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P. Benvenuto BAZZOCCHINI O.F.M.

San Damiano in Assisi.

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Trascrizione, impaginazione e link: M. Mastrorilli, 2000 -


Dopo questo rapido sguardo alla storia del Santuario, è necessaria una sintetica descrizione. S. Damiano, allo stato in cui oggi si trova, è un gruppo di fabbricati disposti a dormitori; i quali, nonostante la loro semplicità per nulla in contrasto colle vecchie tradizioni, formano un convento grandioso. La parte centrale dell'edificio - Infermeria di S. Chiara che è anche la più antica - si distende a guisa di dorsale da nord a sud fra i due chiostri quadrati, i quali raccolgono attorno quasi tutto il fabbricato. Nel chiostro anteriore - presso la porta del convento - sorgono sul fianco e di fronte all'Infermeria due altri dormitori di più recente costruzione; dall'altro lato è la chiesa, sopra la quale si trovano il Dormitorio di S. Chiara, la comunità e il ristretto appartamento della curia provincializia, prospiciente colla facciata verso la grande pianura. Attorno a questo primo chiostro corre un modesto porticato del sec. XVI, con di mezzo il pozzo a carucola, scavato nel 1650.[52] La cisterna, che serviva ad uso delle monache ed è ricordata nella Cronaca col nome Cisterna vecchia o pozzo di S. Chiara, si trova nell'altro chiostro, ostruita e guasta dalle infiltrazioni. Il secondo chiostro è un quadrato incompleto: da questa parte l'Infermeria di S. Chiara dà, per così dire, la mano a un altro dormitorio che è un prolungamento del fabbricato della chiesa e forse un avanzo di remota costruzione, come farebbero supporre certi frammenti di finestre e di stipiti che si vedono qua e là frammisti ad altro materiale di adattamento, ma è impossibile ristabilirne la forma e l'uso primitivo. All'angolo sud-est di questo dormitorio, che si dice della guardiania, sorge un balcone o terrazza di recente costruzione, donde si gode l'incantevole vista di quasi tutto il piano dell'Umbria. Il terzo lato di questo chiostro è un fabbricato moderno, sorto ad uso di lanificio nel 1851; nel quarto lato aperto a levante sono le fonti, ricche di acqua proveniente dall'acquedotto mediceo, cominciato - come si disse - nell'anno 1486. Un altro piccolo dormitorio destinato a professorio di chierici, si trova sull'angolo nord-ovest del convento e compie il disegno dell'odierno S. Damiano. Tutto il fabbricato è attorniato per tre quarti da un bel tratto di terreno, coltivato a orti e pergolati, con abbondanti riserve di acqua per irrigazione. Un giro di clausura di circa 600 metri, completamente restaurato « sumptibus Marchionis Ripon »,[53] corre tutto intorno, racchiudendo anche un piccolo bosco di annose quercie, le quali colla loro chioma, mista alla rigogliosa vegetazione degli orti, fanno verde corona al vecchio convento francescano.

[52] Cronaca conventuale, carte 3, n. 2.
[53] Da una lapide, apposta sullo stesso muro della clausura l'anno del restauro, 1894.


Le parti di S. Damiano che meritano speciale osservazione sono, naturalmente, le più antiche: l'Infermeria di S. Chiara, il suo Dormitorio e la Chiesa. L'Infermeria accusa la sua venerabile antichità dalle mura grigiastre, che distinguono a prima vista questa parte del convento da tutte le altre. Anche le finestre hanno una forma primitiva, e corrispondono in numero di dieci ad altrettante cellette. Queste celle piccolissime e quadrate, con porticina ad arco rotondo, sembra non appartenessero alla primitiva costruzione, ma esistevano certamente al tempo di S. Chiara. Nella Regola delle Clarisse[54] si stabilisce infatti che le malate abbiano un luogo separato; e la Legenda del Celano narra che, essendovi una volta molte monache inferme, S. Chiara andava a visitarle e le guariva col segno della santa croce.[55] Il dormitorio dell'Infermeria è scoperto, cioè a dire privo di volta: un tetto a scheletro distende la sua possente e nuda travatura in difesa delle povere cellette. Nel fondo del dormitorio, a sinistra, si apre una porticina, e discende una strettissima scalinata quasi a chiocciola, i cui gradini consunti dall'uso rivelano la sua remotissima costruzione. La scala conduceva alle officine inferiori del monastero, che si trovavano verosimilmente a sinistra, dov'è attualmente il fuoco comune dei frati, come può indicare un rimaneggiamento di archi e stipiti di porte che si aprivano da questo lato.

[54] WADDINGO, Annales, ann. 1219, n. 46.
[55] CELANO, Legenda Sanctae Clarae Virginis, Ediz. Pennacchi, Assisi, 1910, p. 48.


