II
restauro di un complesso monumentale è operazione di per se
complessa, che non poche volte pone problemi ed interrogativi diffìcili,
coinvolgendo l'operatore a livello non solo professionale, nel convincimento
che dalla correttezza delle proposte e dell'operare dipenda la reale
conservazione e valorizzazione del bene oggetto dell'intervento.
Ciò è tanto più vero quando il restauro interessa
uno dei più grandi e significativi castelli pugliesi, in molti
suoi aspetti sconosciuto e su cui per la prima volta si interviene.
Tale è il caso del castello di Trani, fino agli anni Settanta
tra i meno studiati di Puglia: la destinazione a carcere non aveva
infatti solo impedito la sua conoscenza fisico-geometrica (all'atto
del trasferimento del carcere non esistevano neanche i rilievi), ma,
in un certo senso, aveva condizionato anche le ricerche di tipo storico-archivistico,
se il materiale relativo alle vicende costruttive del secolo scorso,
di cui si è già accennato nella relazione storica, conservato
nell'Archivio di Stato di Bari, era ancora inedito.
Compito arduo ma affascinante quello di impostarne in maniera corretta
il restauro, programmando le diverse fasi operative in maniera da
giungere ad una conoscenza totale del castello e delle sue vicende
storiche e tecnico-costruttive, procedendo peraltro con i primi lavori
per la esecuzione di opere improcrastinabili (sotto il profilo statico
ed igienico) per la conservazione dell'immobile.
Invero,
un notevole aiuto è venuto dal rinvenimento delle tavole di
rilievo del complesso, redatte prima della ristrutturazione a carcere
e dei computi di progetto, relativi a quest'ultima, che hanno consentito,
come si vedrà meglio nel seguito, di eseguire saggi non casuali
sin dalla fase iniziale, permettendo di verificare preliminarmente
che le opere ottocentesche si erano semplicemente sovrapposte alle
vecchie strutture, con la chiusura ed apertura di luci e porte, con
la tompagnatura di scale e locali, con l'aggiunta di nuovi corpi di
fabbrica, sempre però utilizzando l'esistente, adeguandolo
con minima spesa alle nuove necessità. Ne vien fuori un castello
ancora grandemente integro (fra i meglio conservati in Terra di Bari),
in cui, peraltro, le diverse fasi si evidenziano con chiarezza, contribuendo
a dissipare non pochi dubbi sull'evoluzione subita dal complesso e
sui caratteri che esso ha assunto nel tempo. Alla luce di tali considerazioni
il lavoro, programmato ovviamente a lungo termine, è stato
impostato sulla base di fasi sinteticamente così riepilogabili
da eseguire nell'ordine:
a) indagini storico-archivistico-biblio-grafiche e rilievo del complesso;
b) prime verifiche ed interventi urgenti a tutela dell'integrità
del monumento (tutti finalizzati ad evitare il rapido degradarsi di
situazioni già di per sé pericolose);
e) preprogetto con individuazione dei criteri di impostazione e del
programma di ulteriori ricerche da svolgere (con particolare riferimento
a quelle da eseguire direttamente sul monumento);
d) esecuzione di saggi ed indagini a tappeto (stonacature, ecc.);
e) individuazione delle fasi costruttive principali del castello ed
eventuali prime opere di liberazione dai corpi di fabbrica di recente
realizzazione;
f) primi interventi restaurativi finalizzati a garantire la conservazione
e la statica;
g) nuovo rilievo del complesso;
h) verifica e raccolta dei dati e definizione della destinazione alla
luce dei caratteri costruttivi, morfologici, architettonici e funzionali
cosi determinati;
i) progetto generale di massima;
l) progetti esecutivi per lotti funzionali.
Tale programma tracciato sin dalle prime operazioni, è stato
puntualmente rispettato, tant'è che oggi è a buon punto
di esecuzione con possibilità quindi di procedere al nuovo
rilievo del complesso, da estendere all'intera struttura.
I risultati di una simile impostazione metodologica non si sono fatti
attendere, tant'è che è indubbiamente di una certa difficoltà
riassumere in queste brevi note l'interessante e complessa mole dei
dati raccolti e le conseguenze operative che esse possono comportare.
Elemento degno di nota preliminare è la necessaria sottolineatura
di come, con facilità, in molti casi, siano stati trovati i
riscontri tra fabbrica e dati storici, con un interessante ed essenziale
connubio dei due elementi, spesso organizzati a reciproco puntuale
sostegno e verifica.
Dall'insieme
viene fuori una conoscenza più approfondita del complesso castellano,
forse il primo tentativo organico di formulare, sulla base di elementi
intrinseci ed estrinseci, nonché di quanto già noto
agli storici, il processo costruttivo del castello articolato in fasi
nettamente individuabili ancorché da definire in alcune loro
parti.
Al di là quindi di specificazioni ed approfondimenti che solo
la progressione dei lavori potrà meglio definire, collegando
ed articolando in un discorso organico parti ed elementi oggi apparentemente
distinti, si ritiene utile procedere alta descrizione delle fasi costruttive
del castello, tutte ancora facilmente riconoscibili.
Esse, come si è già accennato nella relazione storica,
sono riferibili a tré momenti principali:
- la costruzione, avvenuta in due fasi, nel 1233 e nel 1249, attestata
da altrettante lapidi, di cui la prima è riferita alla fondazione
e la seconda ad opere di sistemazione, fortificazione ed ampliamento;
-la ristrutturazione cinquecentesca, anch'essa attestata da due lapidi,
entrambe del 1533: la prima posta sulla cortina lato sud del cortile,
la seconda situata sull'attuale ingresso;
- la trasformazione a carcere, iniziata nel 1832 e continuata con
diversi momenti costruttivi fino al 1865, ma con le fasi più
intense nei primi dieci anni.