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Giovanni BOCCALI

San Damiano, santuario.

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Trascrizione, impaginazione e link: M. Mastrorilli, 2000 -

5. STRUTTURA ATTUALE DEL SANTUARIO

Tutto l'edificio-santuario ha un aspetto semplice per povertà e per struttura. Nel suo complesso ha la forma di una T (ti) maiuscola con l'asta centrale che comprende la chiesa con il coro nel piano inferiore, il dormitorio con l'oratorio nella parte superiore; e l'asta trasversale comprende il coro delle clarisse con il refettorio nel piano inferiore, e l'infermeria di santa Chiara nel piano superiore.
La cucina doveva essere accanto al refettorio; o dove era quella dei frati fino al 1948 (ora coro nuovo), o dove è il «fuoco comune». La casetta del sacerdote custode della chiesa, o dei frati assistenti le clarisse, la sacrestia, così pure il luogo di sepoltura, dovevano stare dove oggi sono le cappelle di san Girolamo e del Crocifisso, la sacrestia e l'atrio del coretto di santa Chiara, o «Sepolcreto».
La via di comunicazione tra il piano inferiore e il superiore doveva avvenire per mezzo di scale interne; una è quella che sale dalla porta del refettorio all'infermeria di santa Chiara, una seconda doveva essere levatoia [4].
Sia nel piano inferiore sia in quello superiore vi dovevano essere due porte che mettevano in comunicazione i vari ambienti: una che dal coro immetteva nella cucina e nel refettorio, l'altra che metteva in comunicazione il dormitorio e l'oratorio con il «dormitorio de sotto», cioè l'infermeria. Di queste due porte vi sono solo tracce.

[4] Cfr. Analecta Franciscana III, p. 178.

I locali del santuario

Questo complesso non è sorto tutto in una volta, ma in periodi successivi: l'edificio iniziale cresce con l'avvento di Francesco e si allarga ancora con la presenza di santa Chiara e le sue cinquanta sorelle; in fine i frati portano altre aggiunte. Ciò però è avvenuto senza distruzioni, ma con semplici modifiche, adattamenti e aggiunte. È cresciuto diciamo in modo organico ed equilibrato.
Le Fonti Francescane, quando vi fanno giungere Francesco nel 1205, ci fanno sapere che la chiesa è fabbricata sul bordo della strada, dedicata a san Damiano, allora in stato di decadenza per vecchiaia (Tommaso da Celano, Vita prima di san Francesco d'Assisi 4:334), e ci danno molte notizie topografiche particolareggiate sia per il primo periodo di san Francesco 1205-1209, e sia per il secondo periodo della presenza di santa Chiara 1211-1253.
Naturalmente le notizie sono sparse un po' qua e un po' là, talvolta più dettagliate talvolta meno.
Per la presenza di san Francesco sono degni di nota i brani di Tommaso da Celano, Vita prima di san Francesco d'Assisi 8-20:332-353; Tommaso da Celano, Vita seconda di san Francesco d'Assisi 10 e 13:593s e 599; Leggenda dei tre compagni 13-25:1410-1427; Anonimo perugino 7-8 e 12:1493-1495; san Bonaventura da Bagnoregio, Leggenda maggiore 2,1 e 7:1038 e 1047.
Per la presenza di santa Chiara, in particolare la sua Regola (Regola di santa Chiara d'Assisi 5,5-15:2784-2786; 11,3-6:2813) e i brani del Processo di canonizzazione di santa Chiara. Naturalmente quando la santa detta delle norme per la vita monastica, le dà in base alla vita e agli ambienti del monastero. Per esempio, quando parla del silenzio o dei doveri dell'abbadessa, nomina chiesa, dormitorio, refettorio, infermeria (Regola di santa Chiara d'Assisi 4,13:2779; 5,2:2783).
In un scarno elenco per la presenza di Francesco abbiamo questo:
una chiesa antica in rovina: Tommaso da Celano, Vita prima di san Francesco d'Assisi 8:334; Tommaso da Celano, Vita seconda di san Francesco d'Assisi 10:593; san Bonaventura da Bagnoregio, Leggenda maggiore 2,1:1039; Leggenda dei tre compagni 13:1411;
una strada antistante la chiesa: Tommaso da Celano, Vita prima di san Francesco d'Assisi 8:334;
una casa del prete: Tommaso da Celano, Vita prima di san Francesco d'Assisi 9:335; Leggenda dei tre compagni 16:1415;
una finestra: Tommaso da Celano, Vita prima di san Francesco d'Assisi 9:335; Leggenda dei tre compagni 16:1415; Anonimo perugino 7:1493;
una grotta scavata da Francesco: Tommaso da Celano, Vita prima di san Francesco d'Assisi 10:336; Leggenda dei tre compagni 16:1416;
una grata tra chiesa e coro: Tommaso da Celano, Vita prima di san Francesco d'Assisi 116:524; Leggenda perugina 109:1668; Specchio di perfezione 108:1808.


