In un periodo successivo al 1609, al piano terra la famiglia
Bartirotti, fece realizzare ampie sale, come quelle volute nel quattrocento
dall’Osservanza e sul piano elevarono il belvedere, aperto verso la città,
configurato in una veranda coperta e scandito da una fuga di archi romanici. Le
scritture francescane lasciano anche intendere che i frati riformati, col
sussidio dei benefattori e dei medesimi principi, trasformarono radicalmente i
corpi di fabbrica preesistenti. Infatti al piano superiore, dovettero
ristrutturare i vecchi ambienti e crearono diverse cellette con i corridoi di m.
2,50 d’altezza e di m. 2,09 di larghezza, secondo le misure che negli stessi
anni erano praticate anche in altre dimore francescane. Fu necessario anche la
costruzione del quarto lato, perché il convento formasse un quadrato completo.
Per questo, sempre attorno al 1609, quei religiosi, al lato che fiancheggia al
chiesa, al piano terra ristrutturarono la navata di destra e nell’ordine
superiore completarono il quarto corridoio con le stanze. A testimonianza di
ciò, sono le dimensione delle poche cellette aperte in quel corridoio. Tale
operazione comportò pure il parziale tamponamento del prospetto della chiesa.(FOTO 2)
I
lavori di restauro e il completamento dei dormitori di pari passo condussero
alla ristrutturazione del chiostro. A Castellaneta, la Serafica Riforma creò un
quadriportico lineare , strutturato su motivi architettonici funzionali ed
essenziali, che si compendiano in cinque archi a tutto sesto per lato impostati
su semplici colonne, nelle superfici murarie segnate solo dalle finestre delle
cellette e da una modanatura che le incornicia al vertice . Ciò si
verificò perché quei padri, probabilmente per ottenere nuove stanze abitabili,
al piano superiore murarono la veranda coperta.