LA CITTÀ DI TERLIZZI NELLA STORIA:


IL CUORE DELLA CITTÀ:LE PIAZZE DEL BORGO E DEL MUNICIPIO

La Piazza Cavour in Borgo o Borgo, fino all’inizio dell’Ottocento era limitata a nord dallo slargo o piazzetta del Sedile Decurionale, il cui portale oggi si vede inserito nel piano terra del Palazzo Bonaduce. Il Borgo, dopo la città vecchia, la Civitas delle pergamene, è la zona più antica di Terlizzi. Fra il Borgo e la Civitas si erige la torre normanna che costituisce il perno ideale intorno al quale ha orbitato ed orbita ancora oggi la vita della città. All’inizio dell’Ottocento, in posizione arretrata rispetto al Sedile, si apriva l’ultima porta urbana, la Portella, detta Janua Coeli , che per la stretta via omonima metteva in comunicazione il Borgo con la Civitas. La via della Portella , nella seconda metà del Settecento, era l’asse portante in senso concreto dei tre poteri: il civico con il Sedile, il politico con il Castello, il religioso con il Duomo. La piazzetta del Sedile si allargò con la nascita del Palazzo di Città, iniziato a costruire nel 1838 sull’area dei demoliti mulini o "centimoli comunali". Nel 1845 gli uffici del Comune passarono dai locali dell’ex Convento degli Osservanti alla nuova sede. Nello stesso tempo, sotto il Sindaco Giuseppe La Ginestra, si ricavò la piazza del Municipio con la demolizione delle case a schiera dell’isolato antistante, la cui ultima parte, a facciata cieca, rimase a concludere a nord la piazza stessa. L’unica prova concreta di tale intervento è costituita dal muro di tamponamento eretto con funzione di controspinta del residuato edilizio ed inoltre dall’esistenza degli scantinati interrati, tuttora visibili a chi scende in una botola sita nel localetto dell’attuale orologiaio. La facciata cieca dell’isolato residuo, che per le dimensioni sembra un torrione, fu dotato di un orologio solare, data la sua favorevole esposizione. Ciò avvenne dopo il 1867 come testimonia il dipinto di Raffaele De Lucia conservato sul Comune. L’orologio solare scomparve nel ventennio fascista per far posto al proclama dell’Impero, sovrastato dall’effige guerriera di Mussolini. Lo stato attuale degli scantinati interrati non permette di sapere dove si concludeva l’isolato demolito, se all’altezza di via Savoia o di via Amedeo; ma ciò non impedisce di concludere che la dilatazione spaziale del Borgo per far posto alla Piazza del Municipio, conseguì un risultato ambientale inedito, una variazione di rapporti dimensionali formali e prospettici di notevole efficacia. Inoltre si conseguì lo scopo di porre nel cuore della città la sede propria ed autonoma dell’Amministrazione Civica con le insegne cittadine scolpite sul portale d’ingresso.
Al nuovo assetto derivato dalla nascita del Palazzo di Città, si aggiunse, alla fine del secolo, l’allargamento della via della Portella, l’abbattimento della porta omonima, la ristrutturazione dei casamenti Lioy e Brindicci in Palazzo Susca su progetto dell’Arch. Francesco Scolamacchia. L’allargamento della via della Portella, che fu uno dei pochi esiti conseguenti al "Piano di risanamento della città vecchia", aprì un cannocchiale prospettico verso la fabbrica della Cattedrale, consacrata nel 1872, fuori scala rispetto alla Civitas, e bisognosa di stabilire un confronto dimensionalmente più congruo, attraverso il Borgo, con la città sei-sette-ottocentesca cresciuta verso est, lungo il grande asse di via degli Osservanti e di via della Stella (oggi Corso Vittorio Emanuele II, viale Roma). Il crescere delle visuali dette alla doppia Piazza Borgo-Municipio (Cavour e IV Novembre) un respiro tale da non fare rimpiangere i sacrifici sofferti dall’ambiente preesistente. A parte le considerazioni fatte circa l’ordine strutturale e funzionale, occupiamoci anche della forma che questa duplice piazza assume. La forma trapezia genera illusioni percettive ben note agli architetti rinascimentali, grandi prospettici e scenografici, i quali sapevano che l’obliquità o distorsione delle linee laterali porta a differenti apprendimenti e percezioni dello spazio. Tali piazze non sono state create da un genio, ma da successive secolari generazioni, attraverso mutamenti lenti ed organici, non privi di ripensamenti, e ritorni, con risultati finali da ritenersi spazialmente ben proporzionati ed armoniosi L’esame di alcune metamorfosi sostanziali o marginali rilevate nelle due piazze, fanno pensare ad una "permanenza" o "persistenza" di talune presenze fisiche immanenti nella vita della città storica, per cui questa permane sui suoi assi di sviluppo, sui suoi tracciati; cresce secondo la direzione e con il significato di fatti più antichi, spesso remoti, di quelli attuali. A volte tali fatti si spengono ed allora resta la "permanenza" della forma, dei segni fisici, del "Locus". Tornando alle piazze del Borgo e del Municipio, si può concludere che pensate nella loro interezza, esse costituiscono il simbolo vivente della storia, dell’arte, del culto, dell’essere e del divenire della popolazione terlizzese.
In altri termini, ci troviamo di fronte ad un’articolazione spaziale proveniente da una "progettazione continua collettiva" basata sui comportamenti umani modellati sulla realtà, e che, raggiunta una compiutezza formale e funzionale, rimane indenne come rappresentazione e come memoria.



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Ultimo aggiornamento del sito: 10-10-04


A cura di Antonio Antonelli