Illustrate
le principali fasi storiche del castello e la sua ristrutturazione
a carcere, è possibile ora esaminare più nel dettaglio
alcuni aspetti del monumentale complesso che i primi interventi eseguiti
ed i sistematici saggi operati in forma coordinata hanno consentito
di meglio chiarire.
Muro
perimetrale esterno.
II muro perimetrale estemo, spesso non considerato con sufficiente
attenzione, presenta non pochi elementi di dubbio in relazione specialmente
con la sua parte a nord. Si è già ampiamente detto che
il suo impianto è coevo al nucleo centrale: a parte la presenza
dell'epigrafe sul lato ovest, le trasformazioni cinquecentesche e
poi ottocentesche si sono infatti sovrapposte a muro originario
medievale, di cui restano le tracce di cui si è riferito. Tuttavia
il suo tracciato doveva essere leggermente più esteso dell'attuale,
probabilmente circondando interamente il nucleo centrale: tale ipotesi
è legittimata essenzialmente dalla situazione che si riscontra
nell'angolo nord-ovest in cui i due muri, nord ed ovest, si interrompono
bruscamente e piegano verso le cortine della torre vicina. Orbene
l'esame delle murature evidenzia che tale interruzione non è
organica con il muro: anzi sul lato ovest è presente una cannoniera
cinquecentesca, troppo vicina all'angolo e in parte tompagnata con
la muratura in pietra che costituisce l'angolo stesso; muratura che
sotto il profilo costruttivo e tipologico sembra da mettere in relazione
ai lavori di ristrutturazione del XIX secolo. Tale situazione fa legittimamente
ipotizzare che la muratura ovest proseguisse originariamente (e fino
almeno al XVI secolo) in linea retta verso mare.
L'esame del rilievo ottocentesco d'altra parte, non fornisce elementi
di chiarificazione: in esso, infatti, è visibile il muro che
piega verso la torre di nord-ovest, ma quello presente a nord non
è neanche riportato. Tale macroscopica mancanza, peraltro,
è facilmente spiegabile ove si pensi che, essendo il rilievo
finalizzato allo studio delle opere di ristrutturazione a carcere,
la presenza del muro a mare, estraneo al nucleo oggetto della ristrutturazione
stessa, poteva essere completamente trascurata. Circa il tratto di
muratura di raccordo tra cortina ovest e torre nord-ovest è
evidente una leggera diversità tra l'andamento riportato nel
rilievo e quello attuale: ciò è probabilmente dovuto
ai lavori di rifacimento del muro in relazione a possibili danni subiti
dallo stesso per effetto dell'azione del mare.
Ma il problema più interessante è posto proprio dal
muro a nord: di altezza molto ridotta (non supera m. 3 dal livello
del mare) è costituito da grossi blocchi in pietra a bozze
rilevate, con merli di spessore cm. 60, lunghi m. 2,00 ed interasse
m. 2,70, e freccere che presentano all'estemo un foro circolare del
diametro di circa cm. 30. Tali
elementi non trovano riscontro in altra parte del complesso monumentale,
tanto che si è spinti ad ipotizzare una ulteriore fase o almeno
la realizzazione del muro perimetrale estemo in due momenti differenti.
Ne sono stati di aiuto alcuni saggi eseguiti nel bastione quadrangolare
nord-est, interrotti peraltro senza che fosse acquisito alcun dato
certo. D'altra parte è ancora la cortina ovest ed in particolare
il suo angolo nord-ovest ad offrire alcuni elementi chiarificatori:
il suo attento esame evidenzia che la parte basamentale è realizzata
con una muratura dello stesso tipo e caratteristiche del muro a nord,
confermando quindi l'organicità di detta struttura con il sistema
difensivo del castello. Poiché tale parte basamentale emerge
appena dal materiale di riempimento accumulatosi nel fossato, non
è possibile, al momento, conoscere se essa sia presente lungo
tutto il perimetro (magari nascosta dal terreno di riporto) e se sia
stata poi sopraelevata con il muro oggi visibile, costituito da blocchi
in pietra di dimensioni più ridotte e di fattura più
semplice.
L'insieme di tali elementi, pur non portando a risultati conclusivi,
giustifica comunque l'ipotesi di un muro perimetrale estemo, che circondava
il nucleo centrale senza le interruzioni oggi presenti: approfondimenti
e ricerche non mancheranno di portare chiarimento a tali delicati
quesiti.
Il lato nord.
II corpo di fabbrica che prospetta verso mare è stato quello
sul quale in via prioritaria sono state compiute organiche indagini.
Causa di questa particolare attenzione, da un lato, la necessità
di urgenti interventi di restauro - in particolare per le abbondanti
infiltrazioni d'acqua -, dall'altro la ricchezza dei resti dell'apparato
decorativo del doppio ordine di loggiati e la presenza delle bifore
verso mare, che lo indicano come la parte meglio conservata dell'edizione
federiciana, oltreché quella più importante del primitivo
impianto castellano.
