Il Portale della Cattedrale di Bitetto |
La salvezza dalla "selva oscura", il ritorno alla luce vera, non può che avvenire dall'adesione alle
pagine delle Sacre Scritture. Ecco allora scolpiti nella pietra viva degli stipiti esterni, i momenti
più significativi dell'effusione dello Spirito Santo nella storia dell'uomo. Alla scomposta ed
esuberante fantasia degli stipiti interni, subentra ora un senso di compostezza ed armonia, quale la
materia sacra impone.
Ad introdurre la materia religiosa compaiono ancora serti vegetali che, per le immagini del sole e
della luna presenti nel pannello a sinistra dell'ingresso, sono da intendere come rappresentazioni
dell'"Albero del Bene o della Vita". Seguono, quindi, rinchiusi in pannelli quadrangolari,
episodi del Vangelo in rilievi a sbalzo.
Il primo, a destra della porta, riproduce la scena dell'"Annunciazione", con la Vergine che si
flette turbata sotto un baldacchino verso l'Angelo; lo Spirito Santo in forma di colomba, si libra in
alto sulla scena.
Segue l'episodio della "Natività" con Maria che, spossata dal parto, giace sdraiata sotto una
coperta a piccoli arabeschi, mentre accanto, nella mangiatoia, il Bambinello è riscaldato dai due
tradizionali animali; accovacciato per terra, sull'entrata della grotta, Giuseppe riposa mentre sul
dosso della cavità naturale i pastori ricevono la lieta novella da un Angelo.
Nel riquadro successivo sistaglia l'"Adorazione dei Magi" con Maria e il Bambinello inseriti in
una struttura architettonica ad arco ribassato, mentre ricevono gli omaggi degli illustri personaggi;
in alto due angeli si dispiegano a reggere la stella polare.
Conclude lo stipite la drammatica scena della "Strage degli innocenti", una composizione densa di
figure tra le quali giganteggia il personaggio di Erode, che seduto in trono impartisce con il braccio
disteso l'odioso ordine; alla sua sinistra soldati, donne e corpi inanimati di bambini si accavallano
nel concitato e cruento eccidio.
Le sequenze della storia sacra proseguono nello stipite di sinistra ove, partendo dall'alto compare
la scena della "Presentazione al tempio", con le figure di Simeone e della profetessa Anna
accanto ai personaggi sacri.
Proseguendo si ha la scena della "Fuga in Egitto", pannello interessante per il modo in cui
Mastro Lillo rende la profondità, tramite un continuo variare di piani, sottolineato da un vibrante
gioco chiaroscurale. Qui il paesaggio è sviluppato più di quanto non richieda il suo carattere di
semplice fondo e, pertanto, crea attorno alle figure dei personaggi sacri uno spazio riccamente
articolato. La rappresentazione iconografica coglie il momento in cui la Vergine, seduta su di un
asinello e seguita dallo sposo, si appresta ad entrare in città. Sullo sfondo si delineano le mura
della città sormontate da una merlatura, convessa ed aggettante, che termina da un lato con la facciata
d'ingresso. Quest'ultima si imposta obliqua rispetto alla cinta muraria e presenta, in basso, una porta
dai battenti semiaperti e, in alto, un'elegante bifora a sesto acuto.
Le scene successive sono quelle di "Gesù tra i dottori", del "Battesimo di Gesù" e delle
"Nozze di Cana".
Fugaci annotazioni naturalistiche calano spesso l'episodio sacro in una dimensione terrena, come ad
esempio nel caso del "Battesimo nel Giordano". Qui Cristo è immerso sino alla cintola in un'ansa del
fiume con Giovanni, alla sua destra, e quattro angeli che reggono le vesti, alla sua sinistra; in alto
da un nembo fuoriescono altri due angeli a corona dello Spirito Santo. Il paesaggio qui è molto
stilizzato, l'assenza di ogni elemento vegetale, secondo il linguaggio allegorico del tempo, allude
al deserto, mentre le acque del fiume scorrono "tumultuose" come un elemento primigenio in quanto
Cristo ha santificato la natura delle acque. Pur nel rispetto di questi canoni iconografici, Mastro
Lillo ha inserito in primo piano sulla sponda opposta a quella dei personaggi sacri, tre piccoli
granchi: una debolezza sentimentale o un omaggio a Barletta, la sua città natale, e al suo pescoso mare.
In queste scene sacre, sembra più accurata l'esecuzione dei particolari, come si può vedere per esempio
dal mensolone con ornamenti musivi delle "Nozze di Cana" o dal trono riccamente intagliato che accoglie
"Gesù tra i dottori". Ma ciò che caratterizza, più di ogni altro aspetto, queste scene è una
maggiore preoccupazione della resa spaziale. Le figure non si sovrappongono più l'una all'altra nel
rozzo tentativo di rendere la profondità, ma acquistano con maggiore naturalezza una dimensione
spaziale che prima non avevano. Infatti ciò si può notare dalla fila di anfore nelle "Nozze di Cana"
o dal coro angelico del "Battesimo".
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