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Dominazioni:
PERIODO PRE-ROMANO
La città di Bitonto è antichissima e ne sono conferma le alte mura, il vallone, le torri,
i torrioni, le quattro porte che anticamente consentivano l'accesso all'abitato, il castello
e soprattutto le abitazioni della città vecchia e le costruzioni del rione Cicciovizzo.
Lo studio dell'architettura antica, è uno strumento d'indagine che, per quanto valido,
non è tuttavia sufficiente a determinare la fondazione della prima Bitonto, poiché la
città, al pari di tutto il territorio pugliese, venne a più riprese, saccheggiata e distrutta
dalle tema soldatesche d'invasori.
I vari scrittori sono discordi sull'etimologia del nome della città il Mazzocchi, sostiene
che la parola derivi dall'ebraico "Bason ", mutato poi in "Baton ", quindi in "Beten
da cui sarebbe scaturito il nome "Butuntum ",oggi "Bitonto ".
Sempre lo stesso autore asserisce che la città sia stata edificata dai Cananei su di una prominenza non
lontana dal mare; tale teoria è supportata dall'adozione del termine "Beten ",
il cui significato è "ventre".
Il Padula fa risalire "Bitonto " al nome ebraico "Beth-hanot" che significa l'Eco;
il Gorcia, invece, sostiene che la città sia stata edificata dai Greci e che il nome derivi da
"Botos ", per la presenza di rigogliosi pascoli in tempi antichi; la parola si sarebbe
poi trasformata in "BUTOUS" e finalmente studiosi, fanno derivare Bitonto dal Latino,
"Botuntum ", "Bitontum "o "Butuntum ";
c'è poi chi sostiene che Bitonto derivi da "Bitontone ", una pianta di fico del nostro territorio.
Nel Museo Civico di Bitonto è custodita un'antica moneta sulla quale sono raffigurati: il simbolo della spiga da un lato, che
indica la fertilità del suolo, la dea Minerva dall'altro.
Altra testimonianza delle antiche origini di Bitonto, sono i numerosi vasi fittili ed i
sepolcri rinvenuti nel territorio bitontino, molto súnili a quelli della vicina Ruvo.
I vasi sono stati oggetto di meticolosi studi che hanno dato la possibilità di verificare la provenienza dalle fabbriche di Ruvo.
La possibilità di uscire dalle incertezze dei tempi mitologici, ci viene offerta soprattutto dalle monete antiche, oggi gelosamente
custodite, e documento importante di una ben precisa fase storica della città, quella che vide l'immigrazione greca.
Da non trascurare, sono le notevoli affinità che corrono tra il dialetto bitontino e molte
parole greche; sono greci infatti, i dittonghi come anche l'inflessione della voce.
Bitonto, ebbe in comune con i Greci, divinità, simboli e linguaggio, può dunque essere
considerata tra le città più illustri della "Magna Grecia ", dove con tale espressione, i Greci
abbracciarono tutto il territorio dell'Italia Meridionale da essi civilizzato,
dando inizio ad un fiorente periodo di splendori.
I Romani che stavano allora consolidando il proprio potere politico, vennero allertati dalla venuta di Pirro nell'Italia meridionale;
nel golfo di Taranto furono inviate 10 navi da guerra per intimorire la città, ma i Tarantini chiesero aiuto a Pirro,
che a capo di un buon esercito e di una numerosa scorta di elefanti, sconfisse ad Eraclea i Romani,
atterriti di fronte allo spettacolo di quelle bestie sconosciute.
Incerto fu l'esito di una seconda battaglia presso Ascoli di Capitanata, anche se Pirro
era ormai considerato il vendicatore della libertà e dei diritti di tutte le popolazioni
meridionali d'Italia.
Nell'attesa della rivincita contro Roma, a Bitonto e a Ruvo furono costruite delle
rocche da cui affrontare l'esercito nemico romano, che avrebbe attaccato Taranto non
più dal mare, essendo per tale via la città ben difesa, ma per via terra, dalle zone della
Murgia, risalendo l'alveo del territorio bitontino.
Il ricordo della rocca, è conservato nel nome della prima chiesa di ordinamento cattolico
di Bitonto; San Pietro "de castro", dal latino "castrum " che significa fortificazione.
L'area su cui fu edificata, copriva una superfície di 230 x 90 mq., pari a 20700 mq.
ossia due ettari e sette are e comprendeva il casale e la rocca. Plinio, nel terzo libro della
Storia naturale, considera Bitonto «oppidum» nella provincia di Calabria e Tacito,
negli Annali, accenna al «Varinum territorium» anche in provincia di Calabria e lo
ritiene municipio romano.
La Bitonto peuceta e preromana fu uno dei più importanti centri apuli al pari di Ruvo,
Canosa, Ceglie, come lo attestano le fonti letterarie, le monete urbiche e la qualità dei
materiale archeologico.
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