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Scuola di sequela Christi.
Abitare rinchiuse.
Sine proprio: la povertà altissima e la fraternità.
Citazioni e interpretazioni delle fonti francescane
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Sin dall'inizio, San Damiano vuol essere soltanto una scuola di sequela Christi e rappresenta il modello del monastero povero voluto da Francesco e vivificato da Chiara.
Gli elementi fondamentali del nuovo stile di vita sono sintetizzati nella bolla di approvazione della Regola di santa Chiara che parla di unione degli spiriti e di altissima povertà, come pure della volontà di vivere rinchiuse, cioè della clausura. Sono gli aspetti visibili di una realtà interiore che fa centro nell'amore al Crocifisso povero.
Lettera prima alla beata Agnese di Praga 13:2863.
Citazioni e interpretazioni delle fonti francescane
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All'epoca di Francesco la vita monastica di tipo benedettino è ancora il modo classico per chi vuol consacrarsi al Signore. Ma mentre per sé e per i suoi rifiuta questa forma e il non possedere monasteri si presenta come una caratteristica dei Frati Minori, per Chiara e le sue sorelle, invece, Francesco prevede la vita nel monastero e prepara egli stesso la dimora presso San Damiano.
«Mentre lo stesso santo, che non aveva ancora né frati né compagni, quasi subito dopo la sua conversione, era intento a riparare la Chiesa di San Damiano [...] in un trasporto di grande letizia e illuminato dallo Spirito santo, profetò a nostro riguardo ciò che in seguito il Signore ha realizzato. Salito sopra il muro di detta chiesa, così infatti allora gridava, a voce spiegata e in lingua francese, rivolto ad alcuni poverelli che stavano lì appresso: "Venite ed aiutatemi in quest'opera del monastero di San Damiano, perché tra poco verranno ad abitarlo delle donne, e per la fama e santità della loro vita si renderà gloria al Padre nostro celeste in tutta la sua santa Chiesa".»
Testamento di santa Chiara d'Assisi 9-14:2826-2827;
Vita prima di san Francesco d'Assisi, di Tommaso da Celano 18:351.
A San Damiano la vita monastica assume caratteristiche nuove, diverse da quelle tradizionali.
L'abitare rinchiuse è una scelta legata a una vita di altissima povertà, che si realizza in un ritmo quotidiano fortemente accentuato dalla preghiera.
Regola di santa Chiara d'Assisi Bolla 13:2748; 11,1-12:2812-2815.
Il luogo è angusto, il chiostro è semplicemente il recinto della clausura, non un bel portico con archi. Qui tutto favorisce la libertà dello spirito, che non possedendo nulla si attacca sempre più all'unica cosa necessaria: il Crocifisso povero.
Lettera seconda alla beata Agnese di Praga 10:2874;
cfr. anche Lettera prima alla beata Agnese di Praga 13 :2863.
Il monastero deve essere isolato e libero dalle chiacchiere del mondo, che le sorelle addette al servizio esterno non devono portare all'interno della clausura. Esse sono tenute a «essere sempre motivo di edificazione per quanti le vedono». Le suore che vivono rinchiuse scelgono di non uscire dal monastero «senza un utile, ragionevole, manifesto e approvato motivo» che, salvo casi di forza maggiore, si concretizza nella fondazione o riforma di un monastero.
Regola di santa Chiara d'Assisi 14:2791;
Testamento di santa Chiara d'Assisi 54:2844
Regola di santa Chiara d'Assisi 9,16:2805
Regola di santa Chiara d'Assisi 9,13:2804;
Processo di canonizzazione di santa Chiara d'Assisi 14,9:3112
Regola di santa Chiara d'Assisi 2,13:2759
Processo di canonizzazione di santa Chiara d'Assisi 1,14:2938.
Questa scelta di separazione dal mondo non è, però, chiusura ai suoi problemi e alla vita della Chiesa, che trova invece nuova luce dalla testimonianza delle Sorelle Povere.
Bolla di canonizzazione di santa Chiara vergine 4:3284; 24:3311.
Citazioni e interpretazioni delle fonti francescane
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Chiara ha voluto chiamare la sua famiglia spirituale Ordine delle Sorelle Povere, sintetizzando così il binomio vita fraterna e altissima povertà che caratterizza il nuovo stile di vita.
Regola di santa Chiara d'Assisi 1,1:2750;
Testamento di santa Chiara d'Assisi 37:2838.
Nella mente di Chiara c'è senz'altro il desiderio di rendere in chiave femminile l'espressione frati minori che Francesco ha scelto per il suo Ordine e che ha fondamentalmente lo stesso significato.
Vita prima di san Francesco d'Assisi, di Tommaso da Celano 38:386;
Regola non bollata (1221) 6,3:23; 7,3:24.
