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Le sette arti liberali costituiscono fino al XII secolo un programma di insegnamento ereditato dall'antichità. Sono la grammatica, la dialettica, la retorica, l'aritmetica, la geometria, l'astronomia e la musica, che successivamente devono formare la mente. Questo metodo risale a Varrone, che distingueva le arti liberali dalle arti meccaniche; è ripreso da Marziano Capella nel V secolo nel suo trattato allegorico De nuptiis Philologiae et Mercurii. Si ritrova presso Cassiodoro e presso Alcuino, che divide le sette arti liberali in due rami: il trivium che comprende le prime tre, le quali hanno come oggetto l'espressione del pensiero (verba), e il quadrivium che è la scuola delle cose (res). Numerosi trattati riprendono nel XII secolo il sistema delle arti liberali: il Didascalion di Ugo di San Vittore, il Metalogicon di Giovanni di Salisbury, l'Heptateuchon di Thierry di Chartres. Ma questo schema di insegnamento finisce con l'essere superato. La dialettica prevale sulla grammatica. La logica di Aristotele viene riscoperta. La teologia acquista il suo significato specifico. Arti liberali e arti meccaniche si avvicinano di nuovo per un certo tempo. Si apre la via alle sintesi dottrinali.
Jacques Le Goff, La civiltà dell'Occidente medievale
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Ultimo aggiornamento: 16 Luglio 2001 |