Prima
di passare al puntuale esame dei risultati delle indagini eseguite,
è opportuno descrivere lo stato del primo piano cosi come è
risultato a seguito delle stonacature e delle demolizioni dei tramezzi
ottocenteschi, realizzati per definire le celle del carcere. Tali
demolizioni hanno infatti portato in luce un salone che occupa l'intero
lato nord (compresa la torre di nord-est, il cui paramento a contatto
con il salone fu demolito in epoca non determinata), di grande suggestione
ed interesse, con i paramenti murari in pietra e la volta a botte
in tufo: tale volta è direttamente appoggiata al muro a nord,
mentre su quello a sud, di dimensioni nettamente inferiori e incapace
quindi di sopportare spinte notevoli, essa si origina da pilastri
realizzati in addossamento alla muratura. L'insieme delle coperture,
peraltro, è facilmente databile al XIX secolo sia perché
i relativi lavori sono previsti nel progetto di cui si è fatta
menzione sia perché, dall'esame del plastico, la copertura,
alla fine del secolo XVIII risultava essere ancora a tetto (e non
piana come è attualmente), sia per le stesse caratteristiche
costruttive delle volte e dei pilastri. D'altra parte l'esecuzione
della volta aveva portato alla tompagnatura degli occhi circolari
che erano presenti, in alto, lungo il lato nord (ancora perfettamente
integri e visibili dall'esterno), restati inglobati nel riempimento
delle volte.
L'esame attento e minuzioso delle murature ha peraltro evidenziato
elementi di notevole interesse: lungo la muratura, lato sud del salone,
sono infatti visibili a distanze regolari segni di ripresa del paramento
murario di larghezza di cm. 60 che vanno dal piano di calpestio fino
alla volta in tufo; sulla parete di fronte sono presenti tracce identiche
ma con inizio ad una quota di circa m. 3,00 dal piano di calpestio.
I
saggi eseguiti nel rinfianco e più in generale sulle coperture,
nel confermare tale situazione, hanno portato peraltro in luce altri
elementi: in particolare un camminamento, realizzato sul muro a nord,
delimitato dalla cortina esterna (recante ancora le merlature tompagnate)
e dal paramento intemo che si innalza di qualche decina di centimetri
dal piano di calpestio del camminamento stesso, presentando gli alloggiamenti
degli appoggi di capriate lignee (a distanze costanti).
L'insieme di questi dati indica chiaramente che le coperture hanno
subito diversi rifacimenti:
- la primitiva copertura era costituita da arconi trasversali, impostati
su mensole sul lato mare, e su lesene del lato opposto, sagomati a
timpano, portanti travi lignee longitudinali; essa era quindi a tetto,
mentre al suo fianco vi era il camminamento piano sul muro lato mare,
necessario per la difesa. È appena il caso di notare come la
tipologia costruttiva degli arconi trasversali e solai con travi lignee
disposte longitudinalmente sia frequentissima nei castelli federiciani:
le esemplificazioni sono molte e facilmente verificabili anche nei
complessi più vicini (castello svevo di Bari, castello di Sannicandro
di Bari, ecc.);
- a seguito della demolizione e/o del crollo di tali strutture si
fece ricorso successivamente a capriate in legno, di cui sono stati
rinvenuti gli appoggi, ma non i necessari ulteriori elementi circa
l'andamento delle falde;
- ultima fase, quella ottocentesca, con eliminazione delle strutture
lignee, realizzazione della volta a botte e conseguentemente di un
unico piano di calpestio delle terrazze, coprendo l'antico camminamento
di ronda e parte delle merlature (a loro volta completamente tompagnate).
Il
lato sud.
Nel corso della relazione si è già avuto modo di indicare
le principali trasformazioni subite dal corpo di fabbrica, in relazione
specialmente alle modifiche cinquecentesche. Appare opportuno, a questo
punto, integrare quanto già esposto dettaglindo in forma più
analitica tali trasformazioni evidenziatesi a seguito delle stonacature
e dei saggi eseguiti, riferendole essenzialmente ai tre periodi:
- periodo federiciano: si è detto
che il corpo di fabbrica era costituito da un piano terra coperto
con porticato e piano primo soprastante con caratteristiche simili
a quelle del salone lato nord. L'accesso al primo piano avveniva mediante
una scala esterna addossata al lato ovest, che è restata praticamente
intatta, ancorchè inglobata nelle strutture cinquecentesche
e, da allora, probabilmente disattivata. Infatti, dall'interno di
un vano presente nella muratura trasversale, in cui essa fu inglobata,
destinato a camino, sono visibili coperte da uno spesso strato di
fuliggine, gli elementi decorativi che ornavano le fronti dei gradini.
Tale scalone dava accesso al primo piano in una sala, quella dell'angolo
sud-ovest, che è l'unica del primo piano ad non essere stata
interessata dall'ispessimento del muro a sud e quindi, quella che
ha conservato i caratteri originali, evidenziati a seguito dell'eliminazione
del materiale di risulta, accumulato per poter portare il livello
del piano di calpestio alla nuova quota della ristrutturazione rinascimentale.
