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LA VIA APPIA
Merita un cenno particolare la via Appia, la più antica via romana e la più importante
strada dell'Italia meridionale con il percorso da Roma a Brindisi, considerata già
nell'antichità come la "Regina Viarium ";
di essa si conservano ancora oggi le tracce e ne abbiamo testimonianza nella tavola di Corrado Peutingero.
Roma, desiderosa di ampliare il suo dominio, non trascurò il problema della viabilità,
facilitando le comunicazioni con le città assoggettate e lo spostamento delle milizie.
Dal centro dell'Urbs si irradiava un grandioso sistema viario che consentiva il
collegamento della capitale con le altre città della penisola.
E' necessario tener presente che Capua era considerata la base di tutte le
operazioni dei Romani nell'Italia meridionale; la via Appia partiva da Capua come
mostra la "Tavola Peutigeriana ", strumento di studio della viabilità romana.
Essa fu redatta sotto l'imperatore Teodosio, al fine di una migliore organizzazione delle
strategie militari.
Il nome della via Appia, deriva dall'illustre sabino Appio Claudio Cieco,
patrizio romano, a cui fu dedicata anche la porta di Roma, denominata poi Capena,
dalla quale tale strada iniziava il suo percorso.
La costruzione della via fu intrapresa quando Appio era censore e non ancora cieco,
ma la guerra di Taranto portò all'interruzione dei lavori, nei pressi di Benevento.
Dopo la vittoria, riportata da Milone su Taranto, i lavori vennero ripresi da Traiano e la strada
raggiunse Brindisi nel 124 a.C. passando per Canosa,Ruvo, Bitonto, Bari e Ceglie.
L'antica via romana attraversava Bitonto da ovest ad est; i Romani per consentire
l'attraversamento dell'abitato, costruirono la porta Robustina, di cui non si conservano i resti;
una lapide, murata sul fianco ovest della casa ex Stellacci, ricorda la sua ubicazione.
Superata questa, la via Appia proseguiva verso le Vergini e forse fino alla rocca nei
pressi del tempio di Minerva.
La strada era certamente, più larga e rettilinea di quella attuale; quasi sicuramente, è al
Medioevo che si deve attribuire la paternità dell'infelice deviazione che adesso vediamo
spingersi, con brusche pendenze ai lati del palazzo Vulpano, fíno all'attuale porta del Carmine.
Il nome originario di quest'ultima era porta "Maja "; costruita dai Romani a breve
distanza dalla rocca, più in alto rispetto all'attuale posizione, venne chiamata "Maja
in onore della divinità "Bona Dea ", protettrice delle mogli.
Successivamente questo nome fu mutato in porta del Carmine, quando la costruzione venne
trasferita nelle vicinanze del Convento dei Carmelitani, divenuto poi "Orfanotrofio Provinciale
femminile Maria Cristina di Savoia ".
La via Appia poi proseguiva, senza toccare Modugno, verso Bari, attraverso il prolungamento
dell'attuale via Traetta.
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Lapide Porta Robustina
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