Salone del primo pianoCome si è già avuto modo di accennare, contemporaneamente alla fase conoscitiva, sono state eseguite alcune operazioni di recupero e restauro del complesso. Tra tutte, quella della demolizione delle superfetazioni carcerarie è stata la preliminare, nello stesso tempo foriera di ulteriori conoscenze, oltreché quella che ha consentito in breve il recupero dell'immagine del castello, emersa in forma nitida e quasi del tutto integra. È da chiarire che in questa fase sono comprese sia la demolizione degli intonaci e delle strutture interne posticce (chiusura di porte e finestre, riempimento con materiale sciolto di scale e vani vari ecc.) sia la demolizione integrale di alcuni corpi di fabbrica, in alcuni casi addossati alla cortina del complesso castellano, sempre riferibili alla destinazione a carcere.
Comunque ogni intervento di demolizione è stato sempre preceduto da una serie di operazioni preliminari rigorosamente programmate, consistenti in:
- rilievo grafico e fotografico;
- verifica delle caratteristiche costruttive del periodo di costruzione e dei rapporti con il corpo di fabbrica del castello;
- saggi di controllo;
- verifica preventiva dell'eventuale necessità di interventi di ripristino e/o ricostruzione.
Ciò ha portato naturalmente alla eliminazione di quei manufatti, la cui demolizione metteva automaticamente in luce le strutture del Tompagnatura del loggiatocastello: li dove tale situazione non si presentava o anche solo vi erano dubbi sull'effettiva datazione dei corpi di fabbrica, sia per il momento soprasseduto, come ad esempio per quelli presenti sul lato est in vicinanza del mastio d'angolo nord-est.
Casi particolari di notevole importanza, ma anche singolari nelle loro caratteristiche, sono i camminamenti esterni (sul lato verso mare ed all'interno del cortile), la cappella che ingombra gran parte del cortile centrale e infine la torre dell'orologio realizzata proprio sull'ingresso principale: per tutti si è ritenuto non necessaria ed anzi intempestiva una decisione immediata, ritenendo che eventuali proposte sul loro destino dovranno essere formulate nel corso della redazione del progetto definitivo di restauro del castello, in relazione anche alle possibili destinazioni d'uso che, nel frattempo è auspicabile, saranno individuate.
Le coperture prima dei lavoriPassando ad esaminare gli interventi restaurativi eseguiti è da dire che gli stessi sono scaturiti dalle urgenze che si andavano manifestando in relazione principalmente al precario stato di conservazione delle coperture, le cui capacità di tenuta all'acqua erano ormai praticamente nulle: tale situazione era peraltro testimoniata dal proliferare sulle coperture stesse di erbe e cespugli, quando non addirittura di alberi, come nel caso determinatesi sul bastione sud-ovest dove un albero di fico aveva prodotto un macroscopico spanciamento della cortina esterna, con pericolo per la pubblica incolumità oltreché per il monumento. Primo corpo di fabbrica su cui si è operato è stato quello a nord dove l'intervento appariva più urgente sia per le sue intrinseche caratteristiche formali e tipologiche sia per il precario stato di conservazione. Nel corso dell'analitica descrizione degli elementi venuti in luce a seguito di saggi e delle demolizioni effettuate si è già fatto ampio riferimento alle tre diverse fasi costruttive che hanno interessato il corpo di fabbrica in argomento: si è visto come da un lato siano emersi molti dati indicanti con chiarezza le caratteristiche volumetriche del salone in epoca federiciana (salone con arconi trasversali, tetto in legno, bifore ed occhi circolari sul lato verso mare), dall'altro, molti, troppi elementi specifici di tali strutture siano andati completamente perduti: andamento e tipologia degli archi, altezza e pendenza del tetto, disposizione delle armature longitudinali e cosi via. Le coperture dopo i lavoriLa possibile e suggestiva ipotesi, quindi, di una riproposizione del primitivo impianto (non solo tipologico-costruttivo, ma anche architettonico-volumetrico) cozzava con le obiettive difficoltà di ricostruire la situazione iniziale con metodo filologicamente corretto e con sufficiente attendibilità, per cui a fronte del prevedibile grado di approssimazione se non di arbitrio connesso con tale ipotesi progettuale, si è ritenuto di doverla accantonare.
Identico atteggiamento è stato adottato nei confronti dell'altra soluzione pure ipotizzabile: quella, cioè, di demolizione delle attuali coperture e della realizzazione di un nuovo tipo di chiusura con materiali e forma dichiaratamente moderni, che avrebbe consentito la lettura delle due fasi pre-ottocentesche e la riapertura delle finestre circolari. A parte la pur ovvia considerazione che, con tale sistema, i benefici sarebbero stati limitati (restando comunque legati alla ricostruzione ideale che ciascun visitatore sarebbe stato chiamato a compiere), questa soluzione avrebbe comunque comportato la demolizione delle volte ottocentesche senza peraltro recuperare alcun elemento di effettiva lettura filologica dell'originario complesso, ne tanto meno i suoi caratteri formali ed architettonici. L'insieme di tali considerazioni ha quindi portato alla decisione di non modificare lo stato attuale, evidenziando le diverse fasi costruttive sia all'intemo del salone sia all'estradosso della volta: a tal fine si è proceduto all'eliminazione del rinfianco, alla costruzione di un solaio piano staticamente autonomo nei confronti della volta ed a creare la possibilità di accesso nell'intercapedine cosiParticolare delle merlature determinata. Si è invece ripristinato il camminamento di ronda estemo e sono state riaperte le antiche merlature.
