ETTORE POMARICI SANTOMASI       FONDAZIONE E. P. SANTOMASI       AMBIENTE      

UBICAZIONE      EPIGRAFE      PIANTE      APPARTAMENTO PRIVATO      PIANTA INTERATTIVA
L'AMBIENTE
La città si presentava nel primo ventennio del '900 con una popolazione di circa 21.000 abitanti che vive su un territorio di Ha 41.688.00 equivalente a Kmq 416.88 con una densità di 53 abitanti per Kmq.
Il suo territorio, comprendeva anche quello di Poggiorsini, abbastanza vasto, veniva così sfruttato: seminativo intensivo Ha 21.231.00.00; seminativo alberato con mandorli e frutteti Ha 14.575.00.00; vigneti Ha 1.185.00.00; oliveti Ha 391.00.00; orto asciutto ed irriguo Ha 71.34.00; pascolo Ha 4.302.56.74; incolto Ha 70.00.00; adibito per la rete ferroviaria Ha 40.00.00.

Stando ai dati anagrafici e demografici, non si evidenzia alcun incremento demografico, ad eccezione degli anni 1917 e 1918, quando si ha un decremento rispettivamente di 71 e 668 unità a causa della I guerra mondiale. Infatti se si prendono i dati dei censimenti del 1891, 1911, 1921, 1931, si noterà che la popolazione si mantiene stazionaria intorno a 21.000 abitanti perchè l'incremento viene annullato dalle morti infantili, tra la nascita ed il primo anno di età e gli emigranti che abbandonano la città. Ad esempio dei 747 nati nel 1890, ben 219 muoiono nei primi mesi di vita, altri 178 dopo il primo anno di vita.
Alle morti infantili si aggiungeva l'emigrazione che dal 1900 al 1912 si avrà una costante di circa 300 unità annue; successivamente dal 1912 al 1922 si avrà una battuta d'arresto, a cui seguirà dal 1922 al 1931 la stessa percentuale del primo decennio. Dal 1931 sino al 1960 il movimento migratorio, raggiungerà le punte elevate da 1000 a 1200 unità annue.

L'attività primaria risulta basata sull'agricoltura e la pastorizia, perchè il territorio offriva buone possibilità di sfruttamento, coi suoi terreni fertili, pianeggianti e collinari, ad eccezione di alcuni paludosi ed acquitrinosi; la zona della Murgia offriva buoni pascoli e qualche appezzamento di terra coltivabile. A questa attività primaria seguivano l'artigianato, le attività estrattive del tufo e pietra.

All'apparente possibilità di ricchezza generale corrispondono: ricchezza e buone condizioni per i ricchi e medi borghesi; lavoro per pochi e mal retribuito; miseria generale e analfabetismo.
Il 75% della popolazione era dedita all'agricoltura e pastorizia, che dava redditi ad un 10% di proprietari. Infatti da indagini fatte per l'inchiesta agraria, risulta che a Gravina come in tutto il Mezzogiorno dominava la grande proprietà che occupava l'82.44% del territorio a cui seguiva la media e la piccola proprietà, che rispettivamente occupavani il 7.71% ed il 9.85%. Prevaleva la grande proprietà per l'estensione, mentre i piccoli proprietari superavano di numero i grandi(il 94%), che rappresentavano il 3.10% e i medi il 2.90%.
È evidente che il gran numero dei piccoli proprietari, con proprietà particellari, era scaturito dalla quitizzazione di antichi demani ex feudali ed ecclesiastici divenuti terre demaniali del Comune.
Buona parte di questa piccole proprietà rimasero nelle mani dei borghesi a scapito dei piccoli contadini.

Di qui scaturirono le leghe, gli scioperi, le rivolte per combattere la miseria, la fame, l'emigrazione, l'ignoranza.
Ma giunge la guerra, che frena le agitazioni sociali per cedere il posto al patriottismo, incoraggiato dalla promessa della distribuzione delle terre ai contadini soldati.
Questa promessa fu poi in parte mantenuta, perchè molti braccianti e disoccupati ebbero una parte delle terre incolte, sottratte con l'occupazione, dai grandi latifondisti. Ecco perchè Gravina non conobbe l'emigrazione negli anni pre e postbellici.
Il possesso della terra non rappresentava tutto, anzi non risolveva nessun problema, dava solo l'illusione di aver trovato un lavoro che non produceva frutti necessari e sufficienti, perchè la terra veniva mal lavorata e rendeva molto poco.
Necessitavano alla città una progettazione e programmazione che andassero dalla utilizzazione del patrimonio naturale al razionale proficuo sfruttamento di tutte le potenziali capacità economiche che le attività primarie offrivano ai Gravinesi.
Per questo era necessaria una educazione-istruzione adeguata all'ambiente e alle sue risorse.

Una sola scuola serale che iniziava i suoi corsi sempre con ritardo; una sola biblioteca per l'utilità della cittadinanza, la Finia; ma chiusa da tempo e abbandonata; il Seminario quasi sempre chiuso per vicissitudini storiche ed interne; la Scuola Tecnica"Arcangelo Scacchi" frequentata da pochi, perchè l'evasione scolastica era elevatissima nelle elementari e a maggior ragione nelle superiori. A tutto questo si aggiungevano le amministrazioni a gestione familiare, che a tutto badavano all'infuori dell'utile comune.