Il Capitolo di San Nicola
Ultimo feudatario laico fu Anselmo di Caprosia, signore di Rutigliano e Sannicandro; alla sua
morte, la baronia fu prima incamerata dalla corona e poi, nel 1304, ceduta “in perpetum” al
capitolo di S. Nicola.
La donazione di Carlo I determinò la svolta decisiva nella vita della città e del Castello;
infatti, il Capitolo ne detenne la proprietà, quasi ininterrottamente per circa sei secoli.
Unica eccezione si ha per il periodo immediatamente successivo all’invasione della Puglia da
parte degli Ungari, durante il quale la cittadinanza sannicandrese, per sfuggire al saccheggio,
si assoggettò agli ungheresi di Lodovico.
In un secondo momento, la regina Giovanna I, per porre riparo alla dissestata situazione
economica del regno, intaccata anche dall’oneroso trattato di pace stipulato con gli ungheresi,
decise di alienare alcune proprietà, specialmente quelle che avevano aderito alla fazione di
Lodovico.
Fu così che, intorno al 1350, il Castello e la baronia di Sannicandro, furono ceduti,
presumibilmente,alla famiglia Grimaldi.
Non ci è dato di sapere se, in tale, si ebbero importanti opere di fortificazione del Castello
(lo Scalera ipotizza che nuove opere erano state intraprese dal capitolo di S. Nicola, già nel
periodo di invasione ungarica), resta in ogni modo, come dato certo, lo stemma della famiglia
incastonato sul portale est.
Sessantacinque anni dopo, nel 1415, la regina Giovanna II restituì la baronia alla Basilica di
S. Nicola, che la detenne fino all’abolizione della feudalità (1806).
Da quell'anno il Priore di San Nicola conservò solo il titolo di barone, ma senza più privilegi
feudali, divenendo un comune proprietario di fabbricati e terreni.
Nella seconda metà del secolo scorso esso subì le più gravi alterazioni: tra il 1863 ed il 1875,
a seguito di un gravissimo incendio che danneggiò gravemente il complesso, furono eseguiti
lavori di ristrutturazione finalizzati a rendere più produttivo l'immobile, soprattutto sotto
il profilo economico.
Cosi il castello che, specie nella sua ala nord era giunto, fino al XIX secolo senza grandi
trasformazioni, subì un complesso sistema di opere a seguito delle quali risultarono gravemente
alterati i suoi caratteri tipologici, architettonici e costruttivi fino a renderlo quasi
irriconoscibile.
Per fortuna l'intervento, se pure grave, fu eseguito sovrapponendo, quando possibile, le nuove
strutture alle vecchie, a motivo della notevole consistenza di queste ultime e conseguente
difficoltà della loro demolizione, con ciò riducendo notevolmente il danno apportato.
Nel 1929 il castello fu concesso all'Ente Morale Opere Laiche Palatine Pugliesi e nel 1967 fu
acquistato dal Comune, conservando peraltro destinazioni improprie, quali botteghe, piccole e
malsane abitazioni e scuole.
Solo nel 1978 fu finalmente possibile iniziare l’importante Restauro, limitato inizialmente
alla parte nord che, nel frattempo era stato possibile liberare da tali improprie destinazioni.
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