La fondazione

La tendenza naturale del terreno ad assestarsi ,ovvero un erroneo dimensionamento della fondazione provocava la comparsa di "fenomeni fessurativi" dell'apparato murario soprastante, rendendosi necessari interventi di consolidamento. Le pratiche più diffuse erano quelle di sostruzione muraria di sottomurazione attraverso l'approfondimento della fondazione con gradoni sempre più larghi con materiale nuovo; oppure si costruivano degli speroni esterni (in gergo detto "scarpe ") , con muratura di tufo che contrastava la spinta orizzontale delle volte. Questi speroni cui corrispondeva sotto il piano di campagna un ingrossamento della dimensione delle fondazioni proseguiva rastremandosi verso l'alto e veniva ammorsato alla muratura esistente inserendo nuovi conci a contrasto. Giunti alla quota del piano di campagna il terreno su cui posare il primo pavimento era spianato e messo a livello, si procedeva poi alla formazione di un vespaio di modesto spessore per il quale si utilizzavano gli scarti della lavorazione del tufo. Su questo veniva eseguito un massetto di malta di calce e poi si posava il pavimento di mattonelle di laterizio. Le "mattonelle" erano preparate a mano e posate di piatto e di coltello per realizzare disegni geometrici. Generalmente negli ambienti interni delle case e dei palazzotti si ritrovano pavimenti semplici ottenuti dall'accostamento di file di mattonelle accostate l'una all'altra, ma anche pavimentazioni più curate con disposizione a lisca di pesce con le mattonelle poste di "coltello", presentando una guida lungo le pareti interne con lo scopo di assorbirne il falso squadro per poi proseguire verso l'interno della stanza con file concentriche parallele. Le murature verticali erano costruite in tufi, lo spessore era stabilito dall'altezza dell'edificio e dal tipo di copertura; la regola dell'arte stabiliva che lo spessore del muro su cui scaricava una volta a tutto sesto fosse almeno un quinto della luce netta della volta. I conci di tufo utilizzati per le murature a correre erano le catene normali poste in opera a giunti verticali sfalsati e legati con malta composta da calce e tufina. Quando lo spessore lo consentiva la muratura a volte era costituita completamente di tufi incastrati gli uni con gli altri, più spesso si costruivano murature a sacco in cui non si utilizzava però, materiale a secco come terra o tufina. Realizzate le due pareti laterali si riempiva l'intercapedine con gli scarti della lavorazione, legati con malta di calce e pozzolana. Spesso il crollo di queste era causato dall'uso deprecato di materiale sciolto all'interno delle intercapedini , e in particolare l'uso di terra o tufina oltre a non essere un elemento di contrasto alle spinte orizzontali, era causa della rovina di manufatti in quanto fortemente igroscopici e quindi sensibili alle variazioni di volumi.


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