La Masseria Caggiano

com'era

Per mancanza di documenti riguardo la proprietà, siamo costretti ad effettuare un salto di tre secoli circa, fino al momento in cui si rinvengono i rogiti notarili ed i registri catastali che attestano l’appartenenza della masseria Caggiano alla nobile famiglia omonima, residente a Barletta nel 1700. Di questa casata fu esponente Francesco Saverio Caggiano, regio prefetto della Portolania delle Puglie, di cui si ha notizia nel 1754. Come dimostrano i rogiti notarili pervenutici, dopo i Caggiano la masseria entrò nei cespiti immobiliari di altre famiglie notabili, tra cui i Fraggiacomo di Molfetta ed i Serravalle di Catanzaro, sino a giungere nelle mani dei nobili Federici; a questi ultimi si riferisce la epigrafe lapidea in latino fatta apporre nel 1936 da Giacinto Lamacchia, al termine di cospicui lavori di restauro.

“Questa masseria che una volta era stata dei nobili di Federico fu restituita all’antico splendore da Giacinto Lamacchia.

A.D. 1936”.






Lamacchia commissionò la traduzione dall’italiano al latino al Prof. Riccardi, latinista. La targa contiene qualche forzatura della lingua latina, tipica della temperie culturale dell’epoca fascista. Quest’ultimo, infatti, acquistò dai nobili Federici la casa proprio nel ’36 e ne fu generoso valorizzatore. Era un prospero commerciante di tessuti, cognato del Federale fascista dell’ epoca, Giovanni Costantino. Nel corso dell’ampliamento da lui attuato, furono aggiunti all’impianto originario i locali sul lato Ovest, destinati a stalla, a deposito ed alle mansioni della servitù. Egli aveva fatto dei suoi vasti possedimenti un vero e proprio laboratorio scientifico, piantando numerose specie di alberi a scopo di ricerca. A prova del suo impegno è stata ritrovata tra i documenti la mappa delle coltivazioni arboree sperimentali.
Proprio per l’elevato valore della sua sperimentazione culturale, egli riceveva frequentemente la visita di funzionari governativi interessati alle politiche agricole. Gli studi sulle specie arboree non terminarono con il Lamacchia. Nella seconda metà del ‘900, i vani adiacenti all’orto furono utilizzati dall’Istituto di coltivazioni arboree della Facoltà di Agraria dell’Università di Bari, come dimostra la targa affissa tutt'oggi sul muro dell'ala est della masseria.

  Politecnico di bari - C.d.L. in Ingegeria Edile - corso di Rilevamento fotogrammetrico dell'architettura              realizzato a cura di francesco calabretti