Per la presenza di santa Chiara abbiamo:
il monastero nel suo complesso edilizio: Tommaso da Celano, Vita seconda di san Francesco d'Assisi 13:599; Testamento di santa Chiara d'Assisi 13:2827; 54:2844; Processo di canonizzazione di santa Chiara 14,6:3110; Leggenda di santa Chiara vergine 21:3201 ;
il chiostro come spazio aperto recintato: Processo di canonizzazione di santa Chiara prologo: 2934; 2,20:2963; 9,3:3060; 15,3:3115;
la casa con i suoi ambienti abitati: Processo di canonizzazione di santa Chiara 3,18:2984;
le mura di cinta di clausura: Processo di canonizzazione di santa Chiara 3,18:2984; Leggenda di santa Chiara vergine: 3202;
i confini della proprietà: Testamento di santa Chiara d'Assisi 54:2844; Leggenda di santa Chiara vergine 21 :3201;
l'orto da coltivare : Regola di santa Chiara d'Assisi 6,15:2791; Testamento di santa Chiara d'Assisi 53-55:2844;
la chiesa: Regola di santa Chiara d'Assisi 4,14:2779; 5,2:2783;
il dormitorio: Regola di santa Chiara d'Assisi 4,13:2779; 5,2:2783;
il refettorio: Regola di santa Chiara d'Assisi 4,13:2779; 5,2:2783;
l'infermeria: Regola di santa Chiara d'Assisi 4,13:2779; 5,3:2783; Processo di canonizzazione di santa Chiara 15,1:3113;
il parlatorio: Regola di santa Chiara d'Assisi 5,15:2786;
la portineria: Regola di santa Chiara d'Assisi 11,1:2812;
la grata del coro: Regola di santa Chiara d'Assisi 5,10-13:2785; Tommaso da Celano, Vita prima di san Francesco d'Assisi 116:524; Leggenda perugina 109:1668;
il luogo della sepoltura: Regola di santa Chiara d'Assisi 12,11:2818;
la cella di Chiara: Leggenda di santa Chiara vergine 30.31:3215.3217;,
il luogo della preghiera di Chiara: Processo di canonizzazione di santa Chiara 2,15:2958;
la porta del monastero : Regola di santa Chiara d'Assisi 11,3-7:2813; Processo di canonizzazione di santa Chiara 5,5:3023; 14,6:3110;
la porta del refettorio: Processo di canonizzazione di santa Chiara 9,2:3060;
la porta del parlatorio: Regola di santa Chiara d'Assisi 5,11-14:2785;
la porta del dormitorio: Processo di canonizzazione di santa Chiara 11,4:3083; Leggenda di santa Chiara vergine 46:3253;
il muricciolo accanto al refettorio: Processo di canonizzazione di santa Chiara 1,15:2939; 14,6:3110;
la casa e cella per Francesco malato: Leggenda perugina 42:1590; 43:1591;
il luogo dei frati: Processo di canonizzazione di santa Chiara 6,16:3039;

Oltre a questi locali dovevano esservi la cucina, il lavatoio e il «fuoco comune», non nominati nei vari documenti, ma in pratica esistenti e in parte conservati ancor oggi. Quasi tutti gli ambienti nominati nell'antica documentazione sono ancora là, e le modifiche apportate nei secoli sono solo accessorie e secondarie.


6. LAVORI ESEGUITI DA FRANCESCO

Il complesso ora descritto è il risultato di un edificio esistente prima dell'arrivo di Francesco e un aumento di costruzione per opera delle Clarisse.
Francesco vi trova certamente la chiesa in decadenza: il piano terra comprendeva l'attuale chiesa con l'eventuale cripta e il refettorio, il piano superiore doveva avere solo il presbiterio e l'infermeria, o salone di alloggio per pellegrini o malati (se l'edificio serviva da ostello o ospedaletto).
I lavori eseguiti da Francesco sono stati lunghi, pesanti e ampi. Certamente non è stato un restauro con la sostituzione di qualche pietra pericolante o qualche coppo rotto, qualche rattoppo di muro o qualche ricucitura di pietre sconnesse. Si vede bene ancora la differenza di mani nella muratura. Per esempio, il muro del refettorio e infermeria è di una mano e di una qualità di lavorazione di pietra differente da quella della chiesa: è un travertino a blocchi di grandezza non eccessiva, di lavorazione piuttosto rozza. Il travertino è di cava locale.


