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Geografia:
LA DOLOMIA
Le caratteristiche geologiche della Terra di Bari, e di riflesso dell'agro bitontino,
possono essere analizzate in stretta dipendenza della geologia garganica.
Nella carta geologica d'Italia edita nel 1881 dal R. Comitato Geologico, Bitonto appartiene ad una formazione di tipo miocenico.
L'ultima carta geologica, in nostro possesso, riferita alla provincia barese, è quella del prof.Virgilio;
Bitonto vi è compresa in una vasta zona calcarea, interrotta da due plaghe di sabbie gialle ed argille sabbiose.
Il tipo calcare più antico delle nostre terre e di maggiore interesse economico,
per l'utilizzo nel campo delle costruzioni, è la dolomia, mista talvolta a venature di terra rossa derivanti
da processi di soluzione ed alterazione, operati dalle acque filtranti.
In passato, la dolomia, costituiva un eccellente materiale da costruzione, utilizzato per
la pavimentazione delle strade e per la realizzazione delle macine dei frantoi, grazie alla grande durezza e compatezza
ed alla possibilità di estrarla dalle cave, in blocchi di considerevoli dimensioni.
Il materiale per i lavori stradali, non era estratto in cave regolari, ma da dolomie affioranti
da terreno vegetale; chiamata "pietra di Bitonto", era largamente richiesta anche dai comini di Molfetta, Terlizzi, Bari e Bitetto.
Le strade interne di Bitonto sono tutte pavimentate con la dolomia e poichè gli elementi basali che
servivano per la pavimentazione, avevano lo spessore minimo di cm.25, non era necessario stendere
lo strato di pietrisco o di ghiaia.
Lastre di dolomia, furono usate nella decorazione dell'Obelisco carolino; come anche nelle quattro
coppie di colonne, con rispettivi dadi e sovrastante trabeazione dei quattro altari laterali della chiesa di S.Leo, costruiti nel 1719.
A riguardo, bisogna ricordare che l'uso della dolomia nelle costruzioni dell'agro Bitontino, è proprio del XVII sec.;
si suppone che prima d'allora non sia mai stata estratta a grossi blocchi parallelepipedi.
La dolomia fu usata anche per le colonne che fiancheggiano il portone della casa Sisto;
tali colonne, lunghe m.2,36 e larghe cm.19, sono di colore rosso vivo e grigio con screziature rosse.
Lo stesso materiale costituisce le colonne del portone del palazzo del conte Gentile;
sono lunghe m.4,45 per un diametro di m.0,59 ed hanno un colore tendente al giallo.
Questo calcare presentava tema gradazioni di colore giallo, secondo l'ubicazione della cava,
fino al giallo rossastro, dove abbondavo fra gli strati, le venature argillose. Da strati più sottili,
si ricavavano quelle lastre chiamate chiancarozze, di uno spessore variabile dai 7 ai 12 cm. e
venivano utilizzate per pavimentazioni grezze, prive di squadratura e senza lavoro di spigoli.
La pietra calcarea comune, di qualità più scadente, veniva usata per la costruzione
dei muri a secco che delimitavano i poderi.
Come in tutta la terra di Bari, anche a Bitonto mancava la sabbia di fiume e di pozzolana;
le malte si preparavano con terreno vegetale, abbondando nella dose di calce spenta a causa
della generale magrezza del terreno in tutta la zona.
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Chiesa S.Leo
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