Giovanni BOCCALISan Damiano, santuario. |
LA STORIA LA STRUTTURA IL SIGNIFICATO
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8. SIGNIFICATO TEOLOGICO DEL SANTUARIO Ognuno sa che il santuario nasce non dove sono ammassati gli uomini, ma dove Dio ha posto la sua presenza di grazia, e in genere in luoghi solitari o deserti, frequentati solo da uomini santi, legati intimamente a Dio. La grazia di Dio dunque è la radice dei santuari. E la grazia di Dio si è posata su Francesco prima e su Chiara poi qui in San Damiano. E il luogo prende il significato religioso dalle grazie concesse da Dio alla Chiesa per mezzo di questi due suoi figli: la maturazione della vocazione evangelica di Francesco, e la vita di preghiera o intimità con Dio, vita di fraternità, vita di penitenza e di povertà di Chiara. La santa ha realizzato tale ideale come Maria nella vita di Gesù e in seno alla Chiesa apostolica. Il santuario ha tale messaggio nella Chiesa: messaggio da unire e completare con quello degli altri luoghi francescani di Assisi, della valle reatina e della Verna. Così che Assisi è nel piano di Dio e nella missione della Chiesa tutto un santuario. Un po' come la Palestina con Nazaret, Betlemme e Gerusalemme. Dante infatti canta: «Però chi d'esso loco fa parole / non dica Ascesi, che direbbe corto, / ma Oriente, se proprio dir vuole» (Paradiso 11,52-54:2106).
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LA STORIA LA STRUTTURA IL SIGNIFICATO
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a) Nella vita di Francesco La vocazione di Francesco si matura su tre elementi: preghiera, penitenza, elemosina. La preghiera di Francesco è fatta nella solitudine e nella povertà del luogo: «Un giorno era uscito nella campagna per meditare. Trovandosi a passare vicino alla chiesa di San Damiano, che minacciava rovina, vecchia com'era, spinto dall'impulso dello Spirito Santo, vi entrò per pregare» (san Bonaventura da Bagnoregio, Leggenda maggiore 2,1:1038). Nella preghiera chiede grazie di illuminazione e di virtù per una missione nella sua vita: «O alto e glorioso Dio, / illumina el core mio. / Damme fede dericta, speranza certa, / carità perfecta, humiltà profonda / senno e cognoscemento / che io servi li toi comandamenti. Amen" (Preghiera davanti al Crocifisso 1-3:276). La preghiera ottiene una prima risposta esplicita del Crocifisso, che gli indica una pista da seguire, o un'opera da eseguire: «(Francesco) si prostra supplice e devoto davanti al Crocifisso e, toccato in modo straordinario dalla grazia divina, si ritrova totalmente cambiato. Mentre egli è così profondamente commosso, all'improvviso - cosa mai udita - l'immagine di Cristo crocifisso, dal dipinto gli parla. "Francesco - gli dice chiamandolo per nome - va', ripara la mia casa che come vedi va tutta in rovina"» (Tommaso da Celano, Vita seconda di san Francesco d'Assisi 10:593). «(Francesco) tornato finalmente in sé, si accinge ad obbedire, si concentra tutto nella missione di riparare la chiesa di mura, benché la parola divina si riferisse principalmente alla Chiesa che Cristo acquistò col suo sangue» (san Bonaventura da Bagnoregio, Leggenda maggiore 2,1:1038).
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«Sempre in quei giorni e nello stesso luogo, dopo che Francesco ebbe composto le Laudi del Signore per le sue creature, dettò altresì alcune sante parole con melodia, a maggior consolazione delle Povere Signore del monastero di San Damiano, soprattutto perché le sapeva molto contristate per la sua infermità. E poiché, a causa la malattia, non le poteva visitare e consolare personalmente, volle che i suoi compagni portassero e facessero sentire alle recluse quel canto» (Leggenda perugina 45:1594). Francesco vi sarà ricondotto dai frati, già morto, il 4 ottobre 1226, per essere salutato e baciato per l'ultima volta da Chiara e dalle sorelle: «Fu levata via la grata di ferro dalla finestra attraverso cui le monache ricevono la comunione o talora ascoltano la parola di Dio. I frati alzarono la salma di Francesco dalla lettiga e la tennero a lungo sulle loro braccia accanto alla finestra, così che donna Chiara e le sue sorelle ne provarono una consolazione profonda, sebbene fossero tutte in pianto e afflitte dal cordoglio, poiché Francesco era stato per loro, dopo Dio, l'unica consolazione a questo mondo» (Leggenda perugina 109:1668; cfr. Tommaso da Celano, Vita prima di san Francesco d'Assisi 116-117:523-524).
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b) Nella vita di Santa Chiara Il tipo di perfezione proposta a Chiara è la perfezione evangelica, modellata su --> Maria, madre di Gesù, la quale nell'antifona «Santa Maria» è salutata madre, figlia, sposa, ancella della SS. Trinità: «Santa Maria Vergine, non vi è alcuna simile a te, nata nel mondo, fra le donne, figlia e ancella dell'altissimo re, il Padre celeste, madre del santissimo Signore nostro Gesù Cristo, sposa dello Spirito Santo» (Ufficio della passione del Signore: 281). Cioè: Maria dall'Annunciazione alla Pentecoste, o meglio dalla Concezione all'Assunzione. Questa è la strada di Chiara, questa è la --> madre tipica per la vita della madre --> Chiesa. Anche Chiara e le sorelle sono chiamate da Francesco signore, figlie, ancelle, spose, madri sotto l'azione dello Spirito Santo: «(mie signore), per divina ispirazione, vi siete fatte figlie e ancelle dell'altissimo sommo re, il Padre celeste, e vi siete fatte spose dello Spirito Santo, scegliendo di vivere secondo la perfezione del santo Vangelo» (Forma di vita (a santa Chiara) 1:139). «Diceva: un solo e medesimo Spirito ha fatto uscire i frati e quelle donne poverelle da questo mondo malvagio» (Tommaso da Celano, Vita seconda di san Francesco d'Assisi 204:793). La vocazione infatti di Chiara e sorelle, è la stessa di Francesco e fratelli, suscitata dallo stesso Spirito, e diretta alla stessa missione di restaurare la Chiesa; votate alla stessa perfezione evangelica: gli uomini con la missione apostolica, le donne con la contemplazione evangelica di Maria di Betania. Nella mente di Francesco vi è una sola --> vocazione, e perciò un solo Ordine, l'Ordine dei frati minori e sorelle minori.
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CONCLUSIONE È vita morente che è avvolta dal luminoso manto verginale di Maria e del suo bacio - come a una festa di nozze - impresso sul volto di Chiara: i due volti sono così vicini e somiglianti, che alla fine, come fusi insieme, se ne scorge uno solo: «Le quali vergini se appressarono al letto della detta madonna santa Chiara, e quella Vergine che pareva maggiore in prima la coperse nel letto con un panno suttilissimo, lo quale era tanto suttile che per la sua grande suttilitade essa madonna Chiara, benché fusse coperta con esso, nondimeno se vedeva. Da poi essa Vergine delle vergini, la quale era maggiore, inchinava la faccia sua sopra la faccia della preditta vergine santa Chiara, ovvero sopra el petto suo, però che essa testimonia non podde bene discernere l'uno dell'altro; la quale cosa fatta, tutte sparirono» (Processo di canonizzazione di santa Chiara 11,4:3033).
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