La chiesa e il dormitorio sovrastante invece presentano almeno tre mani, con tre stili differenti di muratura, di materiale e di conciatura della pietra. La parte più bassa (m 2,50 circa) contiene pietrame misto: pietre di travertino locale, pietre sottratte a monumenti romani preesistenti (una specie di marmo bianco-cenerino, proveniente da lontano): le une e le altre legate da pietre più piccole del monte Subasio.
La parte media sovrastante ha file di pietra detta di Assisi, cioè pietra calcarea rosa o bianca del monte Subasio, irreperibile sul luogo, è ben lavorata a blocchetti piuttosto piccoli, disposta in bell'ordine a fila e strati sovrapposti. Mostra ancora le finestrelle originarie della chiesa: tre nella parete esterna sinistra - guardando la facciata - e una nella parete interna destra, entrando in chiesa.
Il piano superiore invece della parete, cioè quella che riguarda in particolare il dormitorio di santa Chiara è di una fattura del tutto differente: le pietre sono di due qualità: in massima parte travertino locale e pietra di Assisi del monte Subasio, tutte e due squadrate rozzamente, frammiste tra loro, come roba raccogliticcia, deposte là senz'ordine, da una mano meno esperta e meno ricca per pagarne la lavorazione. L'opera di Francesco deve riguardare in particolare questa terza parte.


Di questi lavori i biografi infatti ci tramandano diverse notizie, che, sommate e coordinate, ci danno un'idea della loro consistenza: il giovane Francesco si mette all'opera tra molte difficoltà e interruzioni (persecuzione del padre, spogliamento e fuga da Assisi, ecc.); intraprende questi lavori con lo scopo preciso di farne un monastero, adatto ad accogliere un gruppo di sante donne; e non è un semplice restauro della chiesa cadente, ma strutturazione e rifacimento anche di altri ambienti: si dice infatti che Francesco ha con sé altri operai (Leggenda dei tre compagni 24:1426), magari avventizi; a quelli il giovane muratore vuole aggiungere ancora altra gente, i poveri che dimoravano nella zona (Tommaso da Celano, Vita seconda di san Francesco d'Assisi 13:599; Leggenda dei tre compagni 24:1416; Testamento di santa Chiara d'Assisi 12-14:2827).
Si aggiunge ancora che concorsero anche dei pii cittadini (san Bonaventura da Bagnoregio, Leggenda maggiore 2,7:1047). Si fa notare che la necessità della pietra è piuttosto frequente e consistente, perché Francesco va chiedendola a destra e a sinistra (Leggenda dei tre compagni 21:1420), pur avendo nella stessa zona la presenza di strati e falde di travertino; e la va perfino comprando dal prete Silvestro, che un anno più tardi reclama ancora denaro, e che Francesco paga con due giummelle di monete. In precedenza Francesco non doveva aver sborsato dimeno, se il supplemento attuale, fatto per abbondanza, può soddisfare il cupido prete (Leggenda dei tre compagni 30:1433; Anonimo perugino 12:1499).
Si annota ancora che la delicatezza fisica di Francesco si tramutò in rudezza fisica e spossatezza di membra per il pesante lavoro (Leggenda dei tre compagni 21-22:1421-1422).
In fin dei conti, dei tre edifici riparati da lui: cappella della Porziuncola, chiesetta di San Pietro, e chiesa di San Damiano, quest'ultima è il complesso certamente più grande dei tre, e che perciò ha portato via il maggior tempo di Francesco come restauratore di chiese, il maggior sforzo fisico, il maggior dispendio di denaro; e il meglio progettato.


7. LAVORI ESEGUITI AL TEMPO DI SANTA CHIARA

Quando Chiara e Agnese giunsero qui a San Damiano nella primavera del 1211, l'edificio era più che ampio e sufficiente per le due sorelle recluse. Quando nei tre o quattro anni successivi il gruppetto si accrebbe fino ad una dozzina, certi ambienti dovettero cominciare a far difetto, come il coro, la casa per i frati, ecc. Quando poi le sorelle raggiunsero o superarono il numero di cinquanta, certamente i locali rimasero pochi e piccoli: chiesa, refettorio, dormitorio, infermeria potevano ancora andare bene, ma non il coro, la cucina, il lavatoio, ecc. Questi locali dovettero certamente aggiungersi. A guardare i muri di tali locali, li si vede che sono realmente di altra pietra, altra lavorazione, altra mano. Ormai il monastero è completo, o quasi.
A questi locali i frati non aggiunsero molto attraverso i secoli. Elevarono sopra la sacrestia e i locali attigui un camerone e loggione e costruirono altre celle sopra la cucina. Per il resto costruirono, ma fuori del luogo abitato dalle clarisse. Per esempio, chiudendo o completando il quadrilatero del chiostro con le celle superiori, e così via, fino al nostro secolo. Così oggi abbiamo quasi intero ciò che Francesco trovò quando arrivò qui, quello che lui fece e restaurò, quello che le Clarisse vi aggiunsero, e quello che i frati poi modificarono o edificarono di nuovo.