La visione tridimensionale


La stereoscopia


Le nozioni di stereoscopia hanno origini assai remote, infatti, le prime conoscenze risalgono ad Euclide nel 208 a.C., che comprese i principi della visione tridimensionale.
La sensazione di tridimensionalità che abbiamo quando guardiamo un oggetto ci è fornita dalla presenza dei due occhi. Questi essendo distanziati tra loro (circa 6,5 cm) ci forniscono due immagini bidimensionali diverse che il cervello elabora in un'unica immagine in rilievo, permettendoci di stimare le dimensioni attraverso una valutazione differenziale relativa.

parallasse stereoscopica angolare Questo effetto percettivo, che prende il nome di stereoscopia è legato all'angolo di convergenza degli assi visuali che dalle pupille si incontrano sull'oggetto osservato. Tale angolo prende il nome si parallasse stereoscopica angolare ed è tanto più piccolo quanto più distante è il punto che si sta osservando. Da ciò si evince che la stima sarà tanto più precisa quanto più grande è lo stesso angolo, dunque quanto più vicino è l'oggetto. Se però il punto osservato è molto vicino, ovvero l'angolo suddetto supera un certo limite, si ha maggiore difficoltà a far convergere gli assi visuali con il conseguente sdoppiamento dell'immagine. Lo schema che si riporta va visto con opportune cautele, considerando che il nostro sistema visivo consente di avere un'immagine nitida solo per quei raggi che rientrano all'interno di quella zona della retina chiamata fovea. Le due pupille devono quindi ruotare per mettere a fuoco due punti posti a distanze diverse.

parallasse stereoscopica angolare Il fenomeno della stereoscopia può essere ricreato artificialmente scattando due fotografie, fatte da punti diversi e opportunamente definiti, e osservandole in modo che ciascun occhio veda la sola che gli compete. La visione in rilievo si avrà se le immagini saranno posizionate in modo che le coppie di raggi visuali omologhi si incontrino nello spazio e che gli occhi non siano sottoposti a sforzi di convergenza superiori a quelli che si avrebbero se si stesse guardando realmente l'oggetto.

L'immagine che si vedrà in generale si presenterà in diversa scala a causa della differenza tra la distanza principale dell'occhio e quella della camera e dalla diversa base. La visione ottenuta rappresenta il modello ottico.

Le applicazioni della visione binoculare diventano fiorenti a partire dall'800 con l'invenzione della fotografia.
Numerosi furono in tale periodo gli apparecchi fotografici che, dotati di un doppio obiettivo, consentivano di eseguire coppie di foto da osservare con opportuni stereoscopi in modo da guardare separatamente le immagini da ciascun occhio.
Le tecniche di visualizzazione possono essere di diverso tipo, ma tutte si basano sul principio che ogni occhio veda l'immagine che gli spetta. Le più comuni, sia per la loro semplicità che per i costi degli strumenti ausiliari da impiegare nella visione, sono le seguenti:

Altri sistemi di visione in rilievo, molto efficaci ma anche costosi, sono i seguenti:


La visione tridimensionale