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Edilizia di base
L'intero agglomerato urbano è costituito da case rinserrate le une alle altre, fuse con numerose chiesette allineate lungo stradine strette e sinuose tipiche della città medioevale. Possiamo, nonostante le diverse trasformazioni apportate, distinguere due essenziali tipologie edilizie: le case a schiera e le case a corte. Ciascuna tipologia ovviamente riflette una differenziazione sociale: nobili, borghesi e popolo minuto. Le abitazioni popolari spesso plurifamiliari erano strette e alte non più di due o tre piani e costituite da una serie di sottani, vani a piano terra che, in seguito al livellamento stradale spesso venivano a trovarsi seminterrate . Talvolta per sfruttare al meglio lo spazio e anche per consolidare i muri si realizzavano archi, sottopassi che univano lo stretto passaggio e consentivano di ricavare, al di sopra di essi, ulteriori stanze sovrapposte al livello della strada. Ne sono esempi l'arco in VIA LEONESE , quello in VIA VESCOVADO del quale è da sottolineare l'originalità e l'eleganza del balcone d'angolo con la sua struttura voltata a ventaglio e il sistema di archi e sottopassi voltati di VIA SANT'ANTONIO . I numerosi esempi di case a schiera ottenuti "dalla lottizzazione sistematica di interi isolati" possono a loro volta essere classificati in due categorie. La prima prevede due o tre ambienti al primo piano che si affacciano sulle strade adiacenti all'isolato. La seconda, invece, sviluppa i suoi ambienti su più livelli sovrapposti, raggiunti tramite scale in legno o pietra. Le classi più benestanti risiedevano in case più spaziose articolate attorno ad una corte, spazio scoperto che consentiva il privilegio di una vita privata anche all'aperto lontano dalla promiscuità del popolo. La corte era infatti separata dai vicoli e stradine da un sottile muro che fungeva da diaframma, volto ad attenuare i rumori del borgo e sul quale si apriva un portale ad arco con lo stemma di famiglia, simbolo di una posizione sociale ed economica elevata. Nell'edifìcio principale, articolato su più livelli, i vani a piano terra erano generalmente adibiti a depositi e stalle, mentre quelli al piano superiore ad abitazione e collegati alla corte tramite scalinate in pietra, spesso imponenti. Troviamo una maggiore concentrazione di tale tipologia nel settore nord-occidentale, forse perché costituisce il settore più recente del centro storico o perché più lontano dagli sguardi indiscreti del Barone il cui palazzo dominava la scena soprattutto del settore orientale. L'edilizia signorile difatti conobbe il massimo splendore fra il XIV e XV secolo, come mostrano le epigrafi delle diverse case, ormai in degrado, dei Calò, Fumai, FONTANELLA, GIANNINI famiglie più nobili e più antiche di Bitetto. Sia le case a schiera che quelle a corte riflettono, nella loro organizzazione e articolazione interna, l'economia del tempo basata essenzialmente sull'agricoltura e artigianato.
In molte case le stalle e le cantine sono interrate e l'approvvigionamento idrico era risolto autonomamente per ogni abitazione tramite un sistema di grondaie in pietra e pluviali in cotto che convogliavano le acque piovane in cisternali o pozzi ricavati nella roccia al di sotto dei piani seminterrati. Ne è un esempio una casa a corte in Via Curia. Si suppone che tale casa sia stata abitata da qualche vescovo per l'epigrafe riportata all'ingresso. Da recenti opere di restauro è emerso che originariamente tale abitazione costituiva un vero e proprio complesso con quella addossata alle sue spalle: nel piano seminterrato il muro divisorio è infatti realizzato in tufo e non in pietra come le altre pareti; al di sotto poi di tale piano seminterrato corre un cisternale di dimensioni pari a quelle delle due case.
In case più ampie, dove vi erano attività produttive legate alla molitura delle olive, si conservano piscine interrate un tempo adibite alla raccolta dell'olio. L'aristocrazia bitettese, dunque, era un'aristocrazia rurale legata alla terra né d'altra parte disdegnava quest'economia, principale fonte di reddito.