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Il piano Rosalba per il borgo di Bari (1859).

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Il piano Rosalba definisce i rapporti fra case private e luoghi pubblici (1859).

TopIl piano Rosalba definisce i rapporti fra case private e luoghi pubblici (1859).
Le indicazioni che l'architetto napoletano Camillo Rosalba fornisce con la sua pianta del borgo (purtroppo non conservata), costituiscono un punto fermo per l'espansione della città. È infatti Ferdinando II a sancire ufficialmente, con il decreto del 3 febbraio 1859, l'approvazione dell'ultimo piano pre-unitario. E sono proprio alcuni articoli dell'atto reale ad illustrarci i contenuti delle proposte di Rosalba.

L'articolo I configura definitivamente il corso principale del borgo:
"Alla estremità occidentale del corso Ferdinandeo, nella città nuova di Bari, vi sarà una vasta piazza, un'altra piazza sarà formata al lato orientale della medesima città, limitata a nord dall'attuale mercato, all'ovest dalla strada ora esistente, al sud dal nuovo edifico della Società Economica e dall'Orto sperimentale della medesima, e all'est dal mare."
L'articolo II conferma la costruzione della strada estramurale indicata da Giordano:
"Sarà formata una larga strada estramurale, la quale circoscriva la città dal mezzodì e dall'occidente, e che, cominciando dalla strada di Capurso passi per innanzi ai conventi di S. Antonio e de' padri Cappuccini, indi volga a settentrione per uscire alla nuova piazza Borbonica presso San Francesco di Paola."
Il ritorno alla previsione di costruire piazze nel borgo chiude un dibattito (riguardo all'opzione di realizzare una villa comunale), che già nel 1835 ha visto l'intervento polemico del consiglio generale di Ponti e Strade. In coda alla lettera, con la quale il ministro dell'Interno comunica all'intendente della provincia di Terra di Bari la bocciatura del progetto della villa comunale presentato dall'ingegnere provinciale Giacomo Prade, si legge:
"Avendo il consiglio sott'occhio in questa congiuntura la pianta del nuovo borgo di Bari, ha osservato che nelle piante dei novelli edifici vedesi eseguita una regolarità ed uniformità che muove al bello, mancandovi anche qualche piazza purtroppo necessaria in un non ristretto aggregato di case. Trattandosi di edificare di pianta in quel sito avrebbe potuto seguirsi un sistema migliore."
Alla circostanza sfavorevole della mancanza di una piazza, si aggiungono le interessanti motivazioni con le quali viene bocciato il progetto Prade che prevedeva la costruzione di una villa con un perimetro di quasi un chilometro e mezzo, nell'area compresa tra la porta di mare e il convento di Sant'Antonio verso l'interno.
"L'autore ha premesso una breve memoria in cui si accenna i principi che debbansi seguire nella formazione di simili luoghi di delizie. Sembra che tali principi siano stati non ben applicati [...] In quanto alle parti prettamente architettoniche del progetto, il consiglio non ha avuto ragione di restare soddisfatto [...] I progetti di ville e luoghi di delizie non sono a portata di ogni architetto, essendo necessario che non solamente s'abbia squisito gusto di principii e feconda immaginativa, ma si deve avere molta pratica, ed esperienza in simile materia per saper adattare alla estensione ed agli accidenti del terreno, al clima ed a tante altre circostanze, quelle regole che in astratto potranno sembrare regolari e plausibili ma che applicate riescono brutte, ineleganti e stentate."
A completare il quadro dell'intervento borbonico, teso a migliorare le condizioni di vita nella città di Bari, occorre segnalare una serie di norme igieniche che l'intendente, il 31 marzo 1859, chiede di inserire nei regolamenti comunali di polizia urbana e rurale.


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Ultimo aggiornamento:
31 Maggio 2001