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Architettura > Arte di edificare > Trattato teorico e pratico dell'arte di edificare
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Jean Baptiste RONDELET

Costruzione in pietre da taglio

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Trascrizione, impaginazione e link: M. Mastrorilli, 2001 -


CAPO TERZO
DELLA POSATURA.

Perfezione della posatura presso gli Antichi.

È una verità generalmente conosciuta in oggi dietro l'osservazione di un gran numero di edifici, che gli antichi costruttori posavano le pietre senza malta, o quella che adoperavano era così fluida e sottile da servire soltanto a riempire le ineguaglianze dei letti senza impedire che le parti fra tali ineguaglianze posassero immediatamente le une sulle altre. Facendo spostare alcune pietre di taglio nelle ruine di edifici antichi di Roma e di Sicilia io ho trovato che le incavature degli scalpelli nei letti erano piene di una specie di malta finissima, fatta colla polvere della stessa pietra. Ma forse questo è il risultato dello strofinamento a cui si costringevano le pietre onde meglio si unissero, appianando le parti troppo saglienti che impedivano di posare egualmente in ogni punto.


Il metodo di posare le pietre le une sulle altre senza calcina è buono per le costruzioni in pietre grandissime che hanno per se stesse una stabilità capace di procurare uan sufficiente forza di unione; ma nelle opere in pietre di taglio di picciola o di mediocre dimensione, la malta ben adoperata può essere utilissima per aumentare la loro unione e la loro aderenza, e dare una più grande stabilità. In queste circostanze gli antichi hanno fatt'uso d'ordinario, invece di calcina, di perni o ramponi di bronzo o di ferro impiombati, come si vede nelle Figure 4 e 5 della Tavola XIV. Pockocke dice d'aver trovato nelle ruine d'Eliopoli in Egitto, gli avanzi di un muro di 3 piedi ed 8 pollici di spessore le cui pietre erano riunite da ramponi di ferro. Talvolta si servivano di chiavi di legno durissimo e tenace, tagliate a coda di rondine, indicate nella Figura 6: B fa vedere l'incavo che si faceva nelle pietre onde collocarle. Io ho trovato nelle ruine di antichi edifici di Roma, presso l'antica via Appia, pietre con simili incavature.
I Venuti parlando degli avanzi del Foro di Nerva, monumento più conosciuto sotto nome di tempio di Marte Vendicatore, e specialmente dell'arco chiamato di Pantani, dice: il muro formante il recinto esteriore è osservabile tanto per la sua altezza come perchè è composto di massi di pietre d'Albano, posate senza calcina con bozzi rustici. Merita ancora di fissar l'attenzione perchè segue l'andamento dell'antica via. Quest'autore aggiugne che un architetto chiamato Flaminio Vacca dovendo fare certe costruzioni toccanti questo recinto, nel monastero dell'Annunciata, trovò nel demolire una parte del muro antico, pietre di taglio riunite con chiavi a coda di rondine di un legno durissimo, e così ben conservate che si avrebbe potuto porle in opera ancora. Si fecero veder queste chiavi a diversi operai ma non poterono indicare la specie di legno d'onde erano costrutte.


Vizio delle costruzioni moderne in pietre di taglio.

Il vizio della maggior parte delle costruzioni moderne in pietre di taglio non avviene già dall'essere posate colla calcina, ma dalla poca cura che si ha nel taglio e sopra tutto nella posatura delle pietre. Noi diciamo la maggior parte, perchè si può citarne di eseguite benissimo, e spoglie di tutti quei difetti de' quali or ora parleremo.
Si è già detto che i costruttori antichi avevano cura particolare di ben appianare i letti e le commessure delle pietre, onde potessero congiugnersi in tutti i punti della loro superficie e formare masse così solide e stabili come se fossero state di un sol pezzo ed incapaci di abbassamento veruno, o di veruna irregolare pressione.


