Le
notizie storiche, di cui si fa ampio riferimento nella relativa relazione,
e le due iscrizioni presenti nel complesso castellano sono concordi
nell'indicare nel 1233 la data di costruzione del castello e nel 1249
quella di una sua ulteriore fortificazione con la realizzazione del
muro perimetrale esterno al nucleo centrale.
L'esame della fabbrica, con la sua regolarità geometrica (è
un quadrangolo -quasi un quadrato - con torri quadrate negli angoli)
e l'evidente organicità del complesso confermano pienamente
questi dati; alcuni particolari costruttivi, apparentemente non coerenti
con tale ipotesi, possono trovare semplice spiegazione senza per questo
dover avanzare ipotesi diverse, prive, peraltro di qualsiasi fondamento
storico. È comunque da rilevare che la muratura immediatamente
vicina alla lapide del 1233 ed alla sottostante porta di accesso (lalo
ovest del nucleo centrale) si presenta lavorata alla boggiarda fine,
in contrapposizione con il bugnato che costituisce il parametro murario
esterno per l'intera struttura. La spiegazione più semplice
dell'evidente diversità della finltura del paramento murario
potrebbe consistere in un inserimento successivo del vano di accesso
o in una sua modifica magari anche nel corso dei successivi interventi
eseguiti in epoca sveva, ma ciò non ha trovato fino a questo
momento conferma.
Altro elemento rilevabile immediatamente è che le murature
delle torri appaiono slegate dai parametri murari delle cortine: a
tale aspetto sì ritiene di non dover annettere particolare
importanza in quanto elemento ricorrente in molti castelli pugliesi
(castello di Bari, di Manfredonia, in parte castello di Sannicandro
di Bari) probabilmente dovuta alla particolare progressione costruttiva
di tali complessi, che per conseguire immediatamente un minimo di
fortificazione in tempi brevi, portava ovviamente alla realizzazione
prioritaria delle torri, da congiungere poi con le cortine.
La fondazione (1233).
II nucleo iniziale del castello è facilmente riconoscibile:
quadrangolare, con torri quadrate negli angoli, presentava due ingressi
principali tra loro contrapposti (l'uno verso est, l'altro verso ovest).
Già prima dei lavori di restauro era ampiamente noto quello
sulla cortina ovest, su cui è presente l'iscrizione del 1233:
quello sul lato est è emerso, invece, a seguito dei saggi e
delle demolizioni eseguite essendo venuti in luce l'intera soglia
nonché parti dell'arco e degli stipiti. Entrambi davano accesso
ad un porticato, che occupava il piano terra per tutta la lunghezza
del lato sud, oggi leggibile solo attraverso l'esame di chiare ed
inequivocabili tracce, costituite dai pilastri in pietra lavorata
alla boggiarda fine, inglobati nelle murature trasversali in tufo
presenti a piano terra, portate in luce dalla stonacatura delle pareti.
Come
si vedrà meglio in seguito, il porticato fu eliminato nel corso
della ristrutturazione cinquecentesca che modificò sostanzialmente
il lato sud ed il cortile. Un terzo ingresso era poi disposto verso
mare (anche questo all'inizio dei lavori si presentava tompagnato).
L'accesso al corpo di fabbrica a nord avveniva attraverso un loggiato
su due livelli sovrapposti, costituito da colonne e volte a crociera:
di tali elementi, da tempo scomparsi, restano inequivocabili tracce
sulla cortina muraria prospiciente il cortile, su cui si legge l'andamento
delle volte, mentre sono ancora presenti i semicapitelli, in buono
stato di conservazione, su cui erano impostate le crociere. Da ciò
deriva una profonda diversità del cortile attuale nei confronti
di quello
di primo impianto: in epoca sveva esso, infatti, era traslato verso
sud (il corpo di fabbrica a sud era notevolmente più stretto
di quello attuale) mentre il porticato sul lato nord ingombrava parte
dell'attuale cortile.
Circa i necessari approfondimenti sui singoli corpi di fabbrica, sulla
cui evoluzione costruttiva molti sono gli elementi emersi nel corso
dei lavori eseguiti, per facilità di comprensione si rimanda
alla successiva analitica descrizione.
I lavori di completamento (1249).
Ancora
in epoca sveva il castello fu interessato da un ulteriore intervento
consistente in opere di consolidamento e nella realizzazione di un
circuito di mura esterno al quadrangolo centrale; che tale perimetro
estemo sia in massima parte di epoca medievale, ristrutturato, rinforzato
e sopraelevato nel Cinquecento non vi possono essere più dubbi:
a parte la corretta interpretazione della lapide, di cui si è
già detto, l'attenta analisi delle cortine evidenzia la presenza
di feritoie a mezza altezza e di resti di merlature e feritoie superiori,
inglobate dalle successive strutture cinquecentesche, ma visibili
ancora oggi. Saggi in tali murature, in particolare sul lato sud,
hanno portato in luce con chiarezza il muro medievale con le freccere
su due livelli, cosi come il rimpello cinquecentesco con il quale
il muro assunse le dimensioni attuali con aumento del suo spessore
e della sua altezza. Tale muro conferma situazioni analoghe riscontrate
in complessi castellani in Puglia: cosi, ad esempio, lungo la cortina
est del castello di Bari, nel corso dei lavori di restauro eseguiti
nei primi anni sessanta, a seguito di saggi, si potè constatare
che la cinta cinquecentesca in tufo racchiudeva al suo interno una
muratura in pietra, di cui, peraltro, non fu possibile procedere alla
datazione.
