Edilizia specialistica
Bitetto come d'altronde tutte le città medievali
fu il derivato di una formazione sociale dove il signore o
l'ecclesiasta, dato che fu anche sede vescovile, concedeva
particolari diritti e privilegi e i cittadini, al riparo di
mura fortificate o di cattedrali vivevano del commercio, artigianato
e soprattutto agricoltura prestando servizi al signore e godendo
tra l'altro di libertà, garanzie urbane e giurisprudenza
propria. La città costituiva dunque un centro di attrazione
per feudatari di vasti territori che vi trovavano possibilità
di attività politiche confacenti alle loro ambizioni
e per la gente di campagna che dall'altra parte trovava la
possibilità di lavori più redditizi e soprattutto
protezione.
Bitetto già nel quarto secolo occupava un ruolo di
tutto rispetto fra i diversi centri apuli e nel periodo angioino
vantava l'imponibile più alto di terra di Bari. Di
fondamentale importanza appare dunque l'ubicazione delle residenze
gentilizie, come quelle del barone e dei cavalieri di malta.
Percorrendo l'antica strada Bari-Matera (oggi via Bari, esterna
al centro storico) ci si trova dinanzi all'antica porta della
città: PORTA
PISCINA o Baresana unica sopravvissuta a testimonianza
dell'antico sistema di accessi alla città fortificata.
A ridosso della Porta si erge il PALAZZO
BARONALE (indicava il nuovo potere politico in contrapposizione
alla centralità del Duomo sede del potere religioso),
complesso architettonico di notevole pregio che ingloba in
sé strutture relative a tre epoche differenti.
Il nucleo originale , quello medioevale si incuneava nelle
mura, nelle vie Barberio e arco Addolorata poi annesso al
palazzo del principe Flaminio De Angelis, signore di Bitetto
nel ' 500.
In seguito a problemi finanziari della famiglia De Angelis,
il feudo di Bitetto fu messo all'asta e acquistato da don
Francesco Noya che fece erigere l'attuale palazzo, probabilmente
il più bello e il più importante del circondariato.
La dinastia dei Noya si estinse e l'erede universale Vincenzo
De Ruggero col tempo, in seguito alla passività della
gestione della proprietà fu costretto ad abbandonare
nel 1930 il palazzo che alla fine della seconda guerra mondiale
fu requisito dalle forze alleate e poi soggetto a degrado.
Agli inizi degli anni '70 il palazzo, ormai bene immobile
del comune, è stato acquistato e "recuperato"dall'architetto
Raffaele De Pinto che ne ha fatto la sua dimora. Come accennato,
il palazzo baronale sorse inglobando una struttura realizzata
attorno al 1200. Le connotazioni medioevali sono infatti evidenti
negli archi a sesto acuto, nelle monofore, bifore e tessiture
murarie. A tale impianto si aggiunse quello settecentesco
più ampio fuori le mura che a sua volta ha assorbito
anche la masseria del '500, proprietà del principe
De Angelis. I due settori furono messi in comunicazione tramite
una serie di strutture a piano terra e a primo piano quali
finestre, asole, archi.
Il muro di cinta scandito da colonne innalzate su alti basamenti
che inquadrano il cortile centrale di ingresso, è realizzato
in bugnato a punta di diamante.
Il portale introduce all'ampio cortile su cui si erge la facciata
barocca del palazzo, realizzata in pietra locale scandita
secondo tré registri ( primo piano: bugnato a bauletto,
secondo piano: paramento a conti squadrati, terzo piano: paramento
schiacciata liscio con stucchi a evidenziare volute, finestre,
lesene e cornicioni) e che ricorda nei capitelli, nelle volte,
e nell'impianto un'architettura di scuola Vanvitelliana. Lateralmente
all'atrio di accesso si aprono due porticati dei quali quello
a sinistra conduce ai locali per la rimessa delle carrozze
e quello a destra alle scuderie e mangiatoie.
L'accesso al piano nobile è consentito tramite una
scalinata a ventaglio, monumentale, a doppia rampa, con volta
a vela con al centro lo stemma dei De Ruggero.
Dal pianerottolo al primo piano si accede ad una loggia balconata
atre arcate con ringhiera forgiata amano. Gli appartamenti
del piano nobile sono due: quello per gli ospiti .che comprende
una decina di stanze, e quello monumentale che occupa una
superfìcie di circa 1800 mq.
Nell'appartamento monumentale circa 100 mq. sono occupati
dal salone da ballo con le sue tré grandi finestre
e cinque porte a doppio battente che danno sul cortile. Al
primo piano un grande portale barocco introduce ad una cappella
a pianta centrale con due piccole sacrestie laterali. L'altare
è barocco e il pavimento in marmo bianco. Una sala
di passaggio porta al terrazzino con pilastrini e ringhiera
settecentesca e tramite una scaletta al giardino pensile.
Una grande balaustra consentiva una ampia veduta sui campi
sterminati e sui possedimenti del Barone mentre dal lato opposto
lo sguardo spaziava sul vecchio borgo e sulla cupola policroma
della Cattedrale. Di particolare importanza sono le cantine,
parte del palazzo si insinuava nelle mura e nell'antico palazzo
del principe DeAngelis fino a via Barberio, dove si apriva
il portale della taverna del barone, oggi murato. Un tempo
tale cantina costituiva un cistemale per la raccolta delle
acque amministrata dal barone. Nel settecento il cistemale
fu diviso in due zone: quella che corre sotto il cortile e
quella che fungeva da corridoio di accesso alla taverna.
Procedendo lungo via Leonese che assieme a via Barberio, via
Vescovado e via Annunziata racchiude il borgo ritroviamo l'
edifìcio medioevale denominato "CASA
DEI CAVALIERI DI MALTA". Alcuni autori affermano
che tale palazzo diede rifugio ad antichi cavalieri ai tempi
delle crociate. Comunque circa l'origine e la denominazione
di tale edificio diverse sono le ipotesi dato che ne l'archivio
di stato di Napoli nè quello di Bari nè la segreteria
della commenda di Malta con sede a Roma hanno fornito dati
e informazioni positive a riguardo.
La misteriosa casa a torre si sviluppa su tre livelli, intorno
ad una corte interna con due lati disposti ad angolo retto
prospicienti la strada. Come paramenti murari troviamo filari
irregolari di pietra sbozzata superficialmente mentre gli
stipiti dell'ingresso, delle finestre e i conci d'angolo sono
perfettamente squadrati. L'edifìcio presenta finestre
con architravi in pietra decorati con comici a motivi geometrici
e due bifore all'ultimo piano delle quali una è costituita
da due archetti sormontati da archivolto ad ogiva. Anche tale
edifìcio col tempo ha subito trasformazioni, aggiunte
e diverse destinazioni. L'emblema posto sulla porta principale
del prospetto est presenta due iniziali sullo scudo O.N. senza
dubbio corrispondenti a Ottavio de Nicolò che visse
a Bitetto nella prima metà del seicento. Sotto lo stemma
l'epigrafe "intrent securi qui querunt vivere pure 1610"
attesta la presenza di religiosi del seminario di Conza che
vi rimasero fino al 1648. All'interno vi è un ampio
atrio in cui balconi e finestre hanno gli stessi paramenti
delle facciate esterne. Il cortile era adibito ad uso domestico
con stalle e ripostigli per arnesi agricoli.
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