Durante il Medioevo
un culto particolarmente fervente viene tributato ai Santi visti come
protettori o come taumaturghi (guaritori).
La loro presenza e il loro luogo di origine dimostrano ancora una volta
gli strettissimi legami che univano la Puglia non solo al bacino
mediterraneo, ma anche al Nord dell'Europa.
Fra i Santi
effigiati nella cripta di S.Valentino, di particolare interesse è
S.Antonio abate.
Questo santo, eremita orientale, è ancor oggi molto popolare in Puglia
dove il 17 gennaio si accendono falò, in alcuni dialetti locali "fanove"
che hanno il duplice scopo di allontanare l'inverno e le malattie.
Nel Medioevo infatti era molto diffuso il "fuoco di S.Antonio",
malattia sconosciuta all'epoca - oggi sappiamo che sopraggiunge
dall'ingestione di un parassita della segale - che si presentava sia in
forma convulsiva che cancrenosa.
A S. Antonio si domandava protezione per esserne risparmiati o guariti.
La figura del Santo, attraverso le vie
della Puglia, raggiunse il Nord Europa dove fu venerata con particolare
predilezione in Francia sino al punto di creare un ordine monastico,
denominato degli "antonimi" nella regione alpina delle Alpi
marittime.
La missione dei frati antonimi, allocati nelle due grandi abbazie di
Saint-Antoine-en-Viennois (Isère) e di Sant'Antonio di Ranverso in
Piemonte, era quella di sorvegliare le strade e di accogliere i
viaggiatori in ospeali costruiti per questo scopo.
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