Il parallelo tra i due nomi fa ben comprendere che l'aggettivo povere non va inteso soltanto in senso materiale, ma comprende tutta la minoritas francescana che Chiara e le sue figlie hanno abbracciato.
Leggenda maggiore di san Bonaventura da Bagnoregio 4:1351;
Testamento di santa Chiara d'Assisi 56:2845.
L'estrema povertà dell'ambiente e l'essenzialità del ritmo di vita favoriscono l'unione sponsale con Cristo.
«Siano tenute a non accettare, né avere possedimenti o proprietà né da sé, né per mezzo di interposta persona, e neppure cosa alcuna che possa con ragione essere chiamata proprietà, se non quel tanto di terra richiesto dalla necessità, per la convenienza e l'isolamento del monastero; ma quella terra sia coltivata solo a orto per il loro sostentamento»
Regola di santa Chiara d'Assisi 6,11-14:2791;
Testamento di santa Chiara d'Assisi 53-55:2844.
L'insistenza di Chiara sul Privilegio della povertà, visto non come un documento giuridico, ma come un elemento di vita, si spiega soltanto con il grande desiderio di imitare Cristo, con l'amore per la povertà che egli ha scelto e amato:
«volle apparire nel mondo come uomo spregevole, bisognoso e povero»
Lettera prima alla beata Agnese di Praga 19:2865.
«Et mai non podde essere inducta né dal Papa, né dal Vescovo Hostiensi che recevesse possesione alcuna. Et lo Privilegio de la povertà, lo quale li era stato concesso, lo honorava con molta reverentia, et guardavalo bene et con diligentia, temendo de non lo perdere. [...] Et nella fine de la vita sua, chiamate tucte le Sore suoi, lo' recomandò attentissimamente lo Privilegio de la povertà.»
Processo di canonizzazione di santa Chiara d'Assisi 3,14; 3,32.
Chiara sente che soltanto se il suo Ordine sarà fedele a questa povertà che è spogliazione non solo materiale, ma anche di ogni radice di possesso e attaccamento personale potrà vivere la sua vocazione nella Chiesa.
Lettera terza alla beata Agnese di Praga 15:2889;
Ammonizioni 14:163;
Lettera a tutti i fedeli (2^ redazione) 7:195-196.
«Affido in custodia alla santa madre Chiesa romana... tutte le mie sorelle, le presenti e quelle che verranno, perché [...] abbia cura di far osservare a questo suo piccolo gregge [...] la santa povertà, che a Dio e al beato padre nostro Francesco abbiamo promessa, e si degni ancora di infervorare e conservare le sorelle in detta povertà»
Testamento di santa Chiara d'Assisi 44-47:2841.
La povertà deve essere anche materiale, perché soltanto chi è spoglio di tutto è consapevole dell'unica ricchezza che è Cristo:
«perché quando si amano le cose temporali, si perde il frutto della carità»
Lettera prima alla beata Agnese di Praga 25:2867;
Regola di santa Chiara d'Assisi 2,25:2765; 6,10-14:2791;
Testamento di santa Chiara d'Assisi 53-55:2844;
Processo di canonizzazione di santa Chiara d'Assisi 3,13:2979;
Leggenda di santa Chiara vergine 14:3188.
Deve essere però soprattutto spirituale, cioè secondo lo Spirito e attraverso quello spogliamento interiore che è vittoria sull'uomo vecchio (Efesini 4,22-23). È l'espropriazione francescana che si concretizza in modo particolare nell'obbedienza in cui si rinuncia alla propria volontà.
«Le suore suddite, ricordino che hanno rinunciato alla propria volontà per amore di Dio»
Regola di santa Chiara d'Assisi 10,2:2807;
Testamento di santa Chiara d'Assisi 67-68:2849;
Regola bollata (1223) 10,3:101.
Nella prospettiva indicata da Francesco, Chiara volle una forma di povertà che distinguesse la sua istituzione da tutte le altre: una povertà vissuta con tale pienezza da ricordare al popolo di Dio che la sua patria vera è altrove e che esso è destinato a beni infinitamente più desiderabili dei beni terrestri.
La carità che unisce tra loro le sorelle è il segno concreto e visibile di questa unità in Dio:
«Amatevi a vicenda nell'amore di Cristo»
Testamento di santa Chiara d'Assisi 59:2847.
dice Chiara e ancora:
«Se una madre ama e nutre la sua figlia carnale, con quanta maggiore cura deve una sorella amare e nutrire la sua sorella spirituale»
Regola di santa Chiara d'Assisi 8,16:2798;
Regola bollata (1223) 6,10:91.


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Ultimo aggiornamento:
23 Dicembre 2003