LA CITTÀ DI TERLIZZI NELLA STORIA:


IL NOME DEL PAESE

La prima domanda che ci si pone quando si rivolge l’attenzione alla storia di un paese è conoscere l’origine del nome. Perché si chiama così e che cosa significa. I vecchi scrittori di storie locali una spiegazione la dettero sempre, talvolta ricorrendo ad etimologie bizzarre e fantasiose. Il nobile nome di Turricium, nome che tanto piacque agli eruditi terlizzesi del passato, non ha le carte in regola per essere accettato da tutti. E’ un nome entrato troppo tardi nella tradizione terlizzese, non prima del secolo XVIII. La prima volta che il nome del nostro paese affiora sulle carte, si legge nella donazione di Vacco Longobardo di Benevento datata al 797: in essa è detto semplicemente "casale in Trelicio". Se scorriamo le 300 pergamene che vanno dal 791 al 1300, riscontreremo sempre lo stesso nome, nelle sue varie e insignificanti oscillazioni: Tillizzo, Tellizzo, Terlicio, Terlitio. Di Turricium non se ne trova nemmeno l’ombra. Lo stesso accade per la documentazione dei secoli seguenti. Nel 1581 il Papa Gregorio XIII cita il nome del nostro paese nella concessione dell’altare privilegiato alla Chiesa Matrice, e scrive "oppidi Terlitii" il Papa Benedetto XIV nel 1749, elevando la nostra Chiesa alla dignità di Cattedrale, la designa Ecclesiam Terlitiensem, come dimostra la lapide sottoposta al busto marmoreo, che i canonici vollero apporvi a memoria del fatto e che oggi possiamo ammirare nel transetto della Cattedrale. Le prime notizie risalgono al secolo XVIII, verso la metà del ’700 dunque, quando vennero alla luce due antiche lapidi latine, trovate nella contrada del Parco a breve distanza dalla Via Appio-Traiana: i nostri eruditi del ‘700 prestarono ciecamente fede alla sentenza dei dotti napoletani! Ma bisogna dire che le lapidi, collocate con tutti gli onori sul portone del Parco, perirono sotto il piccone vandalico durante le turbolenze del 1799, si dice per invidia di qualche interessato. Un dottissimo archeologo, invece, negò ogni valore a quelle due lapidi e ne mise in dubbio persino l’esistenza. Senza dubbio quelle due lapidi esistettero davvero, come testimoniano diverse persone sulle quali, quanto ad onestà, non si può dubitare. Si potrebbe invece dubitare della loro autenticità e dell’interpretazione che ne dettero quei dotti. Il Mommsen che raccolse e pubblicò tutte le iscrizioni romane degli antichi tempi, esaminò le iscrizioni terlizzesi e senza alcuna esitazione le ritenne false. Ma una risposta precisa e documentata non si può dare circa l’esistenza del termine Turricium. Non bisogna restare sorpresi se diamo ragione agli storici ed al Mommsen, visto il clima in cui vennero alla luce le due lapidi, ossia quando c’era una contesa tra la città ed il vescovo di Giovinazzo, e quando era febbrile la ricerca di titoli per affermare la nobiltà ed il primato di Terlizzi nei confronti della città rivale. A parziale giustificazione dei nostri padri, però, va detto che Terlizzi non è il solo paese che si sia macchiato di falso in atto pubblico allo scopo di rivendicare patenti di nobiltà ed assicurarsi privilegi e diritti nei confronti dei paesi vicini. Specialmente in Puglia tutte le città facevano ricorso a queste armi sleali per esaltare qualche loro primato o per difendersi da soprusi altrui. In sostanza possiamo dunque affermare che non vi è alcuna certezza circa il nome Turricium. Turricium vorrebbe significare città circondata da un numero considerevole di torri. Ma di torri, all’infuori del grande torrione normanno che si eleva tuttora alto e poderoso al centro della città, non si ha memoria nella storia del paese. Certamente altre torri esistevano agli spigoli della cerchia delle mura urbane e forse qualcuna sulle porte cittadine che dal centro immettevano nelle campagne e verso i paesi vicini. Ma si tratta di un elemento comune a tutte le città murate. Il termine torre nel linguaggio terlizzese non significa soltanto costruzione guerresca di offesa e difesa, ma anche edificio rustico fatto di pietre e calce, per distinguerlo dai pagliai e dai trulli. Non resta perciò che l’umile e modesto nome di Terlizzi, così come lo si è ereditato dai nostri padri. Derivato forse dal latino terra o tellus, esso ci rievoca immagini di fatiche e di sudori, di povertà e di sacrificio, con cui i primi abitanti si dettero a bonificare e dissodare il suolo sassoso che avevano scelto come loro dimora per trasformarlo in un fertile e ridente giardino.


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Ultimo aggiornamento del sito: 10-10-04


A cura di Antonio Antonelli