Molto spesso, anzicché fotografare un oggetto da
due punti, posti a distanza pari a quella interpupillare, si ricorre a distanze
maggiori di questa. Questo è dovuto al fatto che il sistema di rilevamento
del nostro cervello, infallibile per distanze inferiori al metro, è
praticamente inutilizzabile nei rilevamenti a grande distanza.
Possiamo ritenere che la precisione del metodo dipende, essenzialmente, dal rapporto tra la distanza reciproca dei punti di osservazione e la distanza dell'oggetto da rilevare. Considerando che la distanza interpupillare si aggira intorno a 6-7 cm e che la distanza minima di osservazione è mediamente di 25 cm, possiamo affermare che la precisione di rilevamento è massima quando tale rapporto assume valori intorno a 0,24 - 0,28, e minima per valori di 0,06 - 0,07, non è accettabile per valori inferiori. Tutto il metodo si basa nel voler osservare ad una distanza d' (supponiamo 30 cm), un oggetto, P, posto alla distanza d>d'; la distanza x tra i due punti di ripresa, dai quali saranno scattate le due foto, si ottiene dalla seguente proporzione, che sfrutta la similitudine dei due triangoli:
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