Storia
Bitetto, oggi, è una piccola cittadina di circa 10.000
abitanti, che sorge alle pendici della Murgia sulla parte
est di questa, ad un'altezza di circa 140 metri sul livello
del mare. Comunque, diventa un centro di raccordo viario di
una certa importanza, poiché nel suo territorio si
vanno ad intersecare la strada provinciale che porta a Taranto,
con la strada statale che conduce da Bari a Matera. Le origini
storiche di questo piccolo centro vanno ricercate nelle fessure
dei secoli, poiché nel territorio pare siano stati
rinvenuti resti di corredi funerari risalenti, addirittura,
al VI secondo a.C. Anche se già nell'XI secolo, Bitetto
era già sede vescovile. Questo insediamento, come tutti
i centri dell'Italia meridionale, nel corso della storia,
ha dovuto sottostare agli abusi ed ai soprusi degli orientali,
per lo più Saraceni, che con le loro scorribande spesso
hanno, anche, imbastardito le popolazioni locali. Ben due
volte, Bitetto fu colpita dalle scorrerie Saracene e di qui
la tesi di coloro (Iacovielli) che attribuiscono a tali episodi
l'origine del nome Bitetto: appunto da "Bi-Tetto"
, cioè città che ha avuto due tetti. In realtà
questi risulta poco attendibile, poiché per ricostruire
due volte il tetto della città, doveva, comunque, esistere
quello originario, che doveva avere un suo nome, e se cosi
fosse perché gli abitanti del loco dovevano necessariamente
cambiare il nome alla loro città ? Ma, ammettiamo che
per un qualsiasi motivo a noi sconosciuto si avvertì
il bisogno di cambiare il nome all'insediamento, questo si
sarebbe dovuta chiamare "Tri-Tetto". Dunque, questa
teoria potrebbe risultare priva di fondamento. Un'altra origine
del nome potrebbe venire da "Vitectum" ( Colella
) ossia siccome nello stemma del paese è rappresentato
il simbolo della "vite" allora il nome dialettale
"Vtett" da cui si è avuta la trasformazione
fonetica in Bitetto.
Il paesaggio agrario circostante Bitetto è caratterizzato
dalla più mediterranea delle piante: l'olivo che rappresenta
per Bitetto "tradizione secolare". Una deposizione
di alcuni anziani contadini ci informa che mancando terre
adatte alla semina in prossimità della città
"..il luogo dove è ubicata Altamura era abbandonato
ed... era arato e seminato dagli uomini di Bitetto...".
Prima di analizzare storicamente il territorio di Bitetto
in particolare il suo circondario con le sue contrade ed i
relativi "toponimi" un'osservazione va fatta sul
tessuto urbano del paese. Quest'ultimo si può paragonare
(tramite la teoria di Weber o del Cristaller) ad un poligono
in cui tracciando le linee dai vertici e passanti per il centro
si identifica il sistema viario principale (a forma di stella)
che collegavano Bitetto ai comuni del circondario. Si trattava
quasi sempre di strade in terra battuta strette, poco più
che fratturi che permettevano il passaggio a uomini e carri
trainati da cavalli e muli. Il loro pessimo stato dimostrava
la mancanza assoluta di manutenzione. Frequenti erano le cunette
e gli avvallamenti che, in occasione di piogge violenti, formavano
vere e proprie paludi. D'estate diventavano oltremodo polverose
e quanto mai disagevoli. Il loro percorso risultava notevolmente
allungato dall'abuso e dallo strapotere dei baroni i quali
impedirono che le loro terre fossero attraversate o divise.
Sempre erano insicure a causa dei briganti che infestavano
le nostre regioni che si rifugiavano nelle "grotte di
Sellitti " presenti nel territorio tra la contrada Albero
dell'ACQUA e S. Francesco (che nel XIII sec. era chiamata
contrada Gallicella). Il toponimo della prima contrada deriva
dalla presenza di acqua e dalla diramazione di essa a forma
di Albero; la seconda dalla presenza di un convento di francescani
che prende il nome di Beato Giacomo dal nome del "Santo"
che ci viveva. Spesso i francescani utilizzavano le grotte
di "Sellitti" come eremi in cui si recavano a pregare.
Oltre al Beato Giacomo un altro insediamento presente in questa
contrada è il Casale del Boschetto toponimo che deriva
dalla presenza di un boschetto. Spesso le vie davano il nome
alle contrade che si alternavano per tutto il tenimento. Vi
si trovavano disseminate all'intorno della città, torrette
o residenze di campagna più o meno maestose, palmenti
e frantoi. Dal tessuto urbano di oggi si distingue la città
antica che ha una forma circolare e si riesce anche a delineare
la "antica muraglia" che racchiudeva la città
e permetteva l'accesso mediante "Porte". Da Porta
Piscina si dipartivano le vie che conducevano a Bitritto.
