Il Portale della Cattedrale di Bitetto

Gli Stipiti interni
Sugli stipiti interni del duomo bitettese, che sottendono l'arco con una cornice-capitello, si ritrova una summa o compendio di quelle raffigurazioni fantastiche e grottesche alle quali il Medioevo assegnava un valore allegorico e morale circa la condizione terrena dell'uomo. Tutte le varie decorazioni simboliche presenti, sono avvolte da tralci, che si dipartono da due anfore, quella di sinistra sorretta da una figura inginocchiata, quella di destra da un personaggio incappucciato e di statura più piccola. Si tratta di una iterata rappresentazione dell' Albero del Male, ove tra gli attorcigliamenti dei rami brulicano le figure zoomorfe, generate dagli stessi tralci. La stessa posizione in penombra di questi stipiti, non è casuale, ma opportunamente scelta dal magister di Barletta per accentuare ancor più la drammatica condizione dell'uomo vinto dalle tenebre del maligno. Ogni suo tentativo di scampare al peccato,
fidando solo sulle sue forze, è destinato a fallire sicchè precipita a testa in giù verso il male. Infatti tutte le figure umane o animali rappresentate nello stipite alla sinistra del portale, sembrano essere generate dallo stesso albero del Male, fuoriuscendo dalle varie corolle campanulate, disseminate su di esso. Proprio questo stretto legame tra uomo e maligno viene ancor più accentuato ed esaltato nello stipite alla destra del portale, dove la posizione predominante del rettile-drago, sottolinea lo strapotere del maligno. Tutte le figure avviluppate dai suoi tentacoli, che fuoriescono dall'anfora come una vera e propria pianta, sono i modi in cui il maligno stesso attira a se l'uomo. Questi rappresentato dalle due figure umane in basso, esterne alle spire del drago, sembra voler fuggire dalle molteplici tentazioni, ma tuttavia vi rimane attaccato. Infatti le due figure rimangono aggrappate alle due code che fuoriescono dall'essere indecifrabile dalle due teste. Questo sembra essere proprio una scimmia , che nel folclore cristiano medievale era considerata indecente e vergognosa, quindi simbolo di peccato. I due rapaci uniti dall'unica testa ,e dotati di code a forma di serpente-drago, rappresentano invece tutti i pericoli corporali e spirituali in cui l'uomo potrebbe incorrere. Le sirene-uccello rappresentano le lusinghe che il diavolo rivolge all'uomo per attirarlo sulla via del male; infatti con la loro arma, il canto, catturano gli uomini. Sono rappresentate per metà come uccello,perchè nel Medioevo, la sirena, affascinante e crudele, si confonde spesso con l'inquietante arpia, avvoltoio del mondo sotterraneo. La coppia dotata di coda, alla cui estremità è rappresentato un uccello, forse una gazza o pernice, e i due sinuosi leopardi simmetricamente contrapposti, ai quali sono aggrappati le due suddette figure umane rappresentano invece la vanità e la lussuria, altri peccati dai quali l'uomo si lascia tentare facilmente.
Infine tra i rilievi traforati dei capitelli superiori compaiono draghi alati, che non sputano fuoco, ma infiorescenze a festoni.
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