A destra della scala è il Refettorio, integralmente conservatoci dal tempo di S. Chiara in tutta la sua semplicità e povertà, dal pavimento alla volta, dalla porta vetustissima alle tavole rattoppate qua e là per sostenere il peso degli anni. L'umile refettorio ha visto un Papa assiso alle sue mense[56] ed ha assistito ai miracoli dell'umiltà e della carità.[57] « Il refettorio di S. Chiara è la memoria più visibile e suggestiva di S. Damiano; e molti artisti, pittori e poeti hanno chiesto a queste pareti la loro ispirazione ».[58] Taluno, dopo il Cristofani,[59] ha messo in discussione l'antichità della sua volta a crociera, che sarebbe un'opera non anteriore al sec. XIV. Certamente la volta non è primitiva, e ciò è dimostrato, se non altro dalle finestre laterali che ne restano in parte ostruite. Ma la questione dell'origine di questa volta è connessa ad un'altra: quando furono costruite le camerette superiori dell'Infermeria ? perchè lo stesso Cristofani ammette che la volta del refettorio venne innalzata contemporaneamente, cioè in appoggio di quelle. Ora poichè nessuno, ch'io sappi, nega che le cellette dell'infermeria esistessero al tempo di S. Chiara, bisogna pure ammettere che il refettorio, com'è attualmente, esistesse al tempo della Santa.

[56] CELANO, Legenda Sanctae Clarae Virginis, Ediz. Pennacchi, Assisi, 1910, Appendice, p. 103.
[57] Si allude al miracolo della benedizionedei pani e dell'olio; vedi più innanzi.
[58] NEDIANI, Il Santuario di S. Damiano, « Guida Ricordo », Assisi, Tip. della Porziuncola, 1905, p. 51.
[59] ANTONIO CRISTOFANI, Storia della Chiesa e Chiostro di S. Damiano, Assisi, Tip. Sensi, 1882, p. 68.


Il Dormitorio di S. Chiara si trova, come sappiamo, sopra il fabbricato della chiesa. È uno stanzone rettangolare di metri 13 di lunghezza e 5 di larghezza, il quale non ha subìto alcuna modificazione dall'epoca della sua costruzione, cioè dai primi anni del sec. XIII, salvo al soffitto che venne rifatto nel 1713, perchè cadente: in questa circostanza si eliminò, per la stessa ragione, anche il soppalco, o copertura di rozze tavole « a foggia di capanna »,[60] che esisteva sin dal tempo delle monache. Due finestre di forma singolare, con sedili nel vano interno del muro, gettano una modesta luce su questo ambiente severo e veramente francescano. Per l'identificazione di una parte così importante del Santuario è sufficiente garanzia la costante venerazione dei religiosi, i quali - malgrado l'angustia e la povertà del convento - non hanno mai voluto utilizzare o trasformare il bel camerone, costringendosi piuttosto a successivi ampliamenti e ricostruzioni. Ai tempi di S. Chiara vi avevano il loro letticciuolo le monache, un semplice giaciglio di legno, non essendo il pagliericcio concesso se non alle sorelle malate.[61] « Tutte le monache non inferme - dice la Regola - sia l'abbadessa che le altre, dormano in un dormitorio comune .... L'abbadessa abbia un letto disposto in tal luogo del dormitorio, che ella possa vedere senza ostacolo tutti gli altri letti. Nel dormitorio ardano lampade chiare .... ».[62] Tale disposizione ci farebbe credere che S. Chiara avesse il suo posto nel dormitorio comune, e forse lo ebbe qui per alcuni anni; ma sappiamo che ella giacque lungamente inferma e sarà stata astretta dalla pietà delle sue consorelle ad aversi delle cure; perciò fu costruita per lei una cameretta, non nella infermeria, ma in un angolo a capo dello stesso dormitorio.

[60] Cronaca conventuale; ANTONIO CRISTOFANI, Storia della Chiesa e Chiostro di S. Damiano, Assisi, Tip. Sensi, 1882, p. 174.
[61] WADDINGO, Annales, ann. 1218-19.
[62] Regola delle Clarisse, per il Monastero dell'Umiltà di Parigi; SBARALEA, Suppl. ad Bull., p. 124.


La cameretta di S. Chiara, ripetutamente ricordata dal Celano,[63] venne distrutta non sappiamo precisamente in qual tempo, ma certo prima del 1600, perchè la Cronaca conventuale (cominciata a scrivere in quell'anno) già ne lamenta la demolizione: il luogo è indubbiamente quello indicato dalla medesima Cronaca « in capo del suo dormitorio, vicino alla cappella della Santa ».[64] La cappella di S. Chiara è il contiguo oratorio; e lì presso, in un angolo a sinistra del dormitorio, sono evidenti i segni d'una cameretta distrutta, sicchè se ne possono indicare le proporzioni: altezza metri 2,25; lunghezza metri 4 x 2,40 di larghezza. Quando si pensa che in quest'angolo nascosto e umilissimo si santificò nel lavoro, nelle preghiere e nella penitenza la illustre figlia di S. Francesco, e particolarmente alla scena grandiosa della sua morte, come è narrata dal Celano,[65] c'è da deplorare che se ne sia andata la parte più suggestiva del nostro Santuario, cioè quell'umile celletta, che avrebbe fatto versare più d'una lagrima di commozione. Ma quello che rimane è abbastanza, perchè noi possiamo riguardarlo come eredità preziosa di S. Damiano.
Il dormitorio di S. Chiara aveva due porte: l'una al fondo, che era la porta esterna rispondente sulla facciata della chiesa; e questa è ottimamente conservata. La sua altezza dal suolo (m. 5.40) non meraviglia, sapendosi che doveva servire meno per il passaggio delle abitatrici che per loro sicurezza: una scala mobile, a foggia di ponte levatoio, permetteva l'accesso e l'uscita dal monastero. A questa porta vennero furiosi i Saraceni e furono ributtati dalle preghiere e dalla presenza di S. Chiara, la quale si affacciò impavida col tabernacolo in mano,[66] ributtando l'assalto; sotto questa porta, avvenne il miracolo di S. Agnese quando, il giorno della sua morte, si ruppe la catena che sosteneva la scala mobile, e questa cadde con impeto sopra la moltitudine che si affollava per salire di sopra, ma nessuno ebbe a farsi alcun male.[67]