Il caso di Trani conferma quindi la frequente presenza nei castelli
medievali pugliesi di una cinta muraria avanzata di prima protezione
e ciò spiegherebbe anche la mancanza del ponte levatoio in
corrispondenza delle porte di accesso al castello.
È da notare, ancora, che sul Iato sud della muratura perimetrale
esterna vi è un altro ingresso privo di qualsiasi iscrizione
o comunque elemento che possa datarlo.
Sono stati eseguiti appositi saggi sul lato interno del muro e si
è rinvenuto un locale completamente interrato (per il notevole
salto altimetrico presente tra le quote del fossato e del cortile),
ma mancante della copertura, senza peraltro che sia stato possibile
capire come tale ingresso funzionasse, ammesso che esso sia mai stato
attivato.
Inoltre, sempre sul lato sud, sono presenti due piccole porte con
archi ogivali: quella più vicina al bastione immette in una
scala, ricavata all'intemo della muratura, che porta al piano di calpestio
dei cortili; mentre la seconda, malgrado le ricerche svolte, sembra
dare nel nulla in quanto il saggio di scavo, eseguito all'interno
della cinta muraria, non ha evidenziato alcun elemento sia in relazione
al piano di calpestio sia per l'eventuale presenza di corpi di fabbrica
addossati o scale.
La
ristrutturazione cinquecentesca (1532).
La profonda rivoluzione introdotta dall'uso della polvere da sparo
nei mezzi di offesa e di difesa, con la conseguente sostituzione della
difesa piombante con quella radente, non mancò di produrre
sostanziali effetti sul complesso castellano che fu completamente
ristrutturato nei primi decenni del Cinquecento, come attestano le
due lapidi, l'una posta sul portone di ingressso, lato est, l'altra,
sul lato prospiciente il cortile centrale dell'ala sud, entrambe del
1533.
La
realizzazione più imponente fu quella della costruzione ex
novo del bastione a lancia di sud-ovest - a protezione della parte
più esposta del castello - capace di proteggere con tiri di
fiancheggiamento il muro perimetrale esterno ad ovest ed a sud. Questo,
peraltro, fu opportunamente rinforzato, con aumento dello spessore
fino a m. 2,50 ed innalzamento dell'altezza di circa m. 1,50 al di
sopra delle merlature. Ma, evidentemente, pur con queste opere, il
lato sud abbisognava di ulteriori fortificazioni: si procedette, quindi,
ad una totale ristrutturazione del corpo di fabbrica corrispondente
del quadrangolo centrale con l'ispessimento del muro esterno, lato
sud, fino a ben sette metri di larghezza ottenuto mediante riempimento
di pietrame e malta e conseguente costruzione del nuovo corpo di fabbrica,
traslato verso nord costituito dal piano terra e due piani superiori.
C'è da dire che tale riempimento fu realizzato con un nucleo
murario di ottima fattura che, ancora oggi, si presenta molto ben
conservato, tant'è che un eventuale anche parziale svuotamento,
oltre che improponibile sotto il profilo storico e filologico, sarebbe
estremamente oneroso e difficile sotto il profilo tecnico.
Ma le conseguenze più importanti si ebbero sul cortile che
risultò in gran parte occupato dal nuovo volume e che assunse
caratteri volumetrici e formali completamente diversi da quelli che
esso aveva prima della ristrutturazione. E ipotizzabile, anzi, che
in tale occasione si sia proceduto anche alla demolizione del doppio
porticato posto sul lato nord, sia perché il cortile avrebbe
avuto altrimenti dimensioni troppo ridotte sia anche perché
i caratteri maestosi del porticato, connessi più ad una residenza
imperiale, poco si addicevano alla nuova accentuata caratterizzazione
militare del castello.
Come si è accennato, la ristrutturazione del lato sud comportò
anche la realizzazione di due piani superiori, affacciantesi sul cortile
con un doppio ordine di loggiati, al posto di quello unico presente
fino a quel momento: a tali piani corrispondevano due livelli di cannoniere,
del tipo a tré cunicoli confluenti in un unico canale di uscita,
che furono poi completamente sconvolte al momento della ristrutturazione
ottocentesca, con la realizzazione di finestre aperte in breccia li
dove la muratura si presentava più debole (quindi in corrispondenza
dei vuoti delle cannoniere).
Circa il bastione quadrato sud-est mancano indicazioni storiche precise;
tuttavia l'esame dei suoi caratteri tipologici e costruttivi indica
che anche esso è stato realizzato nel corso dell'imponente
ristrutturazione cinquecentesca. A
tal proposito giova ricordare, come si è già riportato
nella relazione storica, che nel 1541 il viceré da Toledo,
a seguito di un'ispezione al castello, rilevava una certa debolezza
dell'angolo nord-est, suggerendo quindi di procedere all'edificazione
di una torre: è evidente che tale episodio indica un termine
temporale preciso per la datazione di tale importante elemento difensivo.
