Capitolo 6 -Tombe della famiglia Falcone


Esternamente alla chiesa, in un breve cortile (di circa mq 45), posto sul lato sinistro della facciata principale, vi sono addossati al muro nord tre monumenti sepolcrali della famiglia Falcone, che offrono uno spettacolo unico e meraviglioso; uno di questi, un vero gioiello d'arte, è monumento nazionale.
Il primo di questi monumenti, di dimensioni esigue, stretto e piccolo, addossato al muro perimetrale di recinzione a levante, è dedicato a due fanciulli, come informa una accorata iscrizione; un'altra lapide reca, con la data frammentaria, plausibilmente il 1276, il nome dello scultore: Anseramo da Trani.
Particolare eleganza conferisce al minuscolo monumento l'inconsueto baldacchino sormontato da una singolare arcata ad arco inflesso, includente un amplissimo tribolo, tutta con ornamenti in rilievo e traforata.
L'intonazione islamica del telaio strutturale riecheggia anche nei dettagli ornamentali, l'ispirazione alle arti minori.
Il secondo monumento, il maggiore ed il più adorno, è in memoria del Cavaliere Riccardo; nella breve iscrizione incisa sul lato destro dell'architrave è menzionato il nome del maestro: Pietro Facitolo da Bari.
Il sepolcro si compone di un sarcofago, con le tre facce figurate, sormontato da un baldacchino su quattro colonne. La dovizia degli ornati, profusi ovunque, si concentra sul baldacchino il cui timpano si apre in un elegante arco trilobato e il cui architrave è fittamente scolpito a giorno.
Il pulvino del capitello caricato di sculture, le piccole teste umane che fanno aggetto sull'architettura ricordano il capitello fatto da Gualtiero di Foggia e quelli della Basilica di Altamura. I capitelli a forma di foglia ricurva hanno la sagoma di quelli che portano la firma di Alfano di Termoli.
Motivi classici, islamici, bizantini, gotici vi sono disinvoltamente accostati, e sono riscontrabili nella sovrabbondanza di ornamenti, nei ritagli bizzarri, nelle piccole rose traforate di cui l'armatura interna è un intreccio.
È curioso notare con quanta fantasia, tutta originale, siano stati realizzati quei "biscioni" storti e annodati per il collo che formano lo strano fiorone fra le piccole arcature in terzo punto dell'architrave.
I quattro animali scolpiti sul sarcofago hanno una forma arcaica. Ma una serie di elementi quali: l'arcata trilobata del frontone del baldacchino, gli stemmi della famiglia che pendono come delle targhe, la croce gigliata che porta l'agnello di Dio, inquadrato nel medaglione centrale del sarcofago, un'altra croce gigliata che decora una delle facciate laterali del sarcofago (sul lato opposto è rappresentato un angelo seduto) indicano che il monumento appartiene all'epoca angioina.
La vicinanza delle opere favorisce in questo caso il confronto fra i due autori: componenti culturali e virtuosismo tecnico accomunano, infatti, Anseramo e Facitolo.
Il terzo monumento consta di un sarcofago con la figura giacente di un guerriero (forse il defunto), nell'assisa di cavaliere, con gli speroni, lo stocco ed il cingolo militare; sulla epigrafe vicina al sarcofago sono riportati i nomi di Basilio e Mauro Falcone.
A giudicare dalle tracce visibili sulla parete cui si addossa, anche questa tomba, in origine, era sormontata da un baldacchino; la decorazione ancora leggibile sulla parete superstite rimanda chiaramente a Facitolo.
Nell'area esigua del cortile della chiesa di Santa Margherita sono accostati, non casualmente, due magistri affini per vocazione e per scelta di linguaggio, certamente entrambi scultori "di successo".
A prescindere dall'autografo lusinghiero che Anseramo lasciò su un'opera barese, definendosi "summus sculptor", il favore che essi incontrarono è provato dalla prestigiosa clientela. Favore e successo che qui registriamo ad indicare quale fosse uno degli indirizzi prevalenti in terra di Bari durante la prima età angioina.
Anseramo da Trani ebbe lunghissima attività: noto già negli anni di Federico (pare eseguisse per ordine dell'Imperatore il palatium di Orta, ora distrutto), ha lasciato opere databili sino agli ultimi decenni del secolo.
Al 1276 sembra appartenere, appunto, la tomba dei Falcone. Senza data è invece l'adorno portale adattato alla chiesa del Santo Rosario a Terlizzi, dove la sua vena di esuberante decoratore si esercita nella fasce a motivi vegetali. Verso la fine del secolo, l'instancabile maestro, ormai avanti negli anni, eseguiva uno dei cibori degli altari minori della cattedrale di Bari.
A cavallo tra il Duecento e il Trecento, Pietro Facitolo da Bari svolse attività di architetto e scultore. Sull'adorno monumento funebre dei Falcone, all'esterno della chiesa di Santa Margherita, si legge il suo nome in una breve iscrizione.
Sulla base delle aperte somiglianze con l'unica opera autografa , altre possono essere attribuite al maestro. Egli fu certamente attivo nel cantiere angioino della cattedrale di Altamura e diresse la costruzione della chiesa della Assunta presso Castellaneta. Gli si può anche attribuire il monumento frammentario, in origine probabilmente una tomba, che si conserva all'interno della chiesa di Santa Margherita. Le sue doti di virtuoso decoratore, evidenti nelle opere biscegliesi, sono riconoscibili anche nella lussureggiante decorazione scultorea della bifora che si apre a sinistra della facciata, nella Cattedrale di Altamura.

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