GRUPPO DI LAVORO

Autonomia didattica e innovazione dei corsi di studio di livello universitario e post-universitario

RAPPORTO FINALE
(Testo rivisto nella riunione del 3 ottobre 1997, ultima stesura a cura di Guido Martinotti)

2. Principi organizzativi generali

      Il Gruppo di lavoro ha cercato di fissare, come base per il dibattito, alcuni "principi organizzativi", cioè scelte strategiche tra modelli contrapposti (es. centralità/diffusione, gerarchia/parità di funzioni eccetera) che delineano la forma istituzionale di una organizzazione. Le scelte proposte sono da considerarsi interrelate, anche se, naturalmente, ogni scelta non ne determina un'altra in modo automatico. Quindi il principio organizzativo via via indicato in ogni specifica dimensione è da considerare come elemento prevalente piuttosto che unico.

      Il sistema che ci si attende possa emergere al termine di un processo di innovazione stimolata e favorita dal centro dovrebbe avere queste caratteristiche:

*   Contrattualità del rapporto studenti-ateneo
*   Differenziazione competitiva tra gli atenei
*   Pluralità dell'offerta formativa
*   Flessibilità curriculare
*   Mobilità delle risorse umane
*   Accreditamento dei corsi di studio
*   Appoggio alla innovatività bottom up
*   Adozione del sistema dei crediti educativi
*   Adozione di sistemi di valutazione
*   Trasparenza nell' indirizzamento del sistema

      1) Alla base va posto un principio che definiamo di contrattualità e che dovrebbe sostituire il rapporto quasi-fiscale della passiva "iscrizione" a una università. Nel momento in cui intraprende un corso di studio studentesse e studenti definiscono contrattualmente - cioè in base a un "accordo bilaterale con prestazioni corrispettive" - con il singolo Ateneo le condizioni di svolgimento degli studi. Queste condizioni stabiliscono obbligazioni da entrambe le parti, potenziando la componente "consensuale" del rapporto tra studentesse e studenti e istituzione, e ponendo l'accento sulla qualità del servizio dovuto dall'Ateneo. Se da un lato la fruizione di questo servizio contiene inevitabilmente l'adesione a un rapporto pedagogico implicito nell’attività didattica organizzata e nel concetto di università come comunità, dall'altro impone all'Ateneo il rispetto degli standards specificati nell'accordo. Il principio di contrattualità rivaluta il ruolo di studentesse e studenti quali soggetti attivi adulti contribuendo al tempo stesso ad avviare un processo di aumento della trasparenza nell'offerta formativa che stabilisca in modo chiaro le responsabilità dell'ateneo.

      2) Il secondo principio operativo che si intende affermare è quello della diversificazione competitiva tra i diversi atenei, che implica anche una estensione dell'idea di contrattualità. A causa dell'abuso che si fa di questo termine è necessario specificare che "competitività" in questo contesto non può avere il medesimo significato che gli si attribuisce nel linguaggio economico che regola i rapporti tra imprese. Indipendentemente da ogni altra considerazione, nel sistema italiano non è possibile, allo stato attuale, pensare a un sistema di atenei in competizione tra di loro, per la buona ragione che mancano le condizioni al contorno per un vero e proprio mercato accademico, sia per gli studenti, sia per i docenti. Tale mancanza deriva da una serie di importanti vincoli strutturali esterni all'istituzione universitaria e relativi alla mobilità delle persone, al mercato del lavoro e alla sua organizzazione e, infine, al ruolo del sistema familiare nei meccanismi di inserimento dei giovani nella vita adulta, occupazione compresa, e non è pertanto eliminabile, nel breve periodo, con misure normative. Sul lungo periodo la competizione tra i diversi atenei potrà forse contribuire a stimolare una rilevante mobilità di docenti e studentesse e studenti. Oggi, tuttavia, affermare questo principio significa soprattutto accettare e accentuare gli aspetti positivi della diversificazione tra gli atenei, e insistere sulla trasparenza nel confronto tra le condizioni dell'offerta formativa nei diversi atenei in modo da incoraggiare una scelta della sede in base a specifiche esigenze di formazione, piuttosto che la generica preferenza dell' "università sottocasa"

