PALAZZO SANTORO-STORIA

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POLITECNICO DI BARI

ICAR

 

Studente:

Lamagna

Tommaso Francesco

Nella necessità di disporre subito di ingenti somme per la realizzazione di nuove difese nella parte centrale della città, con un privilegio emesso il 3 novembre 1448 Giovanni Antonio Orsini Del Balzo, principe di Taranto, conte di Lecce e di Matera, decide di privarsi delle strutture del Castello, non più idonee ai nuovi mezzi di offesa, per la scoperta della polvere pirica, ma soprattutto perché accerchiate da abitazioni non garantivano più la libertà di azione del passato; le torri della cerchia muraria esterna furono vendute a famiglie benestanti della città che fruirono anche del materiale edilizio risultato dalla demolizione delle vecchie strutture murarie.Fra queste va inserita la famiglia Santoro di Matera che ubicò la propria abitazione verso il Barisano, di fianco alla porta detta “de suso”, d’accesso alla piazza della Cattedrale. PORTA DE SUSOIl documento più antico in cui la famiglia Santoro è citata , risale all ’8 ottobre del 1198 che così recita :” Eustatius filius quondam Sanctori [ sposa ] filiam quondam Roberti del Bartinico “.

Nel 1228, Rainaldo, fratello del suddetto Eustachio, divenne barone di Cancellara, Castelnuovo e Casale di S. Maria di Giambove.Lo storico materano Gattini cita poi altri atti nei quali, dopo una lacuna di circa un secolo e mezzo, si leggono i nomi di altri componenti della famiglia;

Nel 1402 in un atto del notaio Tuccio de Rahone è citato Stefano di Giovanni de Santoro;nel 1432 in un atto del notaio Giovannuzzo de Berardo si legge il nome di Nicola Giovanni di Santoro.Nel 1476 risulta sindaco di Matera Toto Santoro, dal quale nacquero Pietro e Lorenzo, dei quali quest’ultimo sposò Caterina de Angelis, da cui ebbe quattro figli: Vincenza che sposò un Del Duce; Laura che sposò Alfonso Mantoia; Giustina coniugata con Leonardo d’Aurilia ed infine Agostino che divenne sacerdote.Dell’altro figlio di Toto Santoro, ovvero di Pietro Santoro si è a conoscenza solo di un atto notarile datato 6 novembre 1519 e redatto dal notaio Paolicelli, nel quale compaiono come contraenti, la moglie di Pietro Santoro, la nobil donna Donatella, ed il “maestro fabbricatore” Rainaldo Spata da Francavilla, i quali pattuirono la costruzione di una cappella sepolcrale, nella chiesa maggiore, in prossimità del sepolcro di Antonio (probabilmente Toto) Santoro, strutturata con archi e decorata con cherubini e stemmi.Sempre di Pietro Santoro, si sa che ebbe un unico figlio, Bernardino, regio avvocato fiscale, sepolto nella suddetta cappella, ed a sua volta ricordato in un epitaffio sito nella cappella del sacramento ubicata anch’essa nella Cattedrale di Matera.

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