Per giugnere a questo grado essenziale di perfezione, che si ammira in tutti i monumenti antichi, e allontanare tutti i motivi e le difficoltà che avrebbero potuto nuocere all'esattezza della posatura, formavano le masse più grandi che non dovevano essere ad edificio finito, onde non essere impediti da parti apparenti già fatte o sbozzate. Gli antichi edifici dell'Egitto sembrano essere stati condotti a termine in tal modo nelle masse preparate per tutte le forme; alcune parti rimaste in massa, l'irregolarità e la mancanza di simmetria nei rapporti delle dimensioni lo confermano bastantemente. Così non era già, come si pratica nelle costruzioni moderne, la costruzione assoggettata alle forme apparenti, ma queste ultime sono state determinate dalle masse già costrutte.
Nella maggior parte delle costruzioni moderne sciaguratamente le superficie apparenti preparate seul cantiere diriggono i tagliatori e i posatori delle pietre. Purchè l'opera presenti all'esterno le forme e la regolarità che deve avere, s'impacciano poco della solidità che dovrebbe nondimeno esserne la parte essenziale. Questa negligenza è fondata nell'abuso inconcepibile di non misurare le opere dei tagliapietre che sulle superficie apparenti, comprendendo nel prezzo che loro si accorda quello dei letti e delle commessure senza misurarle, donde risulta un prezzo isufficiente per farle bene. I vecchi periti e verificatori, che si attengono a tutti gli abusi che si pretendono usi e costumi, si rifiutano a tutte le ragioni in contrario. Così per una parte si fanno un dovere di contare il vuoto come pieno, e di collaudare agl'intraprenditori opere e forniture che non esistono, e dall'altra rifiutano ciò che è legittimamente dovuto. Si entrerà perciò in un maggiore dettaglio nell'ultima parte di quest'opera.


Da una maniera così cattiva di valutare i lavori in pietre di taglio, risulta che i letti e le commessure sono trascuratissime e mal fatte, storte e dimagrite in modo che il solo spigolo anteriore è quello che porta il peso. I letti invece di essere paralleli sono più vicini all'esterno che internamente; per posare queste pietre si sostengono sopra cunei e biette onde appagare le superficie apparenti. Così sostenute queste pietre da calce o biette di legno più o meno grosse in ragione dei difetti della pietra, s'introduce nelle commessure verticali dell'acqua di calce, e nei letti una malta chiara con uno stromento chiamato fiche, rappresentato dalla Figura 7 della Tavola XV, con denti rilevati che spingono la malta, la quale non si lascia uscire quando si ritira tale stromento, impedendola colla cazzuola comune; e si ha cura nel fare questa operazione, di non spostare la pietra dai suoi cunei e biette. Per ben cacciare la malta sotto la pietra conviene che le commessure degli strati sieno almeno larghe 7 od 8 linee, cioè 22 in 25 millimetri; ma siccome commessure tanto grandi presenterebbero all'esterno un effetto spiacevole, si salva lungo le faccie esterne un bordo largo 4 o 5 pollici, (centimetri 11 a 13 1/2) che è appianato, e lungo il quale la grossezza della commessura si trova ridotta ad una linea e mezzo circa (3 millimetri). Si dimagrisce grossolanamente il di più dei letti in modo che le commessure interne sono 4 o 6 volte più larghe che esternamente. [1].
Si regola la grossezza delle commessure esterne mettendo ai margini dei sedimenti non incavati o smagriti, certi regoli di legno di quercia i quali sono di uno stesso spessore quando le pietre sono ben stazate esternamente, cioè quando non sono più alte da una parte che dall'altra, e più o meno grosse se la pietra non è di eguale altezza. Da questa strana maniera di posare le pietre, usata a Parigi e adottata in moltri altri luoghi, risulta che la malta diminuendo di grossezza per l'evaporazione dell'umido sovrabbondante che contiene, tutto lo sforzo si riduce sopra le biette di legno, che non essendo suscettibili di un attenuamento così grande come quello della calcina, rimandano questo sforzo alle parti delle pietre fra le quali sono poste e le fanno screpolare. Quest'effetto inevitabile proviene dall'essere tutto il peso sostenuto da punti che non sono se non il decimo della superficie dei sedimenti, mentre dovrebbe essere ripartito egualmente in ogni punto di essi.

