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All’XI secolo
quando la diocesi era retta dal vescovo Arnolfo (1075-1095), il primo
vescovo di cui si ha sicura menzione e comunque all’ultima fase di vita
dell’edificio preromanico, viene datato il pavimento in tecnica mista,
opus sectile e mosaico, con la rappresentazione di un grifo alato,
pertinente a un corpo di fabbrica, forse una torre antistante l’edificio
stesso. Il mosaico funge da
pavimento ad un vano enigmatico che ha sollevato numerose ipotesi: era una
torre-ingresso ovvero una cappella privilegiata della chiesa romanica?
Ciò che più colpisce è la squisita sensibilità compositiva e cromatica
con la quale è stata realizzata la tarsia di marmi rari che definisce la
figura mitica del grifo. Il
mostro metà leone e metà uccello, dalla doppia entità terrestre e
celeste, è il conclamato simbolo della duplice natura del Cristo, umana e
divina. Costruito con tessere policrome in bianco, nero e rosso, ma anche
con tarsie marmoree in toni giallo-arancio che campiscono il corpo del
grande Grifo, il mosaico ci è restituito in perfette condizioni: il che
proverebbe che non fu molto usato né calpestato. È verosimile che fosse
opera dell’XI secolo, poco prima che la chiesa sotterranea venisse
sezionata e oscurata dalla nuova costruzione della cattedrale sovrastante
(del XII secolo). |