Con gli Aragonesi
Bitonto è smembrata in feudi nel 1318: nel 1551, con l’aiuto del vescovo
Cornelio Musso, Padre del Concilio di Trento, si rende libera versando due
anni dopo al Gran Capitano F. Consalvo di Cordova 66.000 ducati. La nuova
borghesia d’origine spagnola attua investimenti fondiari per inserirsi nel
novero dei nobili e goderne dei privilegi. Clero e nobiltà esprimeranno,
quindi, visivamente la loro preminenza supportando una classe di
artigiani, pittori, scalpellini, architetti che lasceranno l’impronta
della loro maestria. Nel 1647 il popolo si rivoltò contro l’ulteriore
inasprimento della “tassa di famiglia” e contro la nobiltà prendendo il
possesso della Città, subito rientrato per l’intervento delle milizie del
Conte di Conversano. La dominazione spagnola dura fino agli inizi del
‘700, quando prendono il potere gli Austriaci, poi cacciati dal
Mezzogiorno proprio dopo la battaglia di Bitonto del 26 maggio 1734.
Questa vittoria di Carlo di Borbone apre un nuovo corso per la storia
dell’Italia meridionale ed è, quasi, un primo passo verso l’unità della
Penisola., per la quale i Bitontini partecipano a tutti i moti
rivoluzionari dal 1821 al 1848. Le migliorate condizioni economico-sociali
determinano un forte incremento demografico (ca. 16.000 abitanti nel 1810,
oltre 24.500 nel 1860). Nella seconda metà dell’ ‘800 vengono fondati il
Teatro Umberto; il Convitto dei Lateranensi (poi Liceo Classico);
l’Istituto Maria Cristina di Savoia, brefotrofio per bambine povere e
orfane; la Scuola di Disegno, ad opera del pittore Francesco
Spinelli. Da allora Bitonto (56.379 abitanti nel 1996, ca. 300
abit./kmq) è impegnata in una crescita civile ed economica, consapevole
della sua storia e capace ancora di offrire nel tempo l’immagine di una
Città rivolta al futuro.
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Cartina e stradario
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