      3) Un terzo principio riguarda la pluralità delle offerte in risposta a diversi tipi di domanda formativa. Il sistema di istruzione superiore deve continuare a tenere conto della domanda prevalente: giovani adulti di entrambi i sessi che intendono acquisire un titolo nei tempi prescritti. Anzi deve creare le condizioni perché questo percorso si svolga con la massima regolarità possibile inserendo nel contratto formativo le condizioni necessarie per il regolare completamento degli studi per le studentesse e gli studenti a pieno tempo e i doveri che essi sottoscrivono. Al tempo stesso deve svilupparsi sempre più una risposta complessa alla articolata proveniente da altri soggetti e cioè giovani adulti, perlopiù già inseriti nel mondo del lavoro, che intendono conseguire il titolo di studio senza un termine di tempo preciso, ovvero in tempi dilazionati, e adulti, o adulti anziani, che rientrano periodicamente nel sistema per una formazione lifelong. Questo principio deve portare alla eliminazione dello status e della idea stessa di "fuori corso", che va sostituita con diverse forme concordate e regolate di studentesse e studenti a tempo parziale. In tale quadro, tenendo presente che le università sono fatte di donne e uomini occorre riporre maggiore attenzione alle esigenze specifiche delle donne che rappresentano oggi una porzione maggioritaria del corpo studentesco.

      4) La pluralità dell'offerta implica a sua volta un quarto principio che possiamo chiamare quello della flessibilità curricolare. Flessibilità curricolare vuol dire offrire agli atenei la possibilità di avviare nuove attività formative, anche temporanee, senza lunghe e defatiganti procedure di approvazione preventiva. La flessibilità curriculare facilita l'adeguamento dell'offerta formativa ai cambiamenti nel modo del lavoro e delle condizioni di vita che sono particolarmente rapidi in questo torno di anni. All'interno di una attenzione allo sviluppo di settori innovativi che tengano conto della pluralità di culture e conoscenze, l'attuazione di questo principio si lega anche alla messa in atto di iniziative per la sensibilizzazione alla cultura di genere. La flessibilità curriculare si ottiene anche facilitando le procedure di approvazione di nuovi corsi di studio, e la loro chiusura una volta che se ne rilevi esaurita l’utilità. L'innovazione didattica deve riguardare non soltanto i curricoli e i contenuti disciplinari, ma anche le modalità delle attività didattiche. In particolare occorrerà che si incrementino le occasioni di effettiva interazione tra docenti e studenti, fin dai primi anni di iscrizione, non trascurando l'uso delle nuove tecnologie comunicative.

      5) Ne deriva un quinto principio operativo che è quello della mobilità delle risorse umane. La possibilità di avviare - e chiudere - corsi di studio di vario tipo implica ovviamente la eliminazione della rigida corrispondenza tra docente e cattedra/materia che del resto è una peculiarità del sistema italiano e che sotto il pretesto della libertà di insegnamento ha mascherato il più perverso intreccio di nicchie, privilegi e cattiva distribuzione delle risorse che abbia mai dominato un sistema organizzativo. I problemi della mobilità delle risorse umane devono ovviamente trovare regolazione nel quadro dello stato giuridico dei docenti e degli statuti e regolamenti didattici addotti autonomamente dai singoli atenei. Sin d'ora tuttavia è possibile ottenere, in applicazione delle leggi esistenti, che i docenti di corsi specialistici possano essere anche solo temporaneamente utilizzati per sostenere lo sforzo didattico dei corsi introduttivi e affollati. Infine va stimolata la mobilità tra atenei, anche ricorrendo ad accordi interateneo che permettano mobilità per limitati periodi di tempo.

      6) Flessibilità curriculare e mobilità delle risorse umane si ricollegano a un sesto principio organizzativo che mira alla graduale sostituzione di un valore formale del titolo di studio - assegnato a priori, una volta per tutte, in base a un elenco di titoli di corsi - con un sistema di certificazioni a posteriori o accreditamento basato su tre criteri, valore culturale del titolo proposto, sua rispondenza a esigenze sociali o economiche e adeguatezza delle risorse messe a disposizione dagli Atenei. L'accreditamento nazionale è necessario nella misura in cui il sistema di istruzione superiore utilizza risorse pubbliche da un lato e si pone come garante della qualità dell'istruzione offerta dall'altro. Tuttavia, nel quadro dell'autonomia è indispensabile che i requisiti comuni siano effettivamente minimi, ma soprattutto che le procedure di avviamento di nuovi corsi e le variazioni dei corsi tradizionali possano svolgersi senza le lentezze e le rigidità del sistema vigente.

