Con l'attivazione del " Corso di Tecniche fotogrammetriche applicate all'architettura e all'urbanistica", presso l'Istituto di Architettura e Urbanistica della Facoltà d'Ingegneria, gli studenti utilizzavano il laboratorio della "Sezione stereofotogrammetrica per il rilievo dei monumenti e degli ambienti urbani", ubicata presoo lo stesso Istituto.
I primi strumenti fotogrammetrici furono un fototeodolite Wild P30 ed un restitutore universale WILD A2, con cui erano stati eseguiti i rilievi dei prospetti dei castelli di Conversano (BA), di Gioia del Colle (BA) e di Bari ed il rilievo del "prospetto" del Centro storico di Ostuni (BR), effettuato nel 1973, che rappresenta uno dei primi sintomi della presa di coscienza della inadeguatezza della semplice rappresentazione planimetrica ai fini della rappresentazione di un centro urbano.

Nel 1978, con l'arrivo di nuove apparecchiature, in particolare di una camera stereometrica Wild C120 per la ripresa e di un restitutore analogico Wild A40 per la restituzione, al problema della restituzione si aggiunse quello del divario esistente tra i tempi di ripresa e quelli di restituzione. Questa nuova situazione fu denunciata nella relazione introduttiva del primo convegno di fotogrammetria architettonica, tenutosi a Bari nel 1978. Parallelamente al convegno era stata organizzata una mostra, introdotta da una serie di fotografie con didascalie didattiche.

  Siamo nell'epoca in cui la fotogrammetria sembrava offrisse la soluzione magica per il rilievo dell'architettura. Dopo i primi due corsi Internazionali di fotogrammetria architettonica, organizzati a Zurigo (1972) e ad Heergrugg (1975), anche in Italia ebbero luogo dei corsi di aggiornamento per i docenti delle scuole medie, con il tentativo di interessare alla fotogrammetria i docenti di disegno.
  Dal 12 al 18 giugno del 1979, il laboratori ha partecipato al "Laboratorio di quartiere" organizzato da Renzo Piano ad Otranto (LE).

  La "bicamera", come veniva denominata la camera stereometrica, divenne uno strumento popolare e sottoposto a numerosi collaudi, basti qui citare il progetto trulli, la campagna di rilievo degli insediamenti Benedettini in Puglia, i rilievi da piattaforma galleggiante a Venezia e l'intervento in Basilicata, dell'Unità fotogrammetrica dei Vigili Urbani di Bari, a seguito del terremoto del 1980, che impose la scelta di un metodo ripetitivo di rilievo.
  In tutti questi anni l'attività di ricerca è sempre stata affiancata da seminari e convegni di verifica, fino al convegno del 1991, che dette una svolta decisiva alla ricerca. Nella presentazione degli atti di questo convegno, Mons. Pietro Amato afferma:
"La tutela non è per pochi. Appartiene alla dignità dell'uomo e nessuno la può delegare. E' importante che la si insegni e si diano gli strumenti. Il resto è la storia che racconterà della nostra cultura e della nostra spiritualità"
  Nel 1992 sono arrivati i primi computer in laboratorio ed il rilievo è diventato multimediale, anche grazie al programma Hypercard, che veniva offerto gratis insieme ad ogni computer Macintosh. Il passaggio alla fotogrammetria digitale è stato un fatto scontato ed ha cominciato a prendere forma il programma Stereofot, presentato ufficialmente nel convegno internazionale del 1993.
  Il convegno del 1996 ha segnato il passaggio definitivo alla fotogrammetria digitale: ormai Internet consentiva la verifica in tempo reale e gli stessi studenti cominciavano ad esporre in rete i propri lavori .