[1] Non si può vedere senza maravigliarsi fortemente, che l'Architetto Patte in una sua opera intitolata «Memorie sugli oggetti più importanti dell'Architettura» pubblicata nel 1796, citi senza criticare e proponga ad esempio questa maniera di tagliare e porre in opera le pietre, adoperata allora nelle grandi costruzioni che si facevano a Parigi, e specialmente in quelle della nuova chiesa di santa Genoveffa. Ecco come si esprime:
"L'operaio tagliando la sua pietra secondo le dimensioni tracciate dal preparatore lascia non solo qualche tacca sulla parete esterna, ma ha cura inoltre di praticare sopra i margini di ciascheduna faccia quattro o cinque pollici di cuscinetto, marcato p, p, p, (Figure 6, 7 ed 8 della Tavola XIII), e di fare sul rimanente della superficie un piccolo incavamento marcato r, r, r, di tre o quattro linee, destinato a ricevere la malta di calce: ha pure l'attenzione di tagliare un altro cuscinetto, segnato d, d, Figura 6, tre o quattr pollici largo, sopra il lembo interno della commessura verticale della parete, e di lasciar rozzo il rimanente. Di più gli è raccomandato di tener l'angolo della sua pietra, che deve formare la giuntura verticale, piuttosto magro che grasso, onde avere una linea o due da togliersi sul luogo.
Così preparata una pietra, è in caso di esser messa sulla sua corsìa. A questo effetto gli operai cominciano a mettere delle biette di quercia C (Figura 6, Tavola XV) circa due linee grosse sul cuscinetto delle pietre della corsìa inferiore che la deve ricevere; fanno corrispondere queste biette ai diversi angoli della pietra in quistione, evitando nondimeno di collocarle troppo presso agli spigoli perchè non li facciano rompere all'atto dell'assettamento; quindi gli operai pongono tal pietra sulla corsìa inferiore e la pongono a contatto e ben a livello coll'ajuto delle tacche: dopo averla accostata a quella che le è vicina onde gli angoli si tocchino, compiono la commessura verticale sul luogo, per renderla impercettibile, con una sega a mno, ed acqua e gres.
Dopo tale operazione gli operai introducono delle filacce fra il margine della commessura dello strato e della parete e le fanno entrare di forza, e perchè sia ritenuta la malta che deve essere colata fra queste pietre, versano per le commessure superiori delle pietre acqua con calce sciolta onde bene adacquarle e impedire che assorbano troppo presto l'acqua della malta, il che nuocerebbe alla sua azione sulle pietre, nei pori delle quali non deve incorporarsi che a poco a poco. Infine colano la malta tanto dalle commessure verticali come per le orizzontali interne, e perchè lo spazio fra ciascuna commessura orizzontale sia empiuto quanto lo può essere ed egualmente, si servono a tale effetto di una specie di seghetta (Figura 7, Tavola XV), curvata verso il manico, la quale ha dei denti tagliati in modo da far avanzare la malta e stenderla in pari tempo senza però trarla seco nel tirarla fuori.
Dopo di ciò non si fa che levar le filacce dalle commessure quando si pensa che la malta abbia acquistata consistenza e non si teme più che possa scorrer fuori."
Da questo modo di operare con tutte le precauzioni indicate risulta che le commessure del mezzo essendo quattro o cinque volte più larghe che quelle dei margini sono suscettibili di un assettamento maggiore, e tolgonsi al peso il quale cade tutto non sull'intera superficie dei lembi ma soltanto su quella che corrisponde alle biette, come abbiamo già osservato.


Quando il peso è considerabile, le pietre non sol screpolano ma si rompono e s'infrangono; allora le commessure del mezzo, che sono più grosse di quelle delle pareti, provando un maggiore abbassamento, tutto il peso si porta ai margini, questi si rompono, si staccano dalla massa e formano fori considerevoli, disunioni, laceramenti e fessure profonde che penetrano fino nel centro della costruzione: ciò avvenne sciaguratamente ai piloni che sostengono la cupola della chiesa di santa Genoveffa, le cui pietre sono state tagliate e posate nel modo che abbiamo spiegato [2]. Le Figure 5 e 6 della Tavola XV fanno vedere tutti i vizj e gli accidenti che risultano da questo modo di operare.
Questo metodo assurdo che riunisce tutti i difetti possibili non può essere stato immaginato che dai cattivi operai o da avidi intraprenditori che solo cercano di aumentare i loro guadagni a spese della solidità delle costruzioni. È un raffinamento che non tende ad altro che a fare le più cattive costruzioni possibili, facilitando i mezzi di impiegare le pietre mal squadrate e di sedimenti e commessure storte e appena sbozzate. Le biette più o meno grosse bastano per palliare tutti questi difetti ed offrire esternamente l'apparenza di una costruzione solida e ben fatta, mentre non equivale ad una buona costruzione in pietrame. Nondimeno siccome la pietra dura di Parigi ha una consistenza ed una solidità superiore a quella che necessita per le costruzioni ordinarie, tali difetti non divengono pericolosi che pei punti di appoggio che debbono sostenere un peso straordinario [3].

