita alla comunità regolare e per loro tramite alla Vergine, al patriarca S. Domenico e ai santi proposti alla venerazione dai religiosi.
Tutta la documentazione notarile ha consentito di delineare con molta approsimazione l'articolazione interna della chiesa tra Cinque e Seicento soprattutto relativamente alla presenza di un alto, sebbene ancora imprecisato, numero di cappelle di patronato legate alla principali famiglie di Ruvo e per molte delle quali insieme all'appartenenza ne ha fatto conoscere anche la dedicazione (oltre alla Madonna titolare, quelle del SS.mo Nome di Gesù, Assunta, Annunziata, Madonna delle Grazie, Madonna di Costantinopoli, della Natività santi Innocenti, S. Giuseppe, S.Anna, S. Giacinto, S. Domenico, Miracolo di Soriano).
Appare comunque assai difficile restituire allo stato delle ricerche la situazione planimetrica della chiesa di cui pur si intuisce l'ampiezza. Essa, probabilmente articolata in tre navate come suggeriscono i numerosi esempi forniti dalle chiese domenicane di fondazione cinquecentesca, si adagia lungo il lato est della fabbrica conventuale, con la facciata in continuum con il prospetto principale del convento. E' la documentazione esaminata ad aver evidenziato tale importante situazione consentendoci di collocare l'antica chiesa del SS.mo Rosario, di cui si erano perse completamente le tracce, nell'alveo della tradizione architettonica conventuale. Il rinvenimento infatti di una perizia giurata del 1730, che avremo modo di esaminare dettagliatamente nelle pagine che seguono, ha consentito di chiarire gli orizzonti cronologici e lo sviluppo delle fabbriche ma soprattutto di precisare una volta per tutte il fatto che l'attuale chiesa, che definiremo "nuova", sorse nella prima metà del Settecento impostandosi solo parzialmente sulla precedente e rimanendo attaccata al convento per la parte del coro.


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