Le prime esperienze di fotogrammetria si hanno attorno al 1700, dove Cappeler, ingegnere e medico, la adottò per scopi topografici.
Al sistema fu attribuito il suo nome. Detto metodo rivoluzionario consisteva nel disegnare su due lastre di vetro i contorni di un oggetto, che veniva osservato traguardando attraverso mire disegnate sul vetro e dei fili tesi che ne segnavano i punto di vista
La distanza tra i due punti di osservazione doveva essere nota (base), come quella tra questi e le rispettive lastre (distanza principale).
Successivamente le due lastre così ottenute, collocate in modo appropriato su di un piano,
permettevano di riprodurre una proiezione dell'oggetto. La scala di restituzione poteva essere variata modificando il valore della base, questa volta intesa come distanza tra due
punti d'origine, dai quali far convergere tutti i tratti passanti per i punti disegnati sulle lastre di vetro, traslati su di una retta distante dalle origini quanto le lastre al
momento del rilievo. L'intersezione tra due rette, partenti ciascuna da una delle due origini e passanti da un punto omologo dell'immagine ad esso correlata (destra e sinistra), determinava il punto esatto sulla pianta
(clicca per vedere l'esempio).
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