Il seicento e il settecento L'assetto definitivo del centro storico bitontino si delineò con il completamento definitivo della cinta muraria nella parte orientale avvenuto nel XIV secolo. Da quel momento in poi, prima dell’urbanizzazione dell'area fuori le mura, si cercò di saturare ogni superficie edificabile all'interno della cinta muraria, intervenendo sul patrimonio edilizio preesistente. Questo fenomeno fu particolarmente accentuato per tutto il 600 e per gran parte del 700, fondamentale a causa dello sviluppo demografico che interesso Bitonto in questo periodo contrariamente a quanto avvenne per quasi tutte le città pugliesi in cui vi fu un calo demografico. Si pensa che lo sviluppo urbano non sia stato guidato dall'Università, principale organo politico della città, ma da un sistema pluralistico di governo che comportò una rapida alternanza delle persone elette a Sindaci e impedì quindi una buona pianificazione urbanistica. Le aree delle parrocchie ebbero una grande importanza per la definizione del nuovo assetto urbanistico, infatti gli spazi di pertinenza della Chiesa, liberi da costruzioni, divennero nel tempo dei serbatoi da cui attingere nuove aree edificabili. A questo proposito mi sembra opportuno soffermarsi nello studio di come venissero edificate alcune di queste aree. La Parrocchia di Santa Caterina d'Alessandria ad esempio, subisce mutamenti tanto per l'area annessa quanto nell'edificio sacro. L'addensarsi delle costruzioni intorno all’ingresso originale posto in via San Rocco, comportò lo spostamento dell'ingresso a nord mentre nel 1676 si costruì un nuovo pavimento lastricato che coprì il magnifico pavimento mosaicato solo di recente riportato all'antico splendore, per adeguare il livello dell'edificio al nuovo livello stradale. Questo fu rialzato per realizzare la rete fognante in quanto sarebbe stato antieconomico e di difficile fattibilità scavare la dura pietra calcarea del sottosuolo di Bitonto per ricavare i siti delle condotte fognanti. Infine si demolirono le tre absidi affaccianti su via Saponieri, forse per allargare la sezione stradale. Da descrizioni citate nella Chiesa di Santa Caterina, si deduce che anch'essa in origine aveva il suo "cortilio". E dall'attenta osservazione della pianta catastale, come giustamente evidenzia il professor Ambrosi ci si rende conto che nel disegno dei lotti esistono ancora le tracce della conformazione originaria della parrocchia che doveva probabilmente avere una forma rettangolare, delimitata a nord dalla Corte de Ilderis, a sud da via San Rocco, ad est da via Saponieri e ad ovest dalle case medioevali di via Fiorito. Quest'ampia area ceduta col tempo ai privati per la costruzione delle loro case, dietro pagamento dei censi enfiteutici, o edificate dal parroco per ricavare un reddito dalla locazione. La stessa sorte tocco anche alle aree di pertinenza delle parrocchie di S. Egidio vecchia e di S. Paolo. Quest'ultima subì "violenza " già dal 1549, quando fu costruito un edificio abusivamente a ridosso dell'abside. Il tipo di edilizia minore più comune era quello medioevale, cioè costituito da un piano cantinato a volta, con un pozzo dentro ed uno all'esterno ad uso latrina. I piani superiori, separati dai solai erano collegati mediante scale in legno o in pietra. Era questa l'edilizia della classe più povera e le abitazioni si trovavano in condizioni di grave degrado, come fanno supporre le molte concessioni in enfiteusi, cioè con l'obbligo del miglioramento di quel periodo. Si delineano nella seconda metà del 600 gli isolati allungati ma con fronte stretto e gli edifici saturano definitivamente ogni area rimasta libera inglobando case torri e distruggendo i terrapieni. |
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