E opportuno, infine, ricordare che la stonacatura delle murature presenti
all'intemo del bastione quadrato ha evidenziato i resti di una freccera
di tipo medievale, ad ulteriore, ancorché inutile, conferma
della più tarda datazione del bastione stesso.
La ristrutturazione a carcere (1832-1865).
Come si è già avuto modo di sottolineare, al principio
dell'Ottocento il castello, perduta ogni importanza militare, fu destinato
a carcere, con la conseguente realizzazione di importanti opere di
ristrutturazione e costruzione di nuovi corpi di fabbrica. Tali opere,
che hanno determinato l'immagine del castello quale si presentava
all'inizio dei lavori di restauro, per fortuna furono in genere eseguite
sovrapponendo le nuove strutture alle vecchie, evitando, quasi sempre,
interventi di sostituzione o comunque distruttivi. Il rinvenimento
presso l'Archivio di Bari dell'incartamento relativo al progetto di
ristrutturazione, completo del rilievo del castello prima dell'inizio
dei lavori, ed il confronto dei dati così raccolti con quanto
verificabile dall'esame del plastico del castello, risalente al XVIII
secolo, conservato presso la Soprintendenza di Bari, hanno consentito
di avere un quadro preciso sin nel dettaglio delle operazioni eseguite
e delle trasformazioni apportate, facilitando notevolmente la loro
individuazione.
Limitando l'attenzione solo a quelle opere che comportarono più
gravi alterazioni del castello, esse possono essere di seguito cosi
sintetizzate:
- realizzazione di un camminamento estemo di ronda sul lato nord,
costituito da piloni ed archi di notevole massa: la loro fondazione
occupò, infatti, gran parte dello spazio esistente tra muro
a mare e cortina nord del castello; un identico camminamento con funzione
di servizio per l'accesso alle celle, in cui erano state nel frattempo
frazionati i grandi saloni superiori, fu realizzato su tre lati del
cortile;
-totale ristrutturazione degli accessi e dei collegamenti verticali
con riempimento in materiale di riporto delle antiche scale (gran
parte di quelle a chiocciola furono disattivate); tompagnatura di
porte ed apertura in breccia di nuove finestre e nuovi ingressi. Di
alcune di queste opere si è già accennato, come ad esempio
per l'accesso dal camminamento esterno di primo piano alle celle o
per la realizzazione di finestre ove erano presenti le cannoniere
cinquecentesche; comunque solo il confronto puntuale, stanza per stanza
tra il prima ed il dopo della ristrutturazione a carcere può
definire con precisione gli interventi eseguiti, il che però
va oltre i limiti di queste note. È necessario invece sottolineare
che queste opere, ancorché di limitata incidenza, sono state
le più distruttive per il complesso monumentale, avendo spesso
comportato la perdita di parti significative del castello;
- costruzione ex novo di diversi corpi di fabbrica, in genere in addossamento
alle vecchie strutture, lasciate integre, come hanno dimostrato i
saggi eseguiti e successivamente le demolizioni effettuate, da cui
sono emersi gli originali paramenti murari quasi del tutto integri.
Tali corpi di fabbrica furono realizzati in addossamento alle torri
di nord-est e nord-ovest, ed ingombravano quasi interamente il cortile
sud;
- realizzazione di una cappella nel cortile centrale e della torre
dell'orologio sull'ingresso principale, dove si procedette alla sostituzione
del ponte levatoio con un'arcata in muratura;
- integrazione e sistemazione del muro perimetrale esterno con ricostruzione
dell'angolo nord-ovest probabilmente crollato (di tale ricostruzione
però non sono state trovate notizie).
Restano,
invece, dei dubbi sulla datazione dei corpi di fabbrica presenti a
piano terra nell'angolo sud-est e nord-est (questi ultimi in addossamento
al bastione quadrato): l'esame del plastico settecentesco infatti
rileva la presenza di strutture, ma non è stato possibile definire
la loro funzione e le loro caratteristiche prima della ristrutturazione
ottocentesca, che certamente dovette interessarle pesantemente. In
particolare il corpo di fabbrica ubicato a nord-est, a destra per
chi entra nel castello, destinato al parlatoio, era inizialmente una
chiesa: ne fanno fede la presenza di un'abside, i cui resti sono venuti
in luce nel corso dei lavori, ma comunque visibile nel rilievo ottocentesco,
e di volte costolonate, chiaro tentativo di impreziosire o comunque
caratterizzare ambienti di particolare valore. È evidente che
l'accertamento dell'effettivo sviluppo delle fasi costruttive di tali
zone si pone come elemento prioritario e preliminare per la stessa
definizione delle proposte progettuali ad esse relative, in accordo
con le metodologie seguite per l'intero complesso: per tali motivi
sono ancora in corso ricerche di tipo storico-archivistico oltreché
indagini dirette sulla fabbrica, soprassedendo nel frattempo a qualsiasi
decisione in merito.