a Modugno e a Bari. All'intorno si estendevano le seguenti
contrade:
- TrePizzi toponimo che deriva dalla forma della zona che
ha tre vertici che uniti configurano
un triangolo;
-Mastro Quaranta che prende in nome dall'artigiano o massaro
proprietario;
- S.Marco che prende il nome della presenza di una Chiesa
dedicata a S.Marco in cui si individuavano due insediamenti
con toponimi che derivano da luoghi sacri: S.Michele che nel
Medioevo era un casale con il nome derivante dalla presenza
di una Chiesa; S.Marco Vecchio era una Chiesa diruta della
quale rimanevano in piedi briciole di muri, quest'ultima da
appunto il nome alla contrada che si estende per gran parte
anche nel territorio di Bitritto;
- Macchia di Conza proprietà ecclesiastica con toponimo
che deriva dal seminario sacerdotale
di Conza "
Importante è capire perché il territorio bitettese
era esteso più verso Bitritto che gli altri paesi del
circondario. Un motivo importante è il fatto che uscendo
da Porta Piscina, questa si collegava direttamente con la
Via Traiana, l'antica strada Mediterranea che, tagliando attraverso
le terre, collegava le zone più interne con quelle
costiere e quindi permettevano ai proprietari di vendere il
loro prodotto con più accessibilità (data la
vicinanza) e con più sicurezza (dato che minore era
il rischio di incontrare briganti). Importante è sottolineare
che Bitetto insieme a Bitonto era sede vescovile, per questo
vi è anche una maggiore estensione del territorio verso
Palo-Bitonto. Quindi il potere ecclesiastico ha rappresentato
un ruolo fondamentale per l'economia del paese così
come la presenza di ordini monastico-cavallereschi. Infatti
le vie che conducevano a Palo e a Bitonto, che avevano inizio
da Porta Maddalena, si allargano a contrade agricole di proprietà
ecclesiastica tra cui Bavotta e Chiusura. Il toponimo della
contrada "Bavotta" deriva da Bautte nome alto medioevale
dalla radice fonica Bat-Bet: insediamento; il toponimo di
contrada "Chiusura" deriva da vere e proprie "chiusure"
o recinzioni dei vari lotti caratterizzanti la contrada che
segnavano il passaggio da un prevalente uso pastorale della
terra ad un uso agricolo e, insieme, erano simbolo della sua
privatizzazione. Suddetti territori erano molto fertili per
il passaggio periodico delle "mene" (corsi d'acqua
a carattere torrentizio che, in primavera e autunno, scendevano
dalla Murgia) ed il "lago Bavotta". In prossimità
della contrada "Bavotta", esisteva l'insediamento
dell'Abbazia che presentava una torre con annessi tra palmenti
e un frantoio che si estendevano tra vigneti, mandorleti e
oliveti. Vi erano anche altri insediamenti: Mater Domini da
Madre di Dio, che era una vecchia Chiesa meta di pellegrinaggio
di molti bitettesi; Casale dell'Arcidiacono dal proprietario
che era un "Monsignore".
Nella contrada "Chiusura" tramite i toponimi si
evidenzia sempre un maggiore frazionamento del territorio
ecclesiastico che dopo la crisi del '600 e la venuta di Napoleone
vende i propri beni ai privati, e troviamo: Palmento Maiulli,
Torre Sivilli, Casale Abruzzese e Casale Mastrolonardo i cui
toponimi derivano dai rispettivi proprietari. Gli ultimi due
insediamenti sono a confine con la contrada Baldina nome di
origine longobarda: "Baldo". Verso direzioni diverse
immetteva la Porta Comunale: Sannicandro, Grumo e Binetto.
Anche qui la presenza di contrade era numerosa:
- Monte Povero che prende il nome dalla zona rocciosa e avida
in cui vi sono gli insediamenti di: Torre di Lama di Ponte
cui toponimo deriva dalla presenza di una lama ed il ponte
che la faceva attraversare; Casale Silecchia dall'omonimo
proprietario e l'Annunziata che era una piccola Chiesa;
- Conche che prende il nome dalla presenza di cunette e avvallamenti
causa di frequenti allagamenti in caso di forte piogge;
-Cutino nome di origine longobarda;
- Arcamone il cui toponimo deriva dal proprietario il Vescovo
Arcamone (quindi proprietà ecclesiastica). Presenti
in questa contrada vi sono degli insediamenti tra cui: Casale
del Comandante e Torre del Marchese i cui toponimi derivano
dai rispettivi proprietari laici e latifondisti; Casale Poggiovivo
il cui toponimo deriva dalla presenza di un sorgente di "acqua
viva" o pura a cui molto spesso si andava ad attingere
per gli ammalati. A confine con il territorio di Sannicandro
vi era la contrada Misetta con toponimo che deriva dal nome
del proprietario. Altre due contrade nella direzione tra Sannicandro
e Bitritto sono:
- Scalella dal nome del proprietario in cui sono presenti
due insediamenti: Casale Proscia e Casale Mazzari che prendono
il nome dai proprietari.
- S. Spirito proprietà ecclesiastica, da cui il toponimo,
appartenente ad una confraternita dello Spirito Santo e forse
in origine ad un ordine monastico-cavalleresco. Questa contrada
comprende il Casale Guadagno con toponimo derivante dal proprietario
prete Don Guadagno e il Casale Abruzzese-Palmiotta da nobili
proprietari.
L'analisi storica ha evidenziato come in passato Bitetto ha
fondato la sua economia sull'agricoltura. Dallo studio dei
toponimi si è rilevato il grande potere ecclesiastico
che vigeva a Bitetto nel Medioevo, infatti, analizzando il
territorio si può osservare che la proprietà
era presente ai tre vertici di un territorio confondibile
molto approssimativamente con un triangolo: apre e chiude
il nostro territorio.
Analizzando la carta storica del 1912 si mette in evidenza
il minore numero di contrade e di insediamenti rispetto alla
precedente analisi effettuata sulla base della carta storica
di 1949 . Dalle
informazioni e testimonianze raccolte, intervistando gli anziani,
è emerso, nel tempo, un frazionamento della proprietà
ecclesiastica a favore di privati, in gran parte latifondisti
o massari che rappresentavano la "nuova borghesia",
cui erano assoggettati un gran numero di braccianti e contadini.
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