[2] Debbo qui dichiarare che io non ho contribuito per nulla a tali costruzioni viziose, già fatte gran tempo prima che io fossi incaricato di dirigere i lavori di questo edificio. In tutte le parti confidate specialmente alle mie cure in quanto alla sorveglianza ed alla direzione, per evitare questi difetti e gli accidenti che ne risultano, ho fatto posare le pietre sulla malta di calce e batterle colla mazzeranga per farle poggiare egualmente dappertutto senza incavatura di sedimenti, come si vede appunto nella Figura 4 della Tavola XV.
[3] Non si osserva alcun accidente pericoloso in quelle parti del muro esteriore della chiesa di santa Genoveffa, che sono state nondimeno costrutte nella stessa maniera dei piloni fino all'altezza dell'astragalo delle colonne del portico, perchè la superficie delle biette, indipendentemente dal riempimento delle giunture esterne, è più che bastante per sostenere il peso che vi corrisponde. Ma nel luogo delle torri, che avevano una doppia altezza, e nelle parti che avvicinano la cupola, sulle quali si è portata una parte del peso di essa, sono avvenute fenditure proporzionate al peso sostenuto dalle biette. Questi effetti non possono più aver conseguenze dietro i riempimenti fatti in buone costruzioni di pietre messe in opera senza biette.
Non si sono empiute di latte di calce che le giunture verticali; e quando è stato assolutamente necessario servirsi di biette per regolarizzare la grossezza delle commessure esterne si sono adoperate di piombo, le quali hanno la proprietà, allorchè cedono sotto il peso, di trasmettere alle circostanti superficie lo sforzo che le comprime. In tal modo si è costrutto il tamburo della cupola dal vertice dei pennacchi, e si è conservato intatto malgrado l'ineguale assettamento dei piloni.


Gli effetti che si osservano nelle catene delle case di Parigi provengono dalle stesse cagioni. La loro media superficie aggravata è circa 5 piedi o un mezzo metro. Il peso che sostiene in una casa di quattro piani può essere valutato 150 migliaja di libbre; in guisa che ogni piede superficiale corrisponderebbe ad un peso di 30 migliaja, se il peso fosse egualmente distribuito per tutta la superficie aggravata. Dalle sperienze riferite nelle tavole del primo Libro, Sezione Seconda, risulta che un cubo di 4 pollici di superficie di base si schiaccia sotto un peso di 7 migliaja. Non ne prendendo che la metà, si avranno 126 migliaja pel peso che può sostenere senza rompersi un piede superficiale, e 630 migliaja per quello che potrebbe sostenere la superficie totale della catena, cioè un carico 4 volte e un quinto più grande; ma il modo di posare con biette ed assottigliamenti diminuisce molto questa forza. Benchè questo mezzo sia meno vizioso in questo caso per l'estensione delle pareti che fanno quasi il rotondo, Figura 3, Tavola XV, e che costringono a tagliare le superficie dei sedimenti con più cura, non deve sorprendere il vederne di stritolati e fuori di piombo in tutta la lor altezza, a cagione dell'abbassamento ineguale che necessariamente risulta da questa maniera di posare, come pure dalle costruzioni in pietrami alle quali si uniscono, quando non si ha la precauzione di prolungare la coda delle pietre maestre circa un piede e mezzo oltre la grossezza del muro di facciata.


Nella Tavola XIII si è rappresentato il modo d'incavare i sedimenti e le commessure delle pietre sotto il male inteso pretesto di farvi entrare una maggior quantità di calcina.
La Figura 6 indica tale operazione per le pietre a due pareti, formanti la grossezza del muro.
La Figura 7 presenta una pietra a quattro pareti destinata a fare un piediritto o punto d'appoggio a base quadrata o rettangolare, colle corsìe formate da una sola pietra.
La Figura 8 indica lo stesso processo applicato ai cilindri delle colonne.
Conviene osservare che le pietre quadrate a due o tre pareti si possono ingessare per le commessure del fianco; ma per quelle a quattro pareti e pei cilindri da colonne, è indispensabile il praticare un foro nel mezzo del sedimento per introdurre nella commessura del sedimento inferiore o malta fluidissima o gesso.