      7) La flessibilità è garantita da un sistema di crediti, che costituiscono il settimo principio operativo. I crediti sono unità di misura standardizzate dell'esperienza conoscitiva acquisita che possono essere spesi in diversi livelli e ordini di studi. L'adozione del sistema dei crediti non è un puro e semplice cambio di etichetta, ma costituisce l'accettazione di un principio estremamente importante che è la riutilizzabilità di tutti gli investimenti formativi innanzitutto nell'ambito del sistema universitario, ma anche, nelle prospettive indicate dal ‘patto per il lavorò del settembre 1996, nel quadro della costruzione di un sistema integrato di certificazione delle competenze professionali che riguarda sia l'università, sia gli altri settori del sistema formativo, sia lo stesso mercato del lavoro.

      8) L'insieme di questi principi dovrebbe permettere ai singoli atenei una ampia capacità di iniziativa e trasformare l'insieme dell'istruzione superiore italiana da un sistema dall'alto, basato su criteri di pianificazioni a un sistema stimolato da iniziative dal basso, in cui "è permesso tutto ciò che non è vietato", che costituisce l'ottavo principio operativo. I necessari indirizzi centrali non devono frenare l'iniziativa locale e si devono piuttosto orientare verso procedure di responsabilizzazione delle risorse locali e nella diffusione dei modelli di best practices. Si tratta di utilizzare anche in questo campo il principio di contrattualità, che deve informare i rapporti tra singolo ateneo e soggetti - in primo luogo lo Stato - che concorrono al suo finanziamento. Infine le iniziative didattiche non finalizzate al conferimento di titoli di studio riconosciuti sono assunte dalle università in totale autonomia purché' l'assenza del requisito di riconoscimento sia chiaramente indicata. Tuttavia anche queste iniziative possono inserirsi nel sistema dei crediti riutilizzabili.

      9) Per contro è evidente che un sistema basato su questi principi è anche un sistema che richiede una regolazione più sofisticata e pertanto il nono principio operativo che viene proposto è quello della valutazione. La valutazione è già parzialmente avviata, e quindi non ha bisogno di essere proposta se non per sottolineare alcuni punti che rischiano di andare persi o di essere stravolti nell'applicazione e per ribadire che il meccanismo della valutazione è un perno di un sistema di istruzione superiore basato sull'autonomia dei singoli atenei e dei singoli docenti. Maggiore è l'autonomia, più stringente deve essere l'obbligo da parte dei soggetti di confrontarsi con una valutazione anche esterna del proprio funzionamento.

      10) All'autonomia deve corrispondere un rafforzamento della funzione di governo e questo costituisce il decimo principio operativo. Governo significa capacità di conoscenza, di indirizzo, di coordinamento e di verifica dei risultati. Tali capacità risultano necessarie per garantire, a livello centrale e locale, il governo dei processi di mutamento in atto e l'utilizzazione delle risorse per incentivare il sistema verso determinati obiettivi ritenuti primari. Tra queste conoscenze deve trovare luogo, oltre a un Osservatorio dei dati del sistema, gia' attivo, anche un osservatorio della domanda. Il sistema di incentivi basato sulla valutazione deve quindi accompagnarsi anche a una capacità conoscitiva di scenari, che peraltro il MURST può concordare anche con altri ministeri.


INDICE
  1. La filosofia dell'intervento
  2. Principi organizzativi generali
  3. Le principali linee di intervento. La proposta del Gruppo di lavoro
    A) I crediti didattici nel sistema universitario
    B) Struttura dell'ordinamento didattico
    C) La valutazione
    D) L’orientamento
    E) Coordinamento territoriale e differenziazione competitiva
    F) I collegamenti con gli altri i sistemi europei
    G) Conoscenze per il governo del sistema