Durante la guerra la masseria, come altre della zona, fu requisita ed occupata dalle Forze Armate Alleate, subendo danni ingenti. Dopo la morte di Giacinto Lamacchia, la dimora subì un progressivo e inesorabile decadimento.
L’immobile, attualmente in proprietà indivisa di otto coeredi, causa l’importante valore storico-artistico, con decreto del 29 Marzo 1988, è stato sottoposto a tutela da parte del Ministero dei beni culturali e ambientali, ai sensi della legge n.1089 del 01/06/1939 successivamente sostituita dalla legge n. 42 del gennaio 1994.
Nonostante ciò negli ultimi trent’anni non è mai riuscita ad emanciparsi dal desolante stato di rudere eccellente; i continui saccheggi l’hanno impoverita ulteriormente dei suoi materiali e accessori più preziosi: la pavimentazione della corte interna in chianche completamente rimossa, i cornicioni strappati e perfino del tondo in ceramica raffigurante la Madonna con Bambino posto al di sopra della porta d’ingresso al primo piano non si ha nessuna traccia se non una foto ricordo della famiglia Giustignani erede del Lamacchia.
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