LA
STORIA DELLA MASSERIA
L'ARCHITETTURA
E CENNI STORICI
LE
FAMIGLIE E LA STORIA
ARCHITETTURA E CENNI STORICI
Il territorio è ormai completamente urbanizzato.
La masseria appare come un rudere sul ciglio della
tangenziale.
Dall’altro lato della strada, verso lo stadio San
Nicola, la campagna non è stata ancora cancellata del
tutto e presenta ancora interessanti testimonianze
dell’edilizia rurale (masserie Torrebella, Alberotanza,
Lamberti, queste ultime due sulla stessa strada Tresca,
passante anche per l’omonima masseria) e rupestre
(chiesa rupestre di Santa Candida, ipogei Seminario,
Quadrivio, Ebraico, Torre Tresca). Intorno alla masseria
sono stati rinvenuti resti di una piccola necropoli con
tombe a fossa, riferibili probabilmente al culto
cristiano. La masseria sorge nei pressi della lama
Picone.
La masseria, di grandi dimensioni, presenta una
struttura a torre su base quadrata con accesso a
sud-ovest, dove è in opera un ingresso architravato su
cui si legge «A.D. 1685». Su di esso si sviluppò
successivamente la struttura abitativa e gli ambienti di
lavoro.
Un corpo di fabbrica addossato alla preesistente torre
dal lato sud-ovest determinò probabilmente la modifica
delle finestre del primo piano che in origine erano
provviste di balcone successivamente murato; in questi
punti sono evidenti infatti tipi di muratura diversi,
così come è diverso il cornicione dei corpi di
fabbrica aggiunti, che si distingue da quello della
torre, quest’ultimo fornito anche di feritoie.
Il primo ambiente che accoglieva i visitatori dal varco
architravato e datato sopra descritto presenta
un'interessante immagine di Santo affrescata entro un
quadrato, posta al centro del soffitto: probabilmente
San Francesco da Paola (come indicano gli attributi
iconografici), in quella che doveva essere la cappella
di Santa Teresa. Con l’aggiunta degli altri corpi di
fabbrica la masseria fu chiusa da muro di cinta.
Il portale principale fu spostato ad ovest, e fu
incorniciato da lesene bugnate. Diversi ampi locali da
lavoro collegati fra loro occupano tutto il piano terra;
al primo piano, a cui si accede attraverso una stretta
scala interna, si sviluppano stanze voltate a padiglione
in cui sono ancora visibili lacerti di decorazioni
murali lasciate durante l’ultimo secolo dagli abitanti
della masseria. Sul lato nord i vani del piano terra si
aprivano attraverso due grandi fornici abbinati,
impostati su archi a tutto sesto che forse reggevano una
loggia al piano superiore.
La masseria sorge su un importante ipogeo databile ai
secoli XIII – XIV, più basso di circa tre metri
rispetto al livello strada. Esso è dotato della
consueta distribuzione degli spazi e delle
caratteristiche costruttive degli ipogei; presenta un
grande vano rettangolare di circa metri 38x8 con volta
con arco a sesto acuto (laboratorio) intorno a cui si
sviluppano verso sud e verso est altri vani voltati a
botte con piano di calpestio leggermente più
alto.Nell’ambiente principale vi sono anche due
finestre, di cui quella più grande risulta attualmente
essere l’unico accesso all’ipogeo stesso.
Sul lato ovest del vano rettangolare si articolano altri
piccoli ambienti: in alcuni di essi sul soffitto sono
state rinvenute tracce di sepolture a fossa scavata, in
altri macine in pietra, evidente traccia
dell’attribuzione a frantoio di questi locali ipogei,
forse un tempo collegati alla masseria attraverso
passaggi sotterranei. F. dell’Aquila, (1977) propone
l’ipotesi che il vicino ipogeo di Torre Tresca facesse
parte del vecchio casale di Sao, testimoniato fin dal
1036; esso, organizzato come villaggio bizantino intorno
a terre coltivate ad ulivi, viti, orti e frutteti,
sarebbe stato abbandonato durante il secolo XIV.
La masseria con ipogeo Tresca è vincolata con D.M. del
04/08/81.
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LE FAMIGLIE E LA STORIA
Per secoli la masseria è appartenuta alla famiglia
Carducci, e forse si deve attribuire ad essa la sua
costruzione. Secondo il Massilla i Carducci giunsero a
Bari da Firenze nel XV secolo: qui si legarono alla
nobile famiglia barese di “Chiuri Jannace”, i Calò.
Durante il XVIII secolo la famiglia Carducci si imparentò
con i Tresca, creando il ramo Tresca-Carducci che per
successione divenne proprietario della omonima masseria.
La famiglia Tresca, originaria della Boemia, giunse in
Puglia al seguito dei normanni, divenne feudataria fin
dall’ XI secolo nelle zone di Bari, Lecce e Giovinazzo,
vestì l’abito di Malta nel 1587 e nel 1614
dell’Ordine Gerosolimitano. Oltre che con la famiglia Carducci, suoi appartenenti si
legarono ad altre famiglie che in loro si estinsero (i
Giustiniani di Lecce marchesi di Caprarica e i Zevaglios
principi di Valenzano e duchi di Ostuni).
Fonti
bibliografiche:
-
Serpenti Stefano - Cataldo Gaetano (a cura di),
Programma di salvaguardia del patrimonio storico
architettonico del territorio di Bari. Analisi,
acquisizione e recupero, Comune di Bari, Bari 1989.
- Dell'Aquila Carlo - Carofiglio Francesco, Bari
extra moenia. L’agro del Picone, Bari 1988.
- Dell'Aquila Carlo - Carofiglio Francesco, Bari extra moenia.
Insediamenti rupestri ed ipogei, Quaderni monografici
del Comune di Bari (vol. 3), Bari 1985.
- Bonazzi Francesco (a cura di), La cronaca di Vincenzo Massilla
sulle famiglie nobili di Bari scritta nell’anno
MDLXVII e per la prima volta pubblicata con note e
documenti, Napoli 1881. - Candida
Gonzaga Berardo, Memorie delle famiglie nobili delle
province meridionali d’Italia, Napoli 1875.
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