Tale sala, occupata in parte da una breve rampa che completa la scala
rettilinea; doveva servire come vano di ingresso ai bracci sud ed
ovest, oltrechè per accedere alla scala a chiocciola presente
nella torre adiacente attraverso la piccola porta in vicinanaza dell'angolo
sud-ovest.
Malgrado le ricerche svolte, non è stato peraltro possibile
individuare come l'accesso fosse isolato dall'esterno, non essendo
visibili cardini o battute di infissi, nè alcun altro sistema
fisso o mobile di chiusura. Circa la scala a chiocciola, è
da dire che essa non presenta uscite in corrispondenza del piano secondo,
ma solo in terrazza: ciò è perfettamente comprensibile,
considerato che la stessa è in relazione all'edizione medievale
del castello (quando appunto vi era un solo piano superiore dell'ala
sud, quello da cui partiva) e che essa fu probabilmente disattivata
al momento della ristrutturazione cinquecentesca, in quanto ubicata
esattamente lungo il passaggio che mette in comunicazione le coperture
del nucleo centrale del castello, con il bastione sud-ovest e quindi
di ostacolo per i collegamenti tra le coperture stesse. D'altra parte,
nell'edizione medievale, la torre sud-ovest doveva elevarsi di diversi
metri nei confronti dei corpi di fabbrica adiacenti (come avviene
ancora oggi per le torri nord-ovest e nord-est) e quindi pare perfettamente
plausibile l'ipotesi avanzata secondo la quale al momento di dotare
il castello del nuovo strumento difensivo costituito dal bastione
si dovette contemporaneamente cimare la torre e disattivare la scala.
Sulla strutturazione dei saloni di primo piano presenti su questo
lato, gli unici che ne testimoniano l'esistenza sono gli occhi circolari
ed i resti di bifore visibili sulla cortina sud, che richiamano quelli
presenti su quella nord del corpo di fabbrica verso il mare, tanto
da legittimare l'ipotesi di una soluzione costruttiva tipologicamente
simile. Ancora poco chiaro, infine, lo stato iniziale del piano terra
di abbrsso est al castello (che immetteva direttamente nel porticato)
e dei locali ad esso adiacenti: in particolare la presenza di una
scala, in parte modificata dagli interventi successivi, e di alcuni
locali a piano terra sono, per il momento almeno, ancora in fase di
studio.
- Ristrutturazione cinquecentesca: i lavori
di ristrutturazione portarono al completo stravolgimento dei caratteri
iniziali. Lo spessore del muro verso sud fu incrementato fino a m.
7.00, il porticato fu eliminato ed i pilastri inglobati nei setti
trasversali, al posto dell'unico piano superiore si realizzarono due
livelli con doppio ordine di cannoniere e doppio loggiato prospiciente
il cortile interno.
La scala esterna, cui si è fatto cenno, fu inglobata nella
muratura e, sull'angolo opposto, in sua sostituzione fu realizzata
una scala a chiocciola, i cui gradini furono ottenuti scalpellando
e sagomando le pietre tombali di una necropoli: sono, infatti, visibili
ancora oggi stemmi ed epigrafi presenti su tali lastre. Questo elemento,
apparentemente di scarsa importanza, è invece illuminante sul
tipo di trasformazione subito nel Cinquecento dal castello: nell'accentuata
caratterizzazione militare dello stesso, infatti, si tendono a trascurare
gli aspetti formali per mirare esclusivamente a quelli funzionali
e difensivi: ecco perché si è detto che è ipotizzabile
la demolizione del loggiato medievale, estraneo ormai al nuovo contesto
oltreché inutilmente ingombrante.
Circa la ristrutturazione del vano d'accesso nell'angolo sud-est,
esso dovette essere disattivato al momento dell'ispessimento del muro
a sud. Poiché peraltro l'ingresso principale al castello restò
(ed è tutt'ora) quello ad est attraverso il ponte in muratura
e quindi il ponte levatoio, di cui restano chiare ed inequivocabili
tracce, non è stato al momento chiarito quale fosse l'ingresso
al cortile interno, dato anche l'innalzamento di quota del piano di
calpestio dei cortili esterni (basti osservare il dislivello presente
tra la soglia dell'ingresso medievale ad est del quadrangolo centrale
e la quota attuale del cortile, che corrisponde a quella della trasformazione
cinquecentesca).
- Ristrutturazione ottocentesca: sul lato
sud, sono presenti solo modesti interventi, ancorché dagli
effetti piuttosto gravi. La definizione delle celle portò infatti
da un lato alla necessità di un corridoio di servizio estemo
a primo piano, e di un corridoio interno al secondo: nell'un caso
e nell'altro comunque si dovette procedere alla tompagnatura dei loggiati,
visibili nel plastico settecentesco ancora aperti. Ma quel che è
più grave la necessità di illuminare ed aerare le celle
portò alla rottura in breccia della muratura nel punto di maggiore
debolezza delle stesse e cioè lì dove erano presenti
le cannoniere, di cui restano quindi oggi solo limitate parti, peraltro
sufficienti per la loro ideale ricostruzione. Ancora una volta fu
sconvolto il precedente sistema dei collegamenti verticali ed in particolare
la scala a chiocciola cinquecentesca fu disattivata.