Gira Ruvo
una passeggiata virtuale
tra le vie della città
Il centro storico, tra i meglio conservati
del barese, adagiato lungo i declivi della dolce collina, ricalca l'impianto
urbanistico di quelle che furono le città romane e medioevali. Delle
possenti mura e torri di difesa rimangono tracce cospicue nella parte meridionale
in prossimità di Piazza Bovio che scegliamo come punto di partenza
del nostro breve itinerario alla scoperta delle bellezze artistiche e storiche.
La piazza è dominata
dalla bella facciata della Chiesa di S. Domenico. L'interno, ampio
e luminoso, sobriamente decorato da stucchi, conserva importanti opere d'arte:
tra queste una Madonna del Rosario di Alonzo de Corduba (1604); la Madonna
delle Grazie tra i santi Domenico e Francesco di Fabrizio Santafede
(1560-1634); la bella tela della Purificazione di Maria opera della prima
metà del Settecento attribuita a Giuseppe Mastroleo; il S. Vincenzo
Ferrer forse del bitontino Nicola Gliri (1631-1680). L'imponente complesso
conventuale in cui è inglobato il tempio, costruito dai Domenicani
nel corso del '500, è destinato ad ospitare l'opera dell'artista
Domenico Cantatore.
Sulla piazza si affaccia anche il bel palazzo neoclassico della famiglia
Jatta edificato su progetto di Luigi Castellucci (1840-1844). In esso è situato il famosissimo Museo
Archeologico Nazionale Jatta in cui sono esposti, in quattro sale disposte
a galleria, circa duemila vasi raccolti nel primo Ottocento dai fratelli
Giovanni e Giulio Jatta nel corso del clima torbido provocato dai forsennati
saccheggi perpetrati da avventurieri e antiquari senza scrupoli. Il Museo
Jatta costituisce un raro esempio di collezione privata rimasta integra
nella sede espositiva originaria rappresentando, per l'intimo e immutato
rapporto tra contenuto e contenitore, un documento davvero straordinario
della museografia ottocentesca.
Nella prima sala è collocato prevalentemente materiale "rustico"
e senza vernice: statuette, vasi, il grande dolio per la conservazione delle
derrate, frammenti di decorazioni fittili, alcuni vasi con decorazioni geometriche
e orientalizzanti. Nella seconda sala si impongono, per la mole e la bellezza
degli ornati, le anfore attribuite alla cerchia del pittore di Ligurgo (IV
sec. a.C.) una con scena di Amazzonomachia e Antigone prigioniera di Creonte, l'altra
con Teti e le Nereidi che portano le armi ad Achille. Il colossale cratere
al centro, narra della morte dei Neobidi ad opera di Apollo saettante. La
terza sala accoglie la splendida collezione dei rhyta: vasi zoomorfi o antropomorfi
usati nei banchetti. Il cratere più grande, attribuito al pittore
di Licurgo, rappresenta il Giardino degli Esperidi e, nella parte posteriore,
una scena del sacrificio ad Apollo. Ad un greco immigrato indicato con il
nome di Amykos si deve il cratere lucano con Fineo derubato dalle Arpie
e liberato dagli Argonauti (fine V sec. a.C.). La quarta sala, la più
piccola, contiene i vasi di maggior pregio. Al centro il celeberrimo Vaso
di Talos, cratere attico a figure rosse del V secolo a.C., tra i capolavori
in assoluto della ceramica greca: Talos, il mitico custode dell'isola di
Creta, morente per l'incantesimo di Medea, è sostenuto dai Dioscuri
alla presenza degli Argonauti, di Poseidone e Anfitrite. La parte posteriore
del vaso, privato delle integrazioni ottocentesche da un recente restauro,
rappresenta la scena di ringraziamento ad Atena.
Da Via Veneto si entra direttamente nel cuore
della città antica. Su questo tracciato principale, che sembra ricalcare
in parte la via consolare
Traiana, si affacciano significative emergenze monumentali: per prima vi
è la Cattedrale edificata tra il XII e il XIII secolo; essa
è uno dei più perfetti esemplaria, per armonia e selezione
di linee architettoniche, di stile romanico-pugliese a tendenza gotica.
