Modugno. La pinacoteca
della Chiesa del Purgatorio
in Piazza Sedile
Nell’intento di fornire un piccolo ed ulteriore contributo alla conoscenza
del patrimonio storico - artistico del nostro paese, l’8 giugno scorso
l’Associazione Pro Loco, con il Patrocinio del Comune di Modugno, e con la
gentile concessione dell’Opera Pia del Purgatorio, ha organizzato nella
cornice naturale della Chiesa di S. Maria del Suffragio, un incontro
culturale dal titolo “L’Arte del ‘600 in Terra di Bari. La pittura di Carlo
Rosa (1613 – 1678)”.
La serata si è aperta con una interessante conferenza, curata dalla Prof.ssa
dell’Accademia di Belle Arti di Bari, Dott.ssa Mirella Casamassima,
sull’attività dell’artista bitontino, le cui numerose opere, circa una
trentina, tappezzano letteralmente le pareti della Chiesa del Purgatorio.
Al simposio, introdotto dal Dott. Alfredo
Crispo Longo, ha fatto seguito un piacevole e gradito concerto di musica
barocca, eseguito dal clavicembalista M° Marco Bisceglie e dal mezzo-soprano
Tiziana Portoghese, che si sono cimentati in brani tratti dal migliore
repertorio degli autori meridionali del calibro di G. Paisiello e N.
Piccinni.
La scelta di soffermarsi a ripercorrere l’eclettismo pittorico di Carlo
Rosa, come ha efficacemente ricordato il Dott. Crispo, approfondisce
“aspetti legati alle arti figurative di uno dei periodi più felici della
storia di Modugno per qualità degli interventi, anche autoctoni, e per
durata temporale.
Nella seconda metà del ‘500 il passaggio del Ducato di Bari, - retto dalle
duchessa Isabella d’Aragona e dalla figlia regina Bona Sforza, breve periodo
fortunato per espansione urbanistica e floridezza economica - sotto il
dominio spagnolo, se rappresentò per il popolo modugnese un grave trauma,
per l’ennesimo incontro con dominatori stranieri e per le conseguenze ad
essi legate (vessazioni, gabelle, pestilenze), coincise stranamente con una
trasformazione in positivo ed a più livelli di Modugno, che iniziava a
diventare città dalla crescita urbanistica equilibrata. Di allora ancor oggi
possiamo ammirarne i segni.
Nel XVII sec. l’architettura modugnese si manifestò in maniera sobria, e a
testimoniare la sobrietà, l’eleganza senza esasperazioni ridondanti,
spagnoleggianti, esistono i prospetti di questa chiesa (il Purgatorio),
della chiesa Matrice; nell’edilizia civile, invece, gli splendidi palazzi
eseguiti secondo canoni tardo-rinascimentali.
La cantorìa lignea di S. Maria del Suffragio, la cantorìa di S. Maria delle
Grazie (Chiesa di S. Agostino), i quadri di Paolo Finoglio, di Carlo Rosa,
fra i dominatori della pittura barocca pugliese, rendono l’idea del gusto
raffinato dei committenti e della bravura delle maestranze.
Si pensi che il S. Francesco Stimmatizzato di Paolo Finoglio, tela presente
nella sacrestia del Purgatorio, due anni fa è stato prestato alla mostra
conversanese “Paolo Finoglio e il suo tempo”, curata dalla Sovrintendenza ai
Beni Artistici di Bari e di Napoli.
Inoltre la presenza dell’opera “Cristo che benedice i fanciulli”, attribuita
a Carlo Rosa, conservata nel Metropolitan Museum di New York, ci dimostra
direttamente ed indirettamente di quanto pregiato sia il patrimonio della
nostra città e di quanto esso abbia necessità di rivalutazione.
E gli artisti modugnesi: il sacerdote Domenico Scura che decorava il
soffitto della chiesa Matrice di Modugno secondo la tecnica della
prospettiva illusionistica; Antonio Zanchi, figura misteriosa quanto
eclettica, oltre che di pittore, che arrivò a progettare e realizzare quella
Villa Zanchi, alla Marina, che ora non appartiene più a Modugno, per una
mutata ripartizione territoriale, ma che possiamo ammirare ancora nella sua
eleganza essenziale”.
A ben guardare una buona parte dell’architettura del nostro centro storico,
sia religiosa che civile, è stata concepita nel poliedrico e contraddittorio
Seicento in cui, accanto al permanere di elementi classicheggianti del tardo
Rinascimento, fa il suo ingresso l’effervescente sensibilità barocca, che
vede nelle circolarità delle linee e nell’asimmetria delle forme la
concezione di un mondo in movimento, secondo quanto va scoprendo la scienza
copernicana.
In quest’ottica va letto il gusto rinnovato dell’epoca per l’eccesso
artistico, il bizzarro, lo sperimentale, per gli stucchi e le decorazioni
plastiche sovrabbondanti.
Ma in Terra di Bari, e quindi anche a Modugno, pure a causa dell’utilizzo
del duro calcare murgiano, il barocco, come hanno sottolineato i relatori,
nei prospetti conserva il carattere della moderazione e del rigore, mentre
all’interno delle chiese esso si estrinseca nell’ampia aula delle uniche
navate, fiancheggiate da cappelle gentilizie laterali e, soprattutto, nel
trionfo del colore delle pareti affrescate o ricoperte interamente da tele,
racchiuse da cornici lignee, finemente intagliate e ornate.
Ecco spiegato quindi il senso della “quadreria” del pittore - impresario
Carlo Rosa e della sua bottega nella chiesa del Purgatorio.
Dopo la morte dei suoi maestri Paolo Finoglio, Cesare Fracanzano e Francesco
Guarini della scuola barocca napoletana, a cominciare dal 1650 ca., egli
monopolizza tutti i più prestigiosi appalti nella regione, operando nelle
fabbriche religiose di Bitonto, Conversano, Monopoli, Giovinazzo, Molfetta,
Bari e anche Lecce.
Le opere commissionategli dalla Confraternita dei nobili modugnesi di S.
Maria del Suffragio nella chiesa omonima, a cominciare dal 1670 ca.,
riflettono appieno la sua versatilità pittorica, realizzando le istanze
barocche nei soggetti religiosi, tratti da episodi biblici in cui personaggi
sono umanizzati e resi con tratto realistico, ma anche lirico.
Il ricco cromatismo rende una pittura che si fa racconto, attraverso la
suggestione spettacolare e teatrale dei miracoli e dell’exemplum (vicende
esemplari).
In Italia meridionale, e quindi anche a Modugno, dopo le rivolte popolari
del 1648 e la peste del 1656 si assiste ad un risveglio pietistico.
In un tempo di preghiere collettive, di corale penitenza, di esterne
manifestazioni di rigore e di sacrifici, di salmodianti processioni e di
pubbliche contribuzioni per l’erezione di chiese si cerca di esorcizzare la
realtà di miseria e di oppressione, quel senso di morte angoscioso ed
incombente, esaltando enfaticamente il valore della vita e della risoluzione
miracolistica, ricercando la pace nella contemplazione della bellezza
artistica.
Ecco come i quadri di Carlo Rosa recano i segni eloquenti della vita
quotidiana e dei sentimenti dei nostri avi modugnesi.
Anna Gernone
Art. pubblicato sul Cardo Selvatico -
Periodico di attualità e cultura modugnese, n. 7 lug. 2002
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