Alla fine del Seicento il Casale della Trinità si presentava come un mucchietto di case, sovrastate da una torre imponente e da un campanile e chiuso da mura, al di là delle quali si scorgono i fazzoletti di terra coltivati: posto a due passi dal mare, sembra dominare la circostante piana del Tavoliere, regno incontrastato di armenti pastori d'Abruzzo.
Nel corso del Seicento il piccolo borgo vedrà crescere notevolmente la popolazione, sì che le mure che lo circondano cominciano a farsi strette.
Per i bisogni religiosi di tanta gente vi è la parrocchia di S. Stefano, l'attuale chiesa di S. Giuseppe. Di fronte all'aumento della popolazione tale chiesetta si rivela augusta e fa sentire impellente l'esigenza di un tempio più grande. Ottenuto il comsenso dalle autorità i cittadini cominciarono a raccogliere le offerte e diedero subito l'avvio ai lavori.
La chiesa madre are costituita da una sola navata, con cappelle laterali rientranti ed era fiancheggiata da un campanile.
Vista laterale della chiesa Madre |
Nella medesima chiesa vi era anche una cappella dedicata a S. Giuseppe; nei primi decenni dell'Ottocento le cattive condizioni di questa cappella fecero s` che venisse chiusa con un muro nella parte comunicante con la chiesa.
L'altare della cappella era dedicato al Santissimo Sacramento e all'Immacolata Concezione e ad esso erano applicate particolari indulgenze.
Vista laterale del palazzo di città e della chiesa di S. Giuseppe |
Un elemento tipico delle chiese del tempo era quello di fungere da sepoltura pubblica, mancando ancora i cimiteri extraurbani. La nostra parrocchia aveva tre sepolture, di cui una, posta dietro l'altare maggiore, era riservata ai sacerdoti.
Oltre alle sepolture, la chiesa parrocchiale ha anche il suo campanile, come già detto, definito nelle fonti di stile barocco. Quest'ultimo, demolito nel 1884, nella parte bassa era in pietra piana ed oscura, mentre dal vano delle campate in su si comprendevano dei bei lavori di stile barocco.
Nel 1832 il Sindaco consegnò alla chiesa la nuova campana. Nel 1850 la campana minacciava di cadere, dal momento che il finastrone a sud, ove poggiava, aveva visto il rivestimento in tufi arenosi di Barletta corroso dal continuo movimento dell'asse della campana; fu necessario, pertanto, supplire a luogo di tufi con pezzi calcarei.
Nel 1860, in occasione di un rifacimento della parte interna del campanile, si acquista anche una nuova campana piccola.
All'interno della chiesa vi sono due pulpiti; l'interno è illuminato da sette finastroni, il primo dei quali sporge sull'Oratorio di S. Stefano. Nel 1810 sulla facciata doveva esserci un orologio.
Nel 1832 si sente nuovamente l'sigenza di un luogo per il culto pi&ugreve; grande. Gli amministratori locali cominciano a prendere coscienza del problema ipotizzando un eventuale ampliamento del sacro edificio e a tale scopo destinano, nel bilancio di quell'anno, una ingente somma. Nel 1836 la chiesa esistente si presenta agli occhi dell'Arcivescovo e dell'intendente, in uno staro indecente: manca l'imbiancatura, la porta d'ingresso è cadente,i paramenti sacri sono mal ridotti, vasi sacri e calici sforniti di indoratura. Qualche giorno dopo questasopraluogo l'Intendente chiede al Sindaco del Casale una perizia per gli intervanti necessari; Alla fine del 1852 si dá il via ai lavori.