La chiesa di Sant' Andrea, nel quartiere marinaro, é, senza dubbio, fra le chiese costruite
a Barletta intra moenia, non solo una delle più antiche di Barletta, ma anche una delle poche
sopravvissute all'usura del tempo e alle varie vicende che portarono, nell' arco dei secoli,
alla distruzione degli edifici. In origine si chiamò chiesa del SS. Salvatore e mantenne
questo nome per vari secoli; solo nel '500 essa assumerà il nome attuale. Notizia certa
é che essa appartenne ad una ricca e potente famiglia barlettana:i Della Marra; incerta o
alquanto controversa, invece, é la data della sua edificazione.
Infatti, mentre in un documento del 1180, relativo alla Abbadia di S. Samuele, appare tra le
firme dei sacerdoti delle chiese di Barletta, quella di "Gregorius,Sacerdos et Abbas SS.
Salvatoris", il che fa chiaramente intuire che la chiesa esisteva già nel 1180, lo Schults,
in base a suoi studi sul Portale, data la costruzione alla fine del XIII secolo. Egli. infatti,
non condivide l' opinione di chi, per dimostrare la più antica origine di S. Andrea, sostiene
che il Portale apparteneva ad un' altra chiesa e fu posteriormente trasportato e adattato,
perché, fra le sculture che ornano detto portale, c'é la figura del SS. Salvatore, a cui la
chiesa era appunto dedicata. Le due opinioni, però, pur cosi contrastanti, si possono
conciliare: nulla vieta, infatti, di pensare che la chiesa fu effettivamente costruita nel XII
secolo, mentre il Portale, con le sue magnifiche sculture è opera posteriore. Pare, comunque.
che la chiesa di S. Andrea fu costruita sulle rovine di un' altra chiesa preesistente, sorta
intorno al 1000 e dedicata a S. Pietro.
La chiesa del San Salvatore appartenne ai Della Marra per vari secoli e precisamente, dalla data,
sia pure incerta, della costruzione fino al 1532, anno in cui fu ceduta dai Della Marra ai frati
Minori Osservanti.
Rapporti fra le Famiglie Nobili e le Chiese Lo Ius Patronatus
I Della Marra furono proprietari della chiesa del SS. Salvatore ed ebbero su di essa lo "ius
patronatus". Non é questo un caso isolato : molte altre famiglie nobili ebbero all' epoca gli
stessi diritti su altre chiese della città. Anche se non esiste più una vera e propia
documentazione dei rapporti intercorsi fra questi nobili e le chiese, se non attraverso lapidi
e stemmi ancora esistenti, è certo, però,che dette famiglie ebbero un' influenza decisiva nelle
fasi di sviluppo e di crescita non soltanto delle chiese, ma dell'intera città. Ci fu una
vera e propria gara tra le famiglie per assicurarsi il patronato o la proprietà di una chiesa.
Per comprendere i motivi di questa gara, bisogna rifarsi al significato che la chiesa aveva al
tempo. Nel Medioevo l' edificio religioso non aveva quell'uso esclusivamente ecclesiastico
a cui oggi si è abituati: chi costruiva o sosteneva il maggior onere per la realizzazione
dell' edificio religioso, lo faceva in parte con intenti devozionali, ma soprattutto per
interesse di potere e di rappresentatività e, di conseguenza, riservava per se alcuni diritti
inalienabili. Nacquero, allora, le "chiese private" nelle quali il posto del signore era
fisso e spesso il più in vista possibile; fra i diritti ci fu anche quello di scegliere il
sacerdote (ius patronatus), di influire sulle forme architettoniche della chiesa e di adibire
alcuni ambienti ad "usum proprium", talvolta anche extraecclesiastico.
La chiesa è, quindi, un centro di potere e lo "ius patroni", sacro e incontestabile,
ne è l'espressione più significativa.