Alta Murgia oggi
Le dinamiche messe in atto dai processi di trasformazione territoriale e gli effetti indotti dai profondi cambiamenti che hanno investito il mondo rurale, hanno determinato un processo di intensa modificazione territoriale anche dell’uso e dell’immagine stessa del paesaggio murgiano. I cambiamenti negli indirizzi di sviluppo, la meccanizzazione dell’agricoltura e il calo della pastorizia, hanno portato ad un progressivo sfaldamento del sistema socio-insediativo-economico strutturatosi nel tempo. L’abbandono delle strutture architettoniche, quali jazzi, masserie, piscine, pozzi e trulli funzionali a quel sistema, costituisce uno dei fenomeni più appariscenti dei cambiamenti avvenuti. Nonostante il perdurare delle attività agricole e pastorali, che continuano ancora oggi ad essere le uniche fonti di reddito di questo territorio, le modificazioni indotte dalla tecnologia e il diverso modo di rapportarsi dell’uomo o dell’operatore rispetto alla campagna e ai suoi settori economici vitali, hanno prodotto spesso effetti laceranti sulle antiche strutture del paesaggio distruggendo i segni sedimentati nel tempo e introducendo costruzioni spesso completamente avulse dal contesto.
Se una volta, infatti, le masserie cerealicolo-pastorali erano comunque abitate tutto l’anno, oggi, quando non vengono completamente abbandonate, si svuotano delle funzioni essenziali sostenute nei cicli produttivi per diventare, essenzialmente, dei semplici appoggi occasionali nei momenti critici del ciclo agrario: aratura, semina, raccolto. La stessa cosa avviene per gli jazzi, un tempo indispensabili per la sviluppatissima industria zootecnica e perfettamente progettati soddisfare le esigenze tecniche e funzionali di quel tipo di allevamento. Ma non c’è solo l’abbandono solo dei manufatti storici. L’ambiente costruito si trasforma e muta pelle sotto la spinta delle innovazioni tecnologiche e dei nuovi materiali. Se da una parte, infatti, si rileva la distruzione degli elementi storici, dall’altra si assiste alla penetrazione sempre più indiscreta, dirompente e incontrollata di villette e seconde abitazioni negli stili e nei materiali più diversificati che a volte si connotano come veri e propri aggregati suburbani. A questo processo non si sottrae il complesso ambiente fisico. La pratica della monocoltura cerealicola, l’abbandono delle antiche rotazioni agrarie, lo spingere i ringrani annualmente per mezzo di fitofarmaci, l’uso sconsiderato dei rifiuti e così via, compromettono sempre di più l’integrità ambientale dell’Alta Murgia: progressivo impoverimento dei terreni, inquinamento delle falde acquifere superficiali e profonde, gravi e cavità carsiche occluse ed usate come reti fognanti o discariche, contribuendo, così, a sconvolgere gli equilibri degli ecosistemi biologici originari e a rafforzare quei processi di impoverimento delle risorse territoriali di cui l’estinzione della fauna, la desertificazione, la roccia affiorante, l’aridità e la scomparsa dei corsi d’acqua ne costituiscono gli effetti più vistosi. E, infine, continua a snaturarsi l’effetto polverizzante di un spietramento selvaggio, eufemisticamente definito recupero franco di coltivazioni, incoraggiato da una politica di finanziamenti pubblici, che nulla lascia dietro di sé se non polvere di calcare e terreni scarsamente produttivi.
Tutto questo, tra l’altro, senza riuscire a dar vita ad una economia agro-pastorale in grado di svincolarsi da una sopravvivenza garantita solo dalle politiche assistenziali regionali, nazionali ed europee e perciò perennemente in perdita. Se a tutto ciò si aggiunge il fatto che il territorio in questione è posto ai margini dello sviluppo e perciò ignorato da quei flussi finanziari tesi ad una pianificazione nazionale o regionale, il quadro di riferimento investendo problematiche ancora più complesse. Innanzitutto il rapporto tra aree cosiddette periferiche e aree interne deve essere necessariamente ridefinito in relazione ad una mutata sensibilità ecologica, la quale investe ormai la quasi totalità dei problemi che si pongono alla coscienza dell’uomo contemporaneo.
Si parla molto di forestazione e dell’importanza che la flora ha nel determinare i giusti equilibri territoriali, ma si è visto che gli interventi effettuati sembrano non seguire alcuna logica né per quanto riguarda la localizzazioni, né per quanto riguarda la scelta delle essenze. Le zone di bosco a latifoglie, tuttavia, continuano a ridursi e a degradarsi.
Si parla tanto di agriturismo e di emergenze culturali ed ambientali da inserire negli itinerari turistici, ma nel frattempo non si dispone di alcuno studio localizzativo delle stesse, né si fa nulla per tutelarle. Si parla di salvaguardia di valori quali aria, verde, ritmi naturali, paesaggio, ma nel frattempo l’inquinamento procede inesorabile senza che si faccia nulla per fermarlo. Si cerca di migliorare la produttività dei terreni e di estendere le colture, ma le uniche iniziative promosse a proposito sono costituite dall’incoraggiamento allo spietramento e dalla brutale cementificazione di gravine e lame nella illusoria speranza di irrigare pochi ettari di terra e di risolvere i problemi di dissesto idrogeologico. Questi interventi sono completamente in discordanza con qualsiasi operazione di salvaguardia e tutela del paesaggio e ripropongono ancora una volta quella logica perversa che tenta di rispondere ai guasti dell’artificializzazione con ulteriori guasti.
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Breve storia della Murgia
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