Tale soluzione, ancorché prudente, è apparsa, al momento dell'esecuzione dei lavori e allo stato delle conoscenze, anche in relazione alla futura non nota destinazione del complesso, l'unica corretta e comunque dotata dei caratteri di reversibilità.
Circa i materiali utilizzati per la finltura esterna delle coperture, si è scelto il cocciopesto per la mappetta di chiusura dei muri perimetrali, delle merlature e delle cannoniere, mentre per i piani praticabili si è fatto ricorso a pietra di Cursi: in questa maniera sono state completate le opere di chiusura orizzontale del corpo di fabbrica a nord delle relative torri, di quello a sud e del bastione sud-ovest, mentre non è stato possibile, al momento, completare il rifacimento delle coperture sulla torre sud-ovest per il rinvenimento della scala a chiocciola, di cui si è già detto, la cui ubicazione è tale da interrompere il collegamento tra il quadrangolo centrale ed il bastione. Particolare della scala a chiocciolaÈ stato quindi necessario, per i problemi certo non facili che pone il suo restauro in relazione all'uso della scala ed alla praticabilità della terrazza, programmare ulteriori approfondimenti prima di poter proporre la soluzione definitiva.
Come accade in ogni grande complesso monumentale, un problema particolare è rappresentato dalla rete verticale di smaltimento delle acque piovane: non essendo ipotizzabile l'uso di pluviali in vista, ne di gettafuori, per i danni diretti ed indiretti che essi arrecano alla cortina muraria, si è fatto ricorso all'ormai collaudato sistema di perforazioni verticali di diametro 100 - 120 in cui successivamente sono stati infilati tubi in plastica pesante, evitando quindi costose quanto traumatiche operazioni di scuci-cuci dei paramenti esterni. Peraltro, a causa del degrado della malta costituente il nucleo, le operazioni di perforazione in molti casi sono state precedute da iniezioni cementizie per il consolidamento del nucleo stesso.
Circa lo stato di conservazione sotto l'aspetto squisitamente statico, si può ben dire che il castello non presentava situazioni patologiche particolarmente gravi, anche se, specie sulle volte del corpo di fabbrica a sud, erano presenti vistose lesioni, che consigliarono l'immediato ricorso alle opportune opere di presidio. Il quadro fessurativo, almeno per le sue manifestazioni più evidenti, era completato da alcune fessurazioni di numero limitato ma di notevole spessore, con andamento quasi verticale, presenti sia sul corpo di fabbrica a nord, lato mare, e sia su quello a sud, lato estemo, probabili cicatrici di vecchi dissesti, forseStilatura dei giunti lato nord già esauriti ma da tenere, comunque, sotto controllo.
Non riscontrando situazioni di pericolo immediato, specie dopo l'adozione dei provvedimenti cautelativi di cui si è fatto cenno, l'intervento statico è stato impostato sulla base del progressivo restauro delle strutture, mano a mano che esse sono state interessate dai lavori, conseguito in genere mediante cementazione, con iniezioni di miscele cementizie eventualmente integrate da cuciture con reticoli cementati armati. Più impegnative le opere sulle volte dissestate dove sono state realizzate le controvolte in calcestruzzo armato, collegate con perni 8 - 10 ai conci in tufo costituenti le volte stesse.
Non vi è dubbio che le opere realizzate ed i risultati conseguiti, specie per quanto si attiene ad una più approfondita conoscenza del complesso castellano, costituiscano il primo indispensabile passo per il recupero del castello, ne si deve sottacere l'intrinseco interesse di quanto emerso in questi anni, specie in relazione all'iniziale stato delle conoscenze.
Lato nord dopo i lavoriC'è da dire anzi che, proprio sulla base dei progressi compiuti ed a seguito di una ulteriore indispensabile fase di rilievo (si tratta in sostanza di ripetere l'integrale rilievo del complesso, spogliato di superfetazioni, intonaci, ecc.), da eseguire ormai con urgenza nel rispetto del programma inizialmente individuato, è dato oggi affermare la possibilità di procedere alla stesura del progetto di restauro e recupero del monumentale complesso, per il quale quindi appare sempre più urgente definire la destinazione. Tale aspetto, invero fino a questo momento, non influente per le operazioni eseguite, assume particolare significato oggi per gli aspetti funzionali comunque legati all'uso del bene, nel momento in cui si ipotizzano le operazioni definitive di restauro e tenuto conto che le dimensioni del castello ed i tempi tecnici, necessariamente lunghi, connessi con il suo recupero, impongono di considerare realisticamente l'opportunità di una realizzazione per lotti funzionali al fine di consentire l'utilizzo almeno parziale del complesso a tempi medi.