L'ampia estensione della facciata è caratterizzata dall'insoluto
acuto degli spioventi; sopra il rosone, tra i più belli delle chiese
romanico-pugliesi, la misteriosa figura del sedente. Antichissimo
è il capanile che risale all'anno 1000 e pare fosse originariamente
torre di avvistamento e difesa. All'interno la Cattedrale è divisa
in tre navate poggiate su robuste colonne. Da non perdere infine una visita
all'ipogeo dove sono visibili i resti della prima Cattedrale edificata
intorno all'anno 1000. Continuando la passeggiata e proseguendo verso sinistra
tra le stradine del borgo antico troviamo il Palazzo Spada con l'atrio
e il bel loggiato illegiadriti da bassorilievi con scene mitologiche; la
rettangolare Piazza Menotti Garibaldi sovrastata dalla seicentesca
Torre dell'Orologio sul cui basamento è collocata l'iscrizione
dedicatoria all'imperatore romano Gordiano III; Palazzo Caputi, costruito
tra il XVI e il XVII secolo. Quest'ultimo è attualmente sede dell'Assessorato
per i Beni Culturali e ospita la collezione di grafiche donate da Domenico
Cantatore alla città natale e gli olii di Michele Chieco. Oltre cento
le grafiche di Cantatore: ulivi, nature morte, paesaggi, contadini,
odalische, che raccontano dell'esperienza e degli interessi culturali e
pittorici di questo originale pittore del Sud.
Il groviglio di strade, archi e corti sfocia nell'ampia piazza circolare
dove si affacciano il Palazzo Avitaia (1604), attualmente sede del
governo cittadino; la piccola Chiesa di San Rocco sul cui altare
troneggia la statua lignea del santo e, in una teca, la Madonna del Buon
Consiglio in una splendida cornice d'argento; il neoclassico Palazzo
Camerino con belle sale affrescate; i resti del Castello di Ruvo
il cui bastione centrale è decorato da trifore e bifore trecentesche
e la Chiesa del Redentore, arricchita di recente da un maestoso mosaico,
completa l'immagine architettonica della piazza principale di Ruvo.
Ai monumenti storici e artistici si aggiungono le suggestioni di una natura
incontaminata. Uliveti e vigneti a perdita
d'occhio, spesso uniti alle colture del mandorlo, caratterizzano il vasto
orizzonte del territorio ruvese, ampio ben 22201 ettari, ricco anche di
intense e riposanti macchie boschive dalla tipica vegetazione mediterranea:
fragno, leccio, lentisco, roverella, perastri, asparago selvatico, cespugli
di rosa canina, ferule, cardi, orchidee selvatiche, timo e distese di asfodeli.
Dalle piante agli animali: la fauna selvatica comprende il gheppio, il falco
grillaio, il corvo, la calandra, la monachella e una ottantina di specie
nidificanti; la volpe, la lepre, il riccio, la vipera, il ramarro, il serpente
cervone. Di grande interesse è il Bosco di Scoparello dominato
dalla quercus troiana, presente con esemplari rari e monumentali
spesso localizzati nelle vicinanze di piscine e masserie.
Nella parte alta della Murgia ruvestina, che raggiunge in contrada Serraficaia
i 673 metri sul livello del mare, si aprono importanti cavità carsiche.
Tra le gravi quella della Ferratella, esplorata fino a 230 mt, è
tra le più profonde dell'Italia centro-meridionale. La realizzazione
del Parco Nazionale dell'Alta Murgia, che riguarda gran parte del territorio
di Ruvo insieme a quelli di Minervino, Andria, Corato, Bitonto, Toritto,
Altamura, Gravina, Poggiorsini, Spinazzola, contribuirà notevolmente
a tutelare e valorizzare un ecosistema di grande interesse anche per la
presenza di opere fortificate, tratturi, insediamenti, masserie, casedde,
piscine, jazzi, ricoveri pertinenti all'attività pastorale e alla
trasumanza.
Per l'insieme del suo patrimonio l'alta Murgia è stata infatti riconosciuta
come area di reperimento dalla Legge Quadro sulle Aree Protette (394/91,
art. 34).
A 10 km. da Ruvo non si dimentichi di visitare l'antico casale medioevale
di Calentano, autentica oasi di pace tra secolari oliveti. Le antiche
mura racchiudono il Santuario dell'Annunziata rinnovato nel XVII secolo;
l'affresco venerato raffigura la Madonna con il Bambino tra i Santi Antonio
Abate e Leonardo (XII sec.).
| Posizione
geografica | Cenni storici sulla città
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