[63] CELANO, Legenda Sanctae Clarae Virginis, Ediz. Pennacchi, Assisi, 1910, pp. 42, 43.
[64] A cart. I, n. 7.
[65] Rammentiamo che poco prima della sua morte, la Santa era stata visitata dal Pontefice e attorno al suo capezzale si erano raccolti in quell'ora i più fedeli compagni di S. Francesco. Cfr. CELANO, Legenda Sanctae Clarae Virginis, Ediz. Pennacchi, Assisi, 1910, pp. 61-67.
[66] È da credere a questo particolare, mantenuto nella tradizione, confermato nella iconografia di S. Chiara e accennato nella storia (il Celano non parla espressamente del tabernacolo, ma d'una cassetta d'avorio ... praecedente eam cassa argentea intra ebur inclusa .... ; CELANO, Legenda Sanctae Clarae Virginis, Ediz. Pennacchi, Assisi, 1910). Contro l'affermazione, da taluni troppo leggermente accettata, che S. Chiara anteriormente al sec. XVI non si trovi dipinta col tabernacolo in mano, cfr. l'articolo del P. Leone Bracaloni 0. F. M. « S. Chiara nell'arte », che si legge nel Numero Unico, pubblicato in occasione delle feste per il VII Centenario della fondazione delle Clarisse (Assisi, Tip. Metastasio, 1912). In quell'articolo si ricorda una tavola vetustissima della Galleria di Siena (sec XIII), in cui si vede rappresentato l'assalto dei Saraceni a S. Damiano e S. Chiara che si sporge contro di essi col tabernacolo in mano. L'Autore dell'articolo nota che l'ornamento del tabernacolo nella iconografia della Santa non fu trovato nel sec. XVI, ma che solamente allora venne diffuso (l. c., pp. 19-20).
[67] Vita Sororis Agnetis Germanae S. Clarae, « Analecta Franc. », Quaracchi, 1897, vol. III, p. 178.


La seconda porta si apriva un po' in alto sulla parete opposta, e per essa si accedeva, salendo alcuni gradini, al Laboratorio delle monache. È verosimile che le religiose avessero una camera comune di lavoro, dove si radunavano nel breve tempo che loro avanzava dalla preghiera e dalle salmodie del coro. Giacomo di Vitry, narrando delle meraviglie che gli era occorso di vedere nel suo passaggio in Assisi (1216), parla delle donne che avevano intrapreso la vita francescana: « Le donne - egli dice - dimorano presso la città .... non hanno niente .... ma vivono del proprio lavoro ».[68] S. Chiara dava l'esempio di vita laboriosa alle sue consorelle: anche nella sua lunga infermità non cessava dal lavoro, e stando in letto, estenuata dal male e dalle penitenze, si faceva sollevare per attendere a preparare dei lini finissimi per uso della Santissima Eucarestia, da inviarsi in dono alle chiese povere.[69] I religiosi di S. Damiano hanno conservato con venerazione anche questa parte del Santuario, cioè il Laboratorio di S. Chiara. È una bella camera che si trova in alto, sull'angolo tra l'Infermeria e il Dormitorio della Santa, e sopra il suo Oratorio. Vi si accede dal lato dell'infermeria per mezzo d'una scalinata; ma in passato rispondeva sul dormitorio di S. Chiara e accanto alla sua cella distrutta: « Appresso detta cella - dice la Cronaca del Convento[70] - et a capo di detto dormitorio stava una scala di pietra, quale andava in una stanza grande antica, dove lavoravano le monache et rispondeva in nello dormitorio, e dal tetto vi calavano le corde delle campane; della quale scala ancora si cognosce e vede murata la porta verso il dormitorio ». La porta murata è tuttora visibile nel dormitorio di S. Chiara, come pure i segni della gradinata per cui si saliva al laboratorio. Notiamo di passaggio che la porta e il campanile si trovavano sull'antica facciatella della chiesa, perpendicolarmente sopra il luogo dov'è attualmente l'altar maggiore.

[68] Dallo Speculum Perfectionis, ediz. Sabatier, Paris, 1898, p. 200.
[69] CELANO, Legenda Sanctae Clarae Virginis, Ediz. Pennacchi, Assisi, 1910, p. 39